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uomini e donne (e non solo)

Discussione in 'Off Topic' iniziata da qwetry, 24 Aprile 2010.

  1. qwetry

    qwetry

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    la domanda è:



    perchè?





    :piango:
     
  2. Darksky

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    Ho fatto il provino come tronista per la prossima stagione, dovrei andare in onda a partire dal prossimo autunno. Punto ad un buon piazzamento, la concorrenza è dura.
     
  3. ToX

    ToX

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    Darkiano?
     
  4. Darksky

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    :lol::lol:
     
  5. Wotan Masseblut

    Wotan Masseblut

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    Andrai in funzione kamikaze? hai tutto il mio rispetto :D

    :ador::ador:
     
  6. Blueberry

    Blueberry

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    la risposta è: le donne sono pettegole, invidiose e curiose. è un format loro esclusivo. non penso esistano uomini che guardano tale genere di programma, da uomini e donne a c'è posta per te. è una carrellata di "sentimenti" pret a porter, facili, ipocriti, semplici, in una parola oramai abusata e abiurata: pop.

    a casa, a guardare la tv, principalmente ci sono le casalinghe. questi programmi svaniranno nel giro di un paio di generazioni.

    la società è cambiata. le donne lavorano. sono indipendenti. divorziano se le cose non vanno come vogliono loro.
    a guardare questi programmi ci sono le donne della vecchia generazione, le nostre mamme e le nostre zie e le nostre nonne: dai 50 in su.

    queste donne non hanno vissuto l'indipendenza, non ne hanno.
    non perchè non lavorino! ci sono pure quelle che lavorano. ma la "macchia" morale di un divorzio difficilmente la vogliono.
    per cui ci saranno pure quelle che se la spassano cornificando il marito (nel mondo c'è di tutto e non voglio di certo stare qui a stilare regole e/o classifiche) ma saranno in netta minoranza.

    per cui questi programmi rispondo all'esigenza di queste donne sole che stanno in casa nel pomeriggio a ri-assettare e sistemare casa
     
  7. maie

    maie

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    Ciao!

    Non credi che sia un luogo comune quello di credere che siano solo le donne a guardare certi generi di trasmissioni come quelle citate?
    Personalmente penso che la distinzione sessuale non sia fondamentale, pur riconoscendo che la maggioranza dei telespettatori di tali programmi sono (possono essere) donne.

    Piuttosto la distinzione la farei tra una serie di altri fattori, in primis culturali.
    Poi l'età è da considerare attentamente, anche in relazione alle motivazioni che portano una persona a guardare "uomini e donne" e a "ciò che si raccoglie" dalla sua visione.

    Una ragazzina di 13 anni che si esprime a forza di K probabilmente si riconosce nel modello di pezzo di carne femminile che viene mostrato in televisione: un insieme di buchi e qualche protuberanza... e un cervello, certo, come dimenticarlo... e la pace nel mondo poi, e la fine della fame in africa e la sconfitta del cancro e dell'aids, a giorni alterni però.


    Ora introduco un concetto che poi riprenderò in fondo.

    Personalmente quando penso a certi programmi è come se li guardassi dall'alto in basso. Con un pò di puzza sotto al naso, per capirci. Non sto qui ad argomentare se sia giusto o meno.
    Il problema è se anche "uomini e donne" sono prodotti culturali, comparabili né più né meno ad uno spettacolo teatrale o ad un concerto rock.

    Edgar Morin, sociologo e filosofo francese, in "L'industria culturale" (1962) ci fornisce una definizione esauriente di cultura:

    <Da un punto di vista antropologico e sociologico, la cultura è l'insieme di valori, miti, simboli, riti e immagini su cui un gruppo fonda la propria identità e la propria interpretazione del mondo.>

    L'oggetto culturale è quindi elemento di appartenenza e differenziazione.


    Thorsby dà una definizione derivata:
    <Le attività che danno origine a prodotti culturali in senso stretto rispondono a 3 criteri definitori:
    1. comportano una certa forma di creatività nella loro produzione
    2. riguardano la creazione e la comunicazione di un significato simbolico
    3. il loro risultato implica, almeno a livello potenziale, una qualche forma di proprietà intellettuale, e quindi di potenziale "escludibilità" nell'accesso>
    È evidente come, alla luce delle due definizioni che ho appena dato, tanto una casa editrice quanto una compagnia di balletto, tanto una casa di produzione cinematrografica quanto "uomini e donne" danno origine ad un prodotto culturale.

    Infatti, riprendendo Morin, ci sono generazione di adolescenti (e non solo) che fondano la propria identità e la propria interpretazione del mondo sui modelli formatati che la televisione fornisce. Televisione che nel fornire suddetti format opera con creatività (crea qualcosa di nuovo), crea e comunica significati simbolici (ad esempio che 2 tette modello salvagente sono la chiave che ti apre tutte le porte), implica un proprietà intellettuale (i "creatori" sfruttano la loro creazione a fini propri di guadagno).

    Naturalmente, sono il primo a considerare certi programmi come spazzatura, il che però non deve significare che non sono cultura anch'essi (per qualcuno, cioè) e che come tali vanno trattati.

    Perchè? ipotizzi forse che svaniranno le casalinghe? :cautious: Un milione di posti di lavori? :D

    Cioè ora dipendono da qualcuno che non è più loro marito. E questo qualcun altro le considera in buona parte in relazione alla misura del reggiseno. Bell'emancipazione.

    Vorrei ricordare ai telespettatori che Mara Carfagna è Ministro per le Pari Opportunità. Devo aggiungere altro?

    Riprendo il discorso che ho iniziato sopra.

    Nell'economia culturale, uno dei problemi da affrontare è quello dell'accesso cognitivo al prodotto culturale. In sostanza, problema della gestione è quello di far sì che il prodotto sia adatto al segmento di pubblico cui è diretto.

    La soluzione più evidente è sicuramente quella della semplificazione della complessità di contenuto. È il caso della "popular art" (non a caso tu hai usato proprio il termine "pop"), i cui contenuti sono generalmente poco complessi, spesso giocati sapientemente su elementi emotivi e contengono rimandi a contenuti già ampiamente metabolizzati dal vasto pubblico cui si rivolgono.

    Pensiamo ad esempio alle fiction: trame semplici, luoghi comuni, dialoghi superficiali...

    Pensiamo al Grande fratello, ad Amici, in cui la complessità dei contenuti è assai limitata, il linguaggio è quello quotidiano, il livello di approfondimento è assente, la trama è costituita sostanzialmente da una gara (in cui quindi ritorna l'aspetto emotivo, come nelle competizioni sportive) e al pubblico non è richiesto alcun impegno per consumare il prodotto, che spesso scorre come uno sfondo. Uno sfondo della quotidianità (la tv accesa mentre si compiono altre attività...), come dicevi tu.

    Scusate la prolissità... :D

    Ciao
     
  8. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Falso, purtroppo. Conosco paccate di gente che si guarda quei programmi e ci spettegola su come le 13enni.

    [​IMG]
     
  9. Armilio

    Armilio

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    Ma lo fanno perchè "è meglio male!"
     
  10. Panzer

    Panzer

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    Il mitico Maccio Capatonda...:D:D
     
  11. SkySpace

    SkySpace

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    quooooooootooo!!!
     
  12. maie

    maie

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    In tournè con l'insuperabile Billy Ballo, live from tangenziale :D
     
  13. rawghi

    rawghi Moderator Membro dello Staff

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    Ma no ragazzi è MARIOTTIDE!!!!!!!!!!!!!!!
     
