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EX...Ufficiale e Gentiluomo

Discussione in 'Wargames - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 14 Giugno 2019.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    I due vascelli* da guerra arrivarono a portata di megafono quando il sole cominciava a scoprire un cielo nuvoloso ma in via di schiarita in un'esplosione d'alba dalla immensa luce arancione. Anche il mare si era leggermente calmato e le onde erano meno alte e violente; avevano ripreso un movimento meno schizzofrenico e più regolare. Cessata la pioggia, questa aveva lasciato il posto a banchi sparsi di foschia che rendevano quelle prime ore di luce ancora più suggestive. Nessuno aveva ancora sparato all'altro ma entrambi i capitani non avevano il minimo dubbio che il rispettivo collega aveva tutte le batterie pronte, i tappi di volata rimossi ed i portelli dei cannoni solo da aprire.

    Il capitano del Conflict diede gran voce nel megafono salutando Kerem che stava ritto sul cassero con le mani dietro la schiena ad osservare i movimenti dell'Inlgese, il laccio del suo fez svolazzante nel vento teso ed intermittente del mattino. Coma al solito aveva la faccia torva da vero duro. Del resto il Capitano Kerem era un duro, uno di quegli ufficiali di mentalità moderna che digeriva male l'inefficienza dell'amministrazione civile e militare, che secondo lui sarebbe stata la rovina del suo grande impero.

    L'inglese ebbe l'ardire di cominicargli che aveva notato i segnali della Eser-i Cedîd e addirittura ebbe la spudoratezza di domandare a chi fossero diretti quei segnali; il tutto rigorosamente in Inglese. Kerem lasciò passare un significativo intervallo prima di rispondere; poi sputò sottovento sperando che il capitano inglese lo avesse notato, e rispose altrettanto rigorosamente in turco che non erano caxxi suoi cosa stesse segnalando. L'Inglese sdegnato della risposta delibereatamente fornita in lingua indigena naturalmente non capì nulla di quello che Kerem gli aveva risposto; capì però perfettamente l'antifona, e con le due navi a 50 yarde di distanza, gli prudettero le mani non poco. Poi da reponsabile ufficiale di Sua Maestà qual'era, mise in moto e allontanò placidamente la sua nave da quella turca con rotta 180 senza aggiungere una parola.

    L'intenzione del Conflict a questo punto era una manovra standard in questi casi: compiere un largo giro intorno alla Eser-i Cedîd per cercare di scoprire a chi stesse segnalando; ma era più facile a dirsi che a farsi, dal momento che il "giro" avrebbe dovuto avere un raggio di una quinidcina di miglia marine e la seconda nave avrebbe avuto tutto il tempo di eclissarsi. Sparita la nave inglese all'orizzonte con rotta sud, Kerem pregando che lo Yakut si trovasse direttamente di poppa alla sua posizione, segnalò di nuovo, questa volta indicando la posizione della nave inglese in maniera che lo Yakut potesse regolarsi sulla rotta da tenere per sfuggire all'avvistamento.

    Varriale che alla fine non aveva avuto l'opportunità di scendere sottocoperta neanche per un minuro quella notte, era tenuto in piedi solamente dall'adreanlina. Dalle segnalazioni della Eser-i Cedîd poteva ricavarne la posizione; la nave turca si trovava circa 30 miglia a nord ovest da lui; e da quella posizione, poteva ricavare anche la posizione della nave inglese. Ora rimaneva da vedere come si sarebbe comportato il capitano della perfida. Adesso che non era più in vista di Kerem tutto poteva accadere. Lo Yakut non appena ricevuto l'ultimo messaggio dalla corvetta turca si rimise deciso di bolina mure a sinistra per riprendere la navigazione verso nord ovest ma ancora una volta il vento gli fece uno scherzo: gli girò ancora una volta in faccia costringendo lo Yakut ad abbattere a dritta ed a perdere ancora una volta il contatto con la Eser-i Cedîd che troppo tardi si accorse del cambiamento del vento e continuò a procedere con rotta nord ovest allontanandosi dalla sua protetta che adesso procedeva a nord. La nuova rotta dello sciabecco era quindi zero gradi, prua su Smirne, nella speranza che il vento girasse ancora per poter di nuovo metterela sul Pelopppneso. Fino ad ora la traversata si era ridotta ad un faticoso risalir di venti contrari che rischiavano di far di quella missione una cosa lunga, tediante e soprattutto pericolosa: infatti più tempo stavano in mare e più crescevano le possibilità di essere scoperti. Quando batterono i due colpi della Diana** e la guardia montante stava per sistemare i bancacci per la colazione si verificò esattamente questo: Improvvisamente come dal nulla comparve una vela 1000 metri al traverso a sinistra, di cui la vedetta diede immediato avviso. Solito precipitarsi degli ufficiali col binocolo, ma questa volta si trattò di un falso allarme; un peschereccio proveniente da chissà quale delle isolette là intorno e diretto verso est. Batteva anche lui bandiera turca e passò a non più di 800 yarde a poppa dello Yakut. Varriale non poté mai dire se era stato avvistato o meno dal peschereccio.

    200 chilometri più a est, su una delle enormi terrazze della residenza ufficiale di Eslem Bey, Samiye stava contemplando anch'essa il sorgere del sole. Il padre l'aveva informata che aveva mandato il capitano straniero sulla costa ostile greca a catturare quelli che avevano tentato di farle del male. La ragazza non poté fare a meno di provare un certo risentimento nei confronti di come il padre, in parte guidato dalla politica del Sultano ed un po' di sua iniziativa, usava la sua autorità. Era questa senza dubbio una delle ragioni dell'ostilità così aggravata da parte di quella popolazione di etnia greca che non chiedeva altro che di gestirsi i propri affari senza più essere soggetta al controllo turco. Oramai la Grecia era uno stato indipendente; l'ostinarsi del Sultano e dei suoi ministri a non volerlo ammettere ed il continuare a tenere un atteggiamento ostile e provocatorio nei confronti di quella gente, aveva attirato all'impero solamente l'antipatia internazionale e l'isolamento diplomatico. In più i Greci cercavano di reagire come potevano, anche con atti criminali che probabilmente erano estranei al loro governo. Chi poteva infatti escludere che quel tentativo contro la sua persona la settimana precedente non fosse stato ideato da un gruppo di mercanti disperati a causa per esempio del blocco navale che la marina turca si ostinava a mantenere. E adesso a violenza si rispondeva con violenza invece che con la ragione, mettendo a rischio magari anche la vita di parti terze che nulla avevano a che fare con quell'assurda contesa, come quel bel giovane napoletano che l'aveva tirata fuori dai guai e che lei non riusciva a togliersi dalla testa.

    Al battere della guardia pomeridiana subito dopo pranzo, il mare si era definitivamente calmato e adesso era piatto come un olio, piacevole chiaro. Era rimasto il vento sostenuto e la visibilità era ancora scarsa per via di una foschia piuttosto spessa ancora presente dopo le abbondanti piogge. Il venerdì era giornata di carne salata e pinta di birra che specialmente gli ospiti turchi, equipaggio e sgherri del Bey, dimostrarono di apprezzare alquanto. Il vento era molto instabile, in effetti permaneva una pressione piuttosto bassa che non escludeva successivi peggioramenti delle condizioni. Ma per il momento con vento teso spirante da sud ovest, lo Yakut viaggiava veloce con il vento in poppa e si preparava a strambare*** per riportarsi con prua a nord ovest in direzione del suo obiettivo. Secondo i calcoli approssimativi dell'Alzese, confrontati con quelli di Varriale pr poter aumentarne la probabilità di esattezza, adesso lo Yakut si trovava su una rotta ad oriente dell'isola di Mikonos, e quindi sarebbe stato necessario ad un certo punto poggiare a sinistra per riuscire ad infilarsi nel Golfo di Petalioi che era l'ultimo punto di riferimento dell'obiettivo finale. Subito prima di strambare lo Yakut passò abbastanza vicino ad un piccolo mercantile portoghese diretto in Anatolia ma non lo vide, così come nemmeno il mercantile avvistò lui. Poi il meriggio cotinuò placido con lo sciabecco che volava mure a sinistra a più di dieci nodi, che di bolina era un risultato eccellente. Decisamente l'alleggerimento dei cannoni era stato salutare al vascello. Con mare calmo esso si dimostrava degno del suo vecchio nome.

    Unico punto negativo della traversata rimaneva che avevano di nuovo perso il contatto con la Eser-i Cedîd, ma questo con visibilità ridotta e dato che la corvetta non doveva fare i conti con il capriccio del vento, era una cosa della quale non bisognava stupirsi più di tanto. Per evitare ciò le due navi avrebbero dovuto procedere molto più vicine, cosa che era stata esclusa per ragioni tattiche. Verso le diciotto, ancora eccitazione sul ponte per un secondo avistamento subito a sud dell'Isola di Armenistis. Varriale, precipitatosi come al solito a scrutare con il binocolo, poté constatare appoggiato al mascone di sinistra che si trattava di un piccolo veliero che incrociava la sua rotta provenendo da sud ovest. Se nessuno avesse modificato la direzione del moto, gli sarebbe passato a poca distanza sulla prua. Questi era un piccolo mercantile svedese diretto verso la costa turca con un carico di tabacco proveniente da uno scalo intermedio in Spagna, e quindi piuttosto persuaso di non avere nulla da temere nelle acque interne dell'Egeo. Mise in panna per scambiare notizie con lo YaKut che gli chiese se era tutto libero sulla rotta da cui lo Svedese proveniva, ed avendone ricevuta conferma, ognuno riprese la sua via non prima di aver scambiato un paio di bottiglie di vino e qualche cibaria caratteristica delle rispettive nazionalità.

    Non molto dopo questo incontro, circa 120 miglia più a sud, di incontro ne avveniva un'altro; questo molto più pericoloso per lo Yakut. Lo sloop da guerra Conflict nel suo peregrinare incerto alla ricerca delle navi del blocco ottomano, incontrava trenta miglia a nord di Rodi il peschereccio turco che lo Yacut aveva avvistato la mattina. Il Conflict fermò il modesto natante e gli chiese circa gli incontri che questi aveva fatto durante la giornata. I pescatori turchi, in perfetta buona fede, visto che non sapevano nulla di quello che stava succedendo e non avevano visto che bandiera battesse lo sciabecco che avevano scorto virare a nord verso la tarda ora di pranzo, rivelarono il particolare alla nave da guerra britannica. Il comandante furioso e totalmente incerto su come quei pirati fossero riusciti a fregarlo, ordinò immediatamente di invertire la rotta di 180 gradi e dirigere a nord a tutto vapore. L'igegnere capo cercò di fargli capire che quell'andatura non potevano tenerla per un tempo troppo lungo; avrebbero rischiato di fr saltare le caldaie. Ma il capitano del Conflict fu irremovibile. Gli avevano assegnato un compito e mancare ai suoi doveri sarebbe stato, come si diceva nella Royal Navy, a suo rischio e pericolo.

    *denominazione nel nostro caso puramente letteraria. In realtà era classificata vascello solo una nave che avesse almeno due ponti di batteria uno sopra l'altro (quindi a partire dalle fregate pesanti; gli incrociatori di quel tempo).
    **guardia del mattino
    *** virata con il vento a fil di ruota (dritto in poppa) invece che di bolina
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La notte scurissima e senza luna non faceva che esaltare i banchi di foschia che ancora vagavano tra isola ed isola dell'Egeo. Lo Yakut aveva navigato tutto il giorno di bolina verso nord ovest; alla latitudine sud dell'Isola di Armenistis aveva compiuto due magnifiche virate per cambiare bordi, rese facili dal mare calmo e dalla buona velocità tenuta dall'imbarcazione. La seconda a dritta, aveva rimesso in rotta in maniera precisa ed elegante lo sciabecco per il golfo di Petalioi. Adesso si trovava a navigare tra una moltitudine di isole ed isolette e l'orientamento era divenuto più facile.

    Lo sciabecco aveva appena doppiato il capo Faraklo, punta nord della bellissima isola di Naxos di cui a malapena si intravedeva la costa tanto era scura la notte, anche solo ai due chilometri di distanza che la separavano dalla nave. Varriale aveva già dalla sera messo in atto un'assoluta disciplina del silenzio; ci siavvicinava oramai inesorabilmente all'obiettivo ed il rischio che le navi in quella zona fossero navi da guerra greche si faceva sempre più reale. Non c'era poi da dimenticare la presenza in zona della royal Navy.

    Grazie a Dio i terrazzani* del Bey dormivano sottocoperta, potendo finalmente godere di un mare calmo e di una barca che non li sbatteva come uova. Si ereano rimpinzati di latte e biscotti secchi, che costituiva la cena del venerdì a bordo dello Yakut ed erano scomparsi nelle loro brande sistemate nel locale sottufficiali. Per questa crociera i suddetti sottufficiali avevano dovuto necessariamente traslocare negli alloggi della ciurma, con grande seccatura per quest'ultima in quanto con la presenza dei capi i marinai semplici non potevano più neanche pensare di giocare a dadi o ad altre amenità strettamente proibite sulla nave.

    Da quasi un'ora era montata la guardia notturna. Lo Yakut bolinava mure a sinistra in attesa di doppiare capo Stelida, la propaggine più a ovest dell'isola di Naxos, allo scopo di infilarsi nel canale tra questa e l'isola di Paros, doppiando quest'ultima da sud e risalendo verso il golfo di Petalioi con un ultimo lungo e faticoso bordo mure a sinistra. Se c'era stato qualcosa di sfavorevole in quella traversata fino a quel momento, era stato il vento; costantemente e testardamente contrario al moto dello Yakut.

    Sul Cassero Ferrazzano era ufficiale di guardia e Carimà stava al timone. Entrambi sorvegliavano la navigazione della nave. Sul ponte non un rumore, non un ordine non dato sottovoce; e se gli uomini avevano bisogno di parlare tra di loro dovevano bisbigliare. Carimà teneva un occhio davanti e l'altro sulla costa di Naxos, in quel momento in allontnamento. Ferrazzano sentì improvvisamente un cigolio di sartie prvenire dall'alto e buttato l'occhio in alto vide la vedetta che scendeva dalla coffa dell'albero di mezzana con movimenti talmente rilassati che credette che quello stava venendo giù perché si era scocciato di stare di vedetta. Scambiò un'occhiata col Caarimà e si preparò ad andare a coprire il marinnaio di insulti, e se necessario a dargli una buona battuta silenzio o non silenzio. Era rarissimo sullo Yacut e sul Fulmine prima di lui che si ricorresse alle punizioni fisiche. La nave non aveva nemmeno un gatto a nove code a bordo. Varriale riteneva quella pratica barbara, ma non riteneva barbaro buttare a mare un uomo che coscientemente non faceva il proprio dovere; valli a capire questi napoletani. Sncedere dalla coffa prima della fine del turno però era considerata una mancanza grave e Ferrazzano si avvicinò duro e deciso allo scugnizzo in braghe corte, capuccio floscio e senza scarpe. quello quando vide arrivare il Ferrazzano incazzato anzichenò, si pose un dito sulle labbra e si avvicinò ancor di più all'ufficiale.

    "C'e una nave a poco più di mille metri al traverso a sinistra. Ci viene dritta incontro. Alberi ma niente vele; è una nave a vapore. Mi pare di averne anche sentito il rumore. A Ferrazzano quasi prese uno sturbo coronarico. Si avvicinò furtivo all'impavesata di sinistra e si portò il binocolo alla faccia senza emettere un suono e né tanto meno rispondere al marinaio.

    "Maronnnna du carmn" a Ferrazzano si gelò il sangue nelle vene. Quella era era per certo una nave da guerra che avanzava nella più totale oscurità e nel più totale silenzio esattamente come loro: una maledetta nave fantasma! Poteva addirittura vedere i cannoni di prua sistemati ai masconi. Magari si trattava della la Eser-i Cedîd che cercava di ristabilire il contatto, ma non era certo disposto a correre il rischio di sbagliarsi. Non c'era tempo di andare a svegliare Varriale. Occorreva prendere provvedimenti immediati per evadere il contatto, sempre che la nave misteriosa non li avesse già avvistati. si sforzò di modulare la voce sul massimo volume possibile per un bisbiglio e si indirizzò agli uomini più vicini alle manovre.

    "prepararsi ad abbattere, nuova rotta zero per zero, dobbiamo allontanarci da una nave da guerra che viene a sinistra". Gli uomini annuirono preoccupati e si precipitarono in silenzio alle manovre. Oramai era un equipaggio esperto. Varriale aveva speso ben 5 dei suoi duramente guadagnati punti esperienza per portarlo da Trained a Crack. Magari tra qualche minuto avrebbero avuto bisogo di quella esperienza. Ferrazzano prese per un braccio un altro dei gabbieri. "Vai a svegliare il capitano; senza far rumore. Digli con i miei complimenti che abbiamo bisogno di lui in coperta nel più breve tempo possibile". Il ragazzo sparì furtivo verso poppa. Per ultimo Ferrazzano si portò alla barra, dove Carimà si era sporto in avanti per vedere cosa stava succedendo, anche se da quanto aveva osservato una mezza idea già ce l'aveva.

    "Abbattiamo; c'è una nave da guerra al traverso che viene verso di noi". Carimà sbiancò leggermente, ma non lasciò trasparire nessun'altra emozione. Si apprestò a coordinare la manovra con i ragazzi alle vele. L'abbattuta li avrebbe portati al gran lasco; avrebbero stati veloci, ma si sarebbero allontanati dal loro obiettivo.

    *si chiamavano così all'epoca napoleonica gli arruoalti di forza sulle navi da guerra, che spesso dovevano ricorrere a questo sistema per portare gli equipaggi agli organici previsti. Capitava spesso che questi infelici fossero gente che non aveva mai posto piede su un'imbarcazione; da qui il nome terrazzani.
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  3. Luigi Varriale

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    Quando Varriale venne in coperta con la sollecitudine massima che il decoro permetteva, la situazione era già molto più calma sul cassero dello Yakut. Il capitano notò immediatamente che avevano adesso il vento al gran lasco e che quindi la nave doveva aver abbattuto, cosa della quale per la verità si era reso conto anche mentre si infilava le brache e la camicia in cabina. Notati una serie di sguardi indagatori da parte degli uomini più vicini a lui, Varriale si dette un contegno per rivolgersi il più formalmente possibile al suo ufficiale.

    "Rapporto signor Ferrazzano"

    "Capitano" rispose quello con senza un briciolo di enfasi. "Abbiamo avvistato una grossa nave da guerra a sinistra che veniva dritta verso di noi, ragion per cui senza indugio ho ordinato l'abbattuta di iniziativa. Non credo che ci abbia visto signore, inquantoché abbiamo continuato ad osservarla mentre dopo la nostra manovra, ad un certo punto ha virato a dritta verso sud ed è sparita tra la foschia signore. Al momento la sua posizione ci è ignota e nono ho potuto identificarla con precisione".

    "Come fate allora a sapre che era una nave da guerra" domandò per prima cosa il Varriale

    "Era una nave a vapore". Ferrazzano menzionò anche i cannoni a prua.

    Per òla verità lo Yakut era stato graziato da una serie di circostanze, alcune delle quali pianificate prima di intraprendere l'operazione ed altre no: le dimensioni contenute della nave, insieme alla notte senza luna erano state senza dubbio solide cause del mancato avvistamento da parte della nave sconosciuta, e tra quelle previste. Le condizioni atmosferiche non erano invece state previste ma avevano altresì senza dubbio aiutato lo sciabecco a passarla liscia, per lo meno in quella specifica occasione.

    Varriale si mise a riflettere per qualche momento. Si girò a poppa nella presunta direzione in cui il vascello sconosciuto doveva per forza ancora trovarsi, valutò anche lui come aveva fatto Ferrazzano che vi era una remota possibilità che si trattasse della Eser-i Cedîd che tornava indietro per cercarli; infine giunse ad una conclusione.

    "Ben fatto signor Ferrazzano, scendiamo in quadrato per consultare le carte prego." Ferrazzano si sentì sollevato della risposta del comandante. Non che l'avrebbe mai criticato davanti agli uomini, ma "ben fatto" era un'espressione che se avesse disapprovato la sua azione non avrebbe mai usato per cominciare la frase. In quel momento spuntò dal boccaporto di poppa anche l'Alzese, che come molti uomini con compiti di responsabilità su un naviglio, aveva sviluppato la dote di accorgersi quando qualcosa di insolito stava succedendo anche mentre dormiva.

    I tre ufficiali si ritirarono in quadrato lasciando il governo a Carimà che era smontante dopo la guardia notturna e avrebbe presto visto l'agognata branda. Era stato al timone per tutte le sei ore della guardia notturna e ne aveva proprio bisogno. Varriale spiegò la carta dell'Egeo sul tavolo lde quadrato e si mise a valutare la posizione dello Yakut e quella presunta della nave sconosciuta.

    "M ioc 'a wall* che sta nav chei vist tu ei u sfaccimme d'un ngles comm s chiam....u Conflitt. Dubbt parecch che Kerém fuss turnat arreet, e a curvetta greca...a cosa là...a Cartiera, nun pot'esss...perché quell ei picciriell e a nave che dic tu inveeec ei gross. Mo allor sentit'a mme, quest ei a proposta miiia..." Varriale fece ancora una pausa di riflessione studiando la carta.

    "Ce ne iamm o lasc fino a Chios per far perdere le nostre traccie o Conflitt. Po a lu nord...ma propr nord del'isola, abbattimm nata vota, ce ne iamm verso Schiros e quann a raggiungemm, viramm o sud e ce ne turnamm zitt zizz ver o golf... c' anfilamm dind'o strett e Cafirea. A quel punto stiamo ncopp'à l'obbiettivo". Si fermò ed osservò i suoi ufficiali.

    "Minch Luì...d quant cazzz l'amma allungà stu viagg?" chiese preoccupato il Ferrazzano.

    "Di tutto il tempo necessario per rimanere vivi ed avere succcesso" ribatté il Varriale senza battere ciglio.

    Alzese guardò Ferrazzano assumendo un'espressione che dimostrava tutto il suo accordo col punto di vista di Varriale.

    "Va'bbuò Antò, vatt'a fa sta guardia d'à matiiin va! Paolé tu famm nu piacer...vatt'à ripusà ch'é stat na nuttat e mierd". Il Varriale chiuse la riunione.

    Normalmenete Varriale avrebbe lasciato la Diana all'Alzese, ma adesso con una nave da guerra al deretano i cui movimenti erano sconosciuti sarebbe rimasