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La società multietnica

Discussione in 'Off Topic' iniziata da Long Tom, 20 Marzo 2010.

?

La società multietnica è un bene o un male ?

  1. Un bene

    50,0%
  2. Un male

    45,5%
  3. Per me è irrilevante

    4,5%
  1. Long Tom

    Long Tom

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    E' un bene o un male ?


    Non mi riferisco solo alle nazioni occidentali, anche ai paesi asiatici e africani in cui i conflitti tra etnie sono stati spesso causa di massacri e guerre.
     
  2. Armilio

    Armilio

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    Messa così è un pò limitante.

    In sè è un male, perchè porta nuovi problemi. Se l'uomo fosse razionale non ce ne dovrebbero essere, ma purtroppo non lo è. Poi però bisogna tenere conto che in certe situazioni come la nostra, dove manca la crescita demografica, voglia di fare certi mestieri e magari iniziativa imprenditoriale, diventa una bene. Diciamo che porta nuova linfa in paesi stagnanti socialmente. Inoltre bisogna tenere conto del fatto se sia una cosa bloccabile oppure no, ma questo è un'altro discorso.
     
  3. Wotan Masseblut

    Wotan Masseblut

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    Assolutamente un male. I popoli hanno diritto di poter campare dignitosamente nella propria terra. E' assolutamente inumano che in questa maledetta epoca dove dominano i falsi miti, il denaro su tutti, un uomo debba lasciare la sua terra natia per andare in un' altra non sua. Ed è altrettanto criminale che i benpensanti di politica e media parlino a favore di questo fenomeno che altro non è che l' ennesimo gioco che i potentati economici, e politici di riflesso giocano sulla pelle delle persone. I paesi del terzo e quarto mondo sono tenunti in stato miserevole appositamente per far si che gli abitanti di quel posto siano letteralemte costretti ad emigrare nei paesi economicamente sviluppati facendo così che la mano d' opera a basso costo dell' Africa o d' Asia si trasferisca in Occidente per essere sfruttata dal capitale il quale, attraverso leggi create appositamente (quale ad esempio quello sul precariato) costringe i nativi del luogo ad adeguarsi a logiche salariali e occupazionali assolutamente inadeguate al costo della vita. Il tutto si svolge, naturalmente, con l' assoluto bene placido dei sindacati, i quali se ne fregano di quei "fessi" dei lavoratori, mangiando sopra le loro spalle.
     
  4. archita

    archita

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    dipende di come lo si gestisce...alcni paesi sono meglio preparati,altri no...

    di certo rischiede molto tempo per una vera integrazione culturale..integrazione che vuol dire far accettare alle nuove etnie le leggi dello Stato ospitante anche se possono interferire in alcuni aspetti della loro cultura e religione. La cosa più importante è non cedere alle banalità del politicamente corretto e cercare di affrontare a viso aperto i problemi anche a rischio di "offendere" specie se si tratta di diritti civili come la tutela delle donne e dell'infanzia :)
     
  5. Markenos

    Markenos Guest

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    secondo me è un bene...:contratto::contratto:
    anche dal punto di vista genetico anche....:contratto::contratto:...come tutti noi sappiamo infatti c'è più probabilità che possano nascere persone con disfunzioni genetiche (down), nelle società chiuse che hanno poche etnie piuttosto che in quelle multietniche in cui c'è una grande differenza fra un individuo e l'altro.....:contratto::contratto::approved::approved:
     
  6. archita

    archita

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    una precisazione: non c'entra nulla la trisomia del cromosoma 21 della sindrome di Down con la mescolanza genetica..la trisomia è dovuta all'età avanzata delle donne oltre i limiti naturali di fertilità che determina una probabilità di alterazione genica :)
     
  7. Markenos

    Markenos Guest

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    colto sul fatto..... stavolta l'ho sparata grossa.....:asd::asd::asd::asd::arg::arg::mad::mad:
     
  8. generalkleber

    generalkleber

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    Multiculturale

    "Multietnica" è un termine ambiguo poiché mescola elementi (supposti) biologici e culturali. La supposizione biologica non crea problemi se parliamo di gruppi di livello etnologico poiché ricalca prospettive che sono dei nativi; crea un mucchio di problemi se invece parliamo di gruppi che convivono, magari dopo immigrazione, in altri territori, ad esempio occidentali quali l'Italia.
    Multiculturale invece si richiama alla presenza nello stesso territorio di più modelli culturali, di origini diverse, che si trovano a esser coopresenti: in qualche caso uno dei modelli è predominante e condiziona gli altri (in Usa il modello anglosassone, tanto per fare un esempio); in altri casi i modeli convivono insieme senza che uno sia predominante.
    In senso tecnico non esistono, e non sono mai esistite, società non multietniche poiché tutte sono soggette a incontri e matrimoni con altri. In senso culturale alcuni gruppi sono sentiti come "altri" (magari si sentono così reciprocamente) e si apre una distinzione-classificazione. Interessante che non sempre ciò è negativo e comporta chiusure: ci sono decine di casi etnologici di singole famiglie che nel tempo passano dall'uno all'altro delle varie "etnie" senza che la cosa crei problemi a nessuno. Nella Birmania precoloniale e anche in quella inglese, singole famiglie mutavano etnia (e lingua!) nel giro di una generazione; in Africa è noto il caso dei Bantu, che erano nel centro-sud africa una larga maggioranza in un periodo e una minoranza una ventina di anni dopo.
    Analogamente non esistono in senso tecnico società non multculturali, poiché tutte scambiano tratti culturali.
    Diciamo allora che è una questione sia di proporzione sia di accettazione consapevole. Se una società riceve molto da una o più confinanti e se accetta che al suo interno convivano più modelli allora siamo su un piano multiculturale; se cerca di chiudersi sui propri moduli e rifiuta di integrare prospettive diverse allora no.

    Quindi: è un bene? Direi che, per noi occidentali, è una inevitabilità. Nella misura in cui siamo occidentali (e non islamici ad esempio) non possiamo fare altro. Chiudersi, in difesa di un supposto "occidente" originario, è esattamente tradire il senso della cultura occidentale che è tale per la capacità di aprirsi e offrire (praticamente la sola) prospettive universalizzanti. L'idea, di origine romantica e intrinsecamente reazionaria, che esistano dei "popoli", ciascuno dei quali con un carattere proprio, diversi tra loro e non mescolabili, è un prodotto politico storico e non certo un dato di fatto. Tenere per valido questo valore (che forse aveva un senso ai tempi di Herder: uno che sostenne la prospettiva), e cristallizzare una dimensione spirituale di ciascun popolo, diversa da quella degli altri, ha un solo esito pratico, che è una qualche forma di razzismo. La diversità "spirituale" non può esser rinvenuta nella pratica che mediante categorie para-biologiche.
    Poiché invece il fenomeno della multiculturalità è invitabile, si tratta di poter apprezzarne i vantaggi: la multiculturalità potrebbe (non è detto che la cosa sia automatica) esser la risposta all'omologazione monoculturale che ci incombe sopra. L'omologazione reagisce, ad esempio, trasformando le diversità in mode e cercando di mescolare le differenze mediante azioni di marketing e producendo altri beni di consumo: resta la possibilità che la multuiculturalità possa produrre alternative creatrici di libertà e diversità.
    Ci sono pericoli? Ovviamente si. Ma più che culturali sono sociologici: se chiudo tutti gli immigrati (o i neri) in un ghetto è facile che cresca il tasso di criminalità. Dipende dalle opportunità di lavoro, di una vita dignitosa, di un riconocimento pieno della dignità (di nuovo: possibile solo da noi occidentali): se queste cose non ci sono allora la società sarà in crisi: non perché multiculturale, bensì perché squilibrata.
    A proposito di Herder, uno dei padri dello storicismo in Germania. E' interessante notare che mentre questi collega la civilizzazione dei popoli alla diversità di "spirito", dunque "naturalizzando" le differenze, un altro padre dello storicismo, un italiano, Vico, legava il progresso della cività, e dunque delle varie società, all'azione creatrice e plasmatrice degli uomini, azione che trovava solo limiti pratici e mai di carattere bio-naturalistico. Un grande!
     
  9. Long Tom

    Long Tom

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    E' vero è limitato, però volevo avere risposte chiare senza ma e senza se.

    E' normale che crei nuovi problemi ma anche che dia impulso all'economia, io vorrei sapere se nel complesso è considerabile una cosa negativa o no.

    Secondo me come è trattata ora almeno in Italia è una cosa negativa gestita davvero male che sta portando ondate di razzismo e scontri, dato che la condizione degli stessi emigranti è davvero pietosa e li porta quasi sempre verso il crimine, a questo punto non si è tanto convinti dei suoi vantaggi.

    L'Italia è un paese ricco ma allo stesso tempo incapace di gestire il suo alto numero di immigrati, comunque in genere se è gestita bene dovrebbe essere una buona cosa.

    Comunque come ha fatto notare generalkleber la società monoetnica non esiste, infatti quando intendevo società multietnica mi riferivo più che all'aspetto biologico alle differenze culturali.
     
  10. generalkleber

    generalkleber

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    Impossibile: non si sono mai risposte senza ma e senza se. Ed è ingenuo cercarle. Le questioni culturali e sociali sono complesse, tremendamente complesse. Inoltre noi non abbiamo mai, per principio, tutti i dati a disposizioen, cosicché non possiamo esser certi delle previsioni. Inoltre la nostra stessa società è stratificata e i vari gruppi all'interno sono in competizione, per cui e risposte non possono essere univoche nemmeno in questo senso. Magari fosse possibile tagliare le questioni con il coltello in bene e male. Solo la retorica politica delle manifestazioni di piazza può illudersi: a noi resta invece, sempre, l'improba fatica di continuare a pensare, consapevoli della possibilità di errore.
     
  11. ToX

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  12. lucared95

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    pienamente d'accordo, ci sono temi in cui cercare il bianco o il nero è impossibile, ogni opinione ha la sua sfumatura di grigio...
    questioni come questa in particolare
     
  13. ange2222

    ange2222

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    è altrettanto inumano che un uomo non possa lasciare la propria terra liberamente per vivere in un'altra
     
  14. Mappo

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    Il disgraziato che attraversa il Sahara e poi il Mediterraneo in un barcone non lascia la sua terra liberamente. So che la mia è un'ovvietà, ma il vero problema è che la gente dei paesi in "via di sviluppo" (tragico eufemismo) è costretta a lasciare la propria terra e anche quando non è costretta dalla fame o dalle armi lo fa perchè illusa che qui possa trovare situazioni migliori rispetto a quelle che ha lasciato. Certo questo è vero per chi magari è stato assunto in qualche industria meccanica del nord est (almeno finchè la crisi non arriva anche lì), ma che dire delle condizioni disumane di chi ha vissuto - tanto per fare un nome - a Rosarno? La domanda che mi pongo è questa: possiamo assorbire infinitamente tutti? Non lo credo. Ma allora perchè protestare perchè si viola il diritto alla libera circolazione e si chudono gli occhi sulla violazione delle più elementari condizioni di vita di queste persone in Italia.
    Per tornare alla questione della multietnicità, temo che questa parola sia fuorviante, viene presentata sulla stampa e sui mass media sempre e soltanto come un valore positivo su cui non è permesso dubitare (un pò come certe parole d'ordine del nuovo credo ambientalistico). La realtà a mio parere è ben diversa. Quando vedo certi intellettuali, politici, sindacalisti e ahimè purtroppo anche preti andare in brodo di giuggiole sull'argomento ho come l'impressione che, talvolta a livello inconscio talvolta no, in tutti questi soggetti vi sia come una sorta di cupio dissolvi nei confronti della nostra società, del nostro popolo, delle nostre tradizioni e della nostra religione.
     
  15. feste

    feste

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    concordo buona parte della tua analisi,e soprattutto il fatto che non si può racchiudere aspetti così delicanti con un si o con un no,e le variabili di cui tenere conto sono un infinità,quindi modelli culturali religioni progresso ricchezza grado di istruzione etc etc etc.. ma in questo si rischierebbe comunque di sfuggire dal problema reale,e non rispondere con pragmatismo ad un emergenza quotidiana. Ho grassettato un aspetto importante anzi importantissimo di quello che hai detto. Allora la domanda che nessuno sembra porsi è proprio questa,che è semplice efficace,e alla qualesi potrebbe anche dare risposta. Abbiamo quel tipo di risorse da poter offrire? No o si E' molto probabile anzi certo, che anche questa risposta abbia diverse variabili di cui tenere conto,ma sono quelle più scomode per ognuno di noi,e quindi rimane sempre più facile perdersi nei meandri di mille opinioni,piuttosto di riconoscere il proprio reale egoismo, e cioè che ognuno pensa al proprio culo. Continueremo quindi semplicemente a discutere su di chi è la responsabilità;del cattivo occidentale razzista e intollerante o del deliquente e terrorista mussulmano senza mai risolvere niente.
     
  16. generalkleber

    generalkleber

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    Accetto la prospettiva e provo a rispondere. Da torica la questione si è trasformata in una questine, più limitata, che riguarda non tanto il multiculturalismo quanto l'immigrazione altrui. Poiché questo è un problema con cui, volenti o nolenti occorrerà confrontarci, una risposta va cercata.

    Abbiamo le risorse? Si, certo, le abbiamo.
    Siamo egoisti? Questa è una valutazione morale e non politica. Forse, anzi certamente, io sono egoista ma la questione non mi impedisce di riconscere che l'arrivo e l'integrazione di altri possa essere un problema risolvibile.
    Occorre una redistribuzione delle ricchezze? Certo, occorre.
    Questa ridistribuzione è possibile realisticamente? No. Neanche chi sarebbe maggiormente interessato alla cosa è in grado di avanzare una simile richiesta.
    Possiamo evitare l'immigrazione? No, in nessun modo. Del resto largamente ci serve.
    Questa immigrazione creerà problemi? Nel contesto attuale ne creerà a dismisura. Certamente crescerà, con il numero degli immigrati, anche il numero di coloro che ne chiederà la limitazione. E questo invece di risolvere il problema lo renderà più acuto. Non avendo la sfera di cristallo non posso prevedere come andranno le cose tra 10 anni (in piatto più consumato in Germania è il kebab... forse da noi spariranno gli spaghetti): mi pare certo che continuranno però ad arrivare immigrati e in qualche modo dovremo fare i conti con questo. Forse qualcuno può sognare di affondarli al largo ma questo non sarà possibile. Cosicché o troviamo una soluzione o avremo scontri qui, dentro casa nostra. Poiché sono egoista, come ho detto, preferirei vivere in un mondo con meno scontri possibile: soprattutto dentro casa mia. Chi è a favore della multiculturalità non è un buono o un buonista. E' uno che fa i conti con la realtà e non solo con i propri desideri.
     
  17. morfeo89

    morfeo89

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    ...ne padroni ne frontiere
    hai confini vogliam sol rosse bandiere...
     
  18. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    Per me essere a favore o contro la multiculturalità non ha senso... è come essere a favore o contro la pioggia :asd: come se fosse in qualche modo evitabile :asd:

    Si può limitare il suo progredire, ma a meno di non arrivare a leggi pesantemente liberticide si possono solo tappare le falle.
     
  19. ange2222

    ange2222

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    ???
     
  20. feste

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    Le valutazioni morali hanno un peso molto influente su quello che è la politica,anzi dovrebbero averlo,ma ormai sembra che questo aspetto venga sempre meno,quindi la caduta di valori la povertà di contenuti è diventata consuetudine,un qualcosa di abituale,alla quale buona parte degli uomini non da la rilevanza che dovrebbe avere,i risultati li abbiamo sotto occhio quotidianamente.


    .
    Su questo sono in pieno accordo con te,e cioè che non si può fermare,ma non condivido assolutamente il fatto che ci serve,si dovrebbe aprire un enorme parentesi,per capire a chi è che serve realmente.
    Non sarà il tuo caso ,ma è sicuramente quello dei molti che sventolano bandiere,ma che alla fine sono i primi che storgono il naso se hanno vicino a loro un immigrato.personalmente non ho niente contro la multiculturalità,mi confronto in modo tranquillo quotidianamente con persone provenienti dalle più disparate parti del mondo,ma il problema non è questo,ma è quello di mantenere degli equilibri,che pian piano vengono sempre meno.Se si parla di integrazione è un conto,ma questa è molto ridotta rispetto alla realta che abbiamo davanti ai nostri occhi,che è quella invece di una ghettizzazione,dovuta non solo da noi cattivi occidentali,ma da una corresponsabilità anche dell'emigrato,che si porta dietro il fardello dei propri indottrinamenti culturali religiosi e anche per loro razzisti.
     

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