  14. Panzer

    Panzer

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    Sì, quello è il nome del personaggio..
    Maccio Capatatonda è il nome (ovviamente d'arte) dell'attore...:approved:
     
  15. Blueberry

    Blueberry

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    beh sì è un luogo comune certamente. il mondo è vario e sono il primo a dire che è impossibile e inutile fare delle statistiche.
    in fondo anche tu cadi nel luogo comune che la ragazzina 13enne tutte cappa sia uno standard.

    le definizioni che dai di cultura sono rispettabilissime. la critica mi viene da porla sul concetto di "nuovo".
    credo che la televisione da quando è nata propone sempre la stessa cosa quindi, il nuovo dov'è?

    concordo sul fatto che sia gusto personale il guardare o meno un determinato programma. dopo tutto "creare" e "guardare" risponde a precise esigenze emotive. il fruitore dell'opera non fa altro che selezionare quello che più gli aggrada. non è snobismo! semplicemente a te, ma anche a me, non viene mica facile perdere tempo nell'osservare questo tipo di programmi. perchè sentiamo di non riceverne alcun beneficio.
    sempre basandoci sui punti di vista infatti sia io che te possiamo tranquillamente affermare che "amici" o simili non ci arricchiscono emotivamente e culturalmente per questo non li guardiamo. e penso che ribadirlo non si faccia torto a nessuno. non vuol dire che noi ci eleviamo al di sopra degli altri. o che gli altri sono a noi inferiori. almeno questo è il mio punto di vista.
    io mi ritengo più scemo degli altri dato che son capace di ascoltare tutto di fila "trout mask replica" o "modern dance" come niente fosse. o di scialarmi nel guardare coffee and cigarettes mentre magari altri, dopo cinque minuti di visione di buffalo '66 si alza e se ne va disgustato per la mancanza di esplosioni.
    non possiamo farci niente no?

    la televisione è un mezzo per fare soldi. lo scopo è solo quello di vendere le merci. e sono le merci che la finanziano. per cui non potrà esistere democrazia dell'informazione (non intesa solo come i telegiornali eh) nè della cultura. fortunatamente, e non so grazie a quali santi, ogni tanto si possono guardare programmi per me decenti, come passepartout per esempio.
    perchè la televisione deve essere fatta per essere guardata dalla maggior parte delle persone.
    è come la musica leggera/pop(brutta fine della pop)/commerciale che non ha pretese e non ha strutture complesse. viene fatta per essere venduta.

    la gente non se ne frega niente di "cercare" o di "vedere" altro.

    glenn gould è diventato famoso non perchè un mostro capace di suonare il pianoforte ma perchè ha detto che mozart lo suona malvolentieri perchè fa musica semplice rispetto ad un bach o ad un beethoven.

    aggiungi anche che la gente dopo una giornata lavorativa non ha voglia di fare nient'altro che spegnere il cervello davanti alla tivvù.

    la mia "esperienza" mi porta ad affermare che sono le donne a stare in casa per lo più. in quanto casalinghe. e quelle che maggiormente godono nel vedere programmi così sono le 50enni e le 60enni e le 70 enni e le 80enni.
    dico che questa fascia d'età è la maggiore protagonista.

    e dico che nel giro di qualche generazione le cose cambieranno perchè per vivere, oggi, non può più solo lavorare l'uomo.
    quindi, se in casa non c'è nessuno, nessuno vedrà la televisione. almeno spero.

    lascia perdere mara carfagna e l'emancipazione femminile televisiva. la televisione mostra una realtà che non esiste.
    è come la religione. crea falsi miti cui tutti aspirano. ma nella realtà non si comportano come quei miti. passano solo il tempo a sospirare di diventare come quei miti.

    perchè non esiste niente di più stupido della televisione. liquidare ogni tipo di argomento in cinque minuti è aberrante.

    ora si dovrebbe discutere su come sarebbe più giusto comporre il palinsesto televisivo. chi accontentare? noi saputelli intellettuali (cioè io solo) o schiere di adolescenti innamorate di marco carta? tutti e due? uno solo?
    a mio modo di veder le cose, salvo alcuni rarissimi e sperduti programmi, la televisione generalista offre a tutte le ore, di tutti i giorni, sempre e solo lo stesso NONnuovo prodotto a cui cambiano nome e colore e protagonisti.
     
  16. maie

    maie

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    Touchè :D

    Beh...per quanto omologato, formatato, standardizzato per il consumo di massa, non si può negare che la creazione di un "amici" o di un "uomini e donne" contenga una certa dose di creatività, intesa proprio come l'atto di creare qualcosa che prima non c'era e in una certa misura differente. Sono peraltro d'accordo che l'immaginazione ormai sia carente (e discutibile...) da un pezzo.

    io sì :contratto: :p :D

    La televisione fa infatti parte delle "industrie della creatività" (creative industries).

    Corretto. Però chi è che decide chi è la "maggior parte"?

    Come dicevo da qualche altra parte, il consumo di cultura è fortemente path dependent, cioè connesso alle esperienze passate che determinano il consumo presente e futuro.

    E secondo me è qui che ti sbagli. La televisione non mostra alcuna realtà, vera o falsa che sia. La televisione è la realtà. Quello che avviene nel mondo è ciò che si vede (sarebbe più giusto "quello che qualcuno ci fa vedere", senza scadere in complottismi vari) in televisione, viceversa quello che si vede in televisione è la realtà.

    Se il ministro per le pari opportunità è una showgirl (per quanto laureata in giurisprudenza), permettimi di dire che c'erano sicuramente donne più adatte al suo ruolo. Donne che senz'altro non avrebbero dato l'impressione di trovarsi dove si sarebbero trovate per meriti che non attengono alla "sfera d'interessi" pertinente. Non so se sono stato chiaro...

    Hai deciso di farti del male chiamando in causa la madre di tutti gli ipocriti? :D


    Ciao
     
  17. Blueberry

    Blueberry

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    1) guarda che sfondi un portone aperto sull'arte per quel che mi riguarda. infatti penso che l'arte non esiste in quanto siamo tutti artisti. dato che definiamo l'arte un processo di creazione come affermi anche tu... allora è ovvio dire che tutti creiamo qualcosa e che quindi tutto è arte. ma se tutto è arte allora niente è arte.

    no maie non penso che "amici" e prodotti simili siano un qualcosa che prima non c'era.
    ripeto: possono cambiare le scenografie, i personaggi che narrano l'evento, i nomi, ma il succo, quello che viene mostrato, sempre la stessa cosa è.

    il varietà è sempre quello. il talk show è sempre quello.
    anzi si può dire che l'Italia non ha inventato nessun format. sono tutti copiati dagli stati uniti. david letterman ha fatto scuola. si pensi a luttazzi e al suo barracuda su italia uno e al successivo satyricon (stesso lui ha dichiarato di essersi ispirato a letterman) e a tutta la sequela di programmi uguali. fabio volo, daria bignardi, che tempo che fa, vittoria cabello. chi più ne meno fa la stessa identica cosa. il maurizio costanzo non l'ha mica inventato lui. ha portato in italia un qualcosa che si faceva altrove con successo. dopo il maurizio costanzo accendi oggi la tivvù fanno tutti la stessa cosa. sono seduti in cerchio a parlare di uun argomento. dov'è la novità? amici è diverso perchè si sfidano? sanremo da sessantanni propone sfide al televoto... dov'è il nuovo?
    no no... non c'è il nuovo.
    l'unico che in questo senso fa qualcosa di sensato è ghezzi e il suo blob.

    è come dire che ligabue è il rock italiano. sì usa strumenti "rock" ma non fa rock italiano.
    non so se mi spiego guarda e sinceramente non vorrei offendere nessuno come dicevo prima si tratta solo di opinioni e punti di vista.

    le cose sono facili dopo che qualcuno ti ha mostrato come fare. prima invece no. allora mi piace pensare che dopo i velvet underground le cose siano diventate un tantinello più semplici. e se i velvet negli anni 60 facevano quel che facevano non posso pensare che ligabue sia un qualcosa di innovativo e trascendentale.

    2) la televisione non crea nulla a mio avviso e non fa parte di nessuna industria. è un mezzo per fare pubblicità. la pubblicità serve a vendere le merci. punto.
    forse quando nacque voleva essere un'industria di creatività, ma io non lo so, non c'ero.
    oggi è una macchina fabbrica soldi non creatività.

    3) sì ma... chi è l'educatore? chi fa il palinsesto o chi lo guarda?

    4) in fondo dicevo quel che dici tu. per tutti la televisione è la realtà sicuramente. penso alle interminabili discussioni fatte con chi fa l'equazione successo=popolarità=tanti seguaci=il prodotto è valido
    capita sempre di ricordare al soggetto in questione che soltanto perchè jeffrey lee pierce non è apparso su rai uno non vuol dire che il suo lavoro non esiste o sia inutile.
    la televisione è la realtà, ma una realtà che non esiste. il modo di formare opinioni è aberrante. parla di qualsiasi argomento (politico, storico, culturale) in qualunque programma creando solo inutili incomprensioni, caos di linguaggio, becere e schiette considerazioni.
    come fai a dire che quella è "la realtà". noooo mostra una realtà che lei vuol mostrare. spesso la realtà che la televisione vuol mostrare è volutamente esagerata e tesa a scandalizzare. questo perchè lo scandalo crea scalpore, paura. è un modo di narrare una storia nel tempo così e di tenere tante persone incollate al teleschermo per seguire questa storia.
    ecco perchè dicevo che non è la realtà.
    lo diviene per tutti sicuramente, ma non è la realtà.

    5) sono d'accordissimo con te. mara carfagna è il secondo emblema della televisione, il primo fu iva zanicchi all'europee. non c'è altro da aggiunngere in proposito la cosa si commenta da sola.

    6) la religione è fatta da uomini. gli uomini sono ipocriti. è questo che non mi riesce di far capire agli altri.
    voglio dire: fai la regola del peccato. non si fa questo, non si fa quello, eccetera. ma l'uomo è costruito proprio per fare quelle cose che tu vieti. quindi si crea un falso mito. il mito che l'uomo possa andare contro la sua stessa natura.
     
  18. maie

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    Siamo tutti artisti? forse... però non tutti siamo riconosciuti come tali. Che poi è quello che conta, il riconoscimento degli altri, il piacere che qualcuno con cui ci confrontiamo ci riconosca come migliori. Nella piramide dei bisogni di Maslow corrisponde al quarto gradino (quello sotto la punta) cioè quello di stima.
    Alla fine se voglio mi ci metto e in 5 minuti tiro fuori un capolavoro di arte moderna, o un anno e faccio un dipinto degno del Caravaggio, ma finchè qualcuno non mi dice che sono bravo, sarò pure soddisfatto ma...

    "La vita è bella" e "Schindler's list", il succo è sempre lo stesso, l'olocausto. Sono la stessa cosa? no

    Concordo, come già detto che l'immaginazione è carente negli ultimi tempi. Copiare è più facile che creare da zero.

    Picasso disse: <i mediocri imitano, i geni copiano.>

    "Industria della creatività" fa parte di una delle possibili tassonomie del settore culturale. In particolare distinguiamo tra performing arts (caratterizzata da fruizione diretta, non riproducibile, come uno spettacolo dal vivo), heritage (fruizione diretta, unicità del prodotto, recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, come un museo) e industrie culturali (riproduzione e trasmissione del prodotto culturale, abbattimento di barriere spazio-temporali, come nel dvd del concerto del cantante x,y,z).

    Ma è logico che la risposta è Silvio! che domande!?

    Esiste eccome. Dal momento che la gente vive in base a quello che vede e sente in tv.

    A volte il problema è impedisce addirittura di formarsi un'opinione. Sul modo poi io non mi sbilancerei, anche perchè non si può "indurre" un'opinione pubblica che, invece, si forma da sé sulla base dei contenuti che riceve (quelli sì che è possibile modificarli).

    Perchè a parlarne sono degli incompetenti.

    Già detto, armi di distrazione di massa. Pienamente concorde. Non so quanti se ne siano accorti ma in questi ultimi giorni gli argomenti più cool sono:

    • minicar superpotenziate (manco fossero una ferrari...)
    • stragi familiari, cronaca nera in generale, in particolare la sottocategoria mamme che uccidono i figli.
    Problema della televisione? casomai problema di quella repubblica delle banane che siamo e del suo governo... in televisione sarebbe né più né meno delle altre, ma al governo stona... voglio dire "stonerebbe" se fossimo un Paese normale...

    Non dire che non te l'avevo detto... te la sei andata a cercare. Adesso arriverà uno dei cavalieri dell'apocalisse e ti smonterà ogni tua singola affermazione fino all'ultima lettera dell'ultima sillaba dell'ultima parola. :D
     
  19. Long Tom

    Long Tom

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    Qwe adesso hai rotto di brutto, non vederli e basta :p
     
  20. Blueberry

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    1) quel che conta è il concetto non il riconoscimento. del riconoscimento che te ne fai? pensi che un aborigeno australiano che fa una scultura degna di nota possa rendere "visibile" la sua opera al resto del mondo e crogiolarsi nel riconoscimento? credo proprio che sia impossibile.
    in questo senso tu vai al di là del concetto in se di arte.

    http://www.youtube.com/watch?v=aTJTvToHPOA

    "si dice arte quello che qualcuno è disposto a pagarvi almeno 30€"

    almeno io la vedo così.
    per me caravaggio è un genio, i suoi lavori incredibili, ma non per questo penso che sia l'unico e il solo. potrebbero esserci altri suoi contemporanei che han fatto di meglio, ma io non lo saprò mai.
    allo stesso modo, oggi, so che ci sono gli uzeda che fanno molto bene in campo musicale ma non hanno la visibilità di un gigi d'alessio.
    non per questo ritengo gigi d'alessio un artista riconosciuto, mi spiace.

    i film da te citati parlano dello stesso argomento, ed in questo sono simili, ma il linguaggio espressivo, la narrazione, è praticamente diversa. la struttura della narrazione è simile, sempre la stessa, ovviamente, da quando sono apparsi i primi poemi epici orientali copiati e migliorati poi da omero: inizio, trama, fine. ma il modo di combinare gli elementi è diverso. e rende l'espressione del linguaggio diversa.
    nel caso del cinema fanno dei due film da te citati due esempi di arte.
    nel caso dei programmi televisivi fanno di essi la copia della copia. perchè la struttura è la stessa. ci sono dei personaggi che devono sfidarsi esibendosi nel cantare. già visto. tante ma tante volte.

    quel che dice picasso è giustissimo. ricordo con piacere un'intervista ad un altro mio grande mito, david thomas, il cantante dei pere ubu e anche dei two pale boys, un tizio che ha dimostrato davvero tanto in campo musicale.
    alla domanda "ma te come ti percepisci dato che ci sta gente che ti definisce genio?" lui ha risposto che non si sente un genio in quanto un genio è qualcuno che arriva sulla scena per la prima volta, proveniente da un altro pianeta se così si può dire, che senza conoscere strumenti e tecniche realizza un buon prodotto. io -dice sempre thomas - mi sono limitato a fare qualcosa che già sapevo esistere.

    2) qui ci addentriamo nel significato vero e proprio di linguaggio espressivo.

    se vogliamo etichettare tutto come fai tu la scappatoia la troviamo. quanto tale scappatoia sia solo teorica... lascio a te il compito di scoprirlo.

    3) la risposta non è silvio. silvio tende solo a far soldi, come tutti quelli che come me e te vivono in questo mondo "occidentale" (tanto per usare terminologie a te care).

    capisco perfettamente il tuo tono ironico credimi e non intendo con la mia risposta dire che te hai sbagliato eh!

    4) la gente non vive in base a quello che vede in tv. io non vado in giro a sfidare altri nel canto o nel ballo. non mi siedo in poltrona e a turno delle ragazze mi vengono a corteggiare (e viceversa). non parto per un'isola sperduta per farmi le vacanze. non mi chiudo in casa qualche mese insieme ad altri sei imbecilli per veder chi resiste di più.
    la gente vive consapevole di affrontare ogni giorno una valle di lacrime e spera, sogna, inutilmente (punti di vista), di diventare famosa per smettere di lavorare in maniera faticosa.
    in questo senso la realtà che crea la televisione è quella del successo.

    a questo punto occorre chiedersi, come abbiam fatto per il "nuovo" nell'arte, cosa vuol dire "successo".
    successo in se sappiamo benissimo cosa vuol dire, essere ri-conosciuti da tutti. ma successo è anche quella parola che si appioppa a chi ha ottenuto/raggiunto un obiettivo. ecco, in questo secondo senso occorre chiedersi cosa vuol dire "successo".

    5) qualsiasi "scritto" o "comunicato televisivo" cambia e forma l'opinione di chi ne fruisce. sia esso "competente" o "incompetente". sarebbe ipocrita non ammetterlo. quindi indipendentemente dal valore del contenuto del messaggio esso formerà delle opinioni.
    quello che m'infastidisce è la leggerezza con cui appunto degli "inesperti" forniscono delle opinioni...
    come sia facile raggiungere delle conclusioni...
    come siano carenti di significati i significati (perdonate il gioco di parole) che essa propina.
    in una parola: come può esser possibile che la tv detti legge e che non ammetta contraddittorio. o meglio, l'ammette, ma nessuno ha il coraggio di dire il contrario di quel che dice pippo baudo. e questa "limitatezza" a spaventarmi non i contenuti in se.

    ricordo piacevolmente un episodio dei simpson (sì il cartone animato. e se devo citare un cartone animato per parlare di cose serie... siamo inguaiati) in cui homer e suo padre abram inventano un tonico afrodisiaco. lo vendono e tutte le coppie quindi prendono di colpo a far l'amore di continuo. tanto che costringono i bambini ad uscire di casa. i bambini dapprima si danno alla pazza gioia. poi, guardandosi intorno, scoprono di essere soli, senza adulti, a popolare la città. allora cominciano ad interrogarsi sulla questione cercando risopste plausibili. la risposta più bella la trovano bart e il suo amico milhouse.
    milhouse porge un libro a bart e gli chiede appunto di leggervi quel che c'è scritto e bart lo fa. il libro spiega che il motivo per cui non si vedono altro che bambini in giro è che gli adulti son degli zombies.
    dopo aver letto milhouse esclama: "se sta scritto sul libro allora è vero!".

    ecco... questo è l'effetto della televisione che non sopporto. poi dopo possono fare tutto quel che vogliono: pupi e secchioni, c'è posta per te, affari tuoi (per aprire un pacco fai un programma di un paio d'ore. questi sì che son geni!), eccetera. ma lasciateci liberi di pensare!

    6) mara carfagna non stona. se stonasse l'avrebbero fatta dimettere, ti pare? quindi dà relativamente fastidio solo a poche persone (me incluso nonostante sono un uomo. e mi dà fastidio perchè mara carfagna rappresenta tutto quello contro cui le donne dovrebbero lottare).

    7) si abbiamo già dato in proposito e la discussione s'è arenata per mancanza di argomenti. tra parentesi anche senza di te ho tenuto testa molto bene i cavalieri checchè ne pensi GyJex
     

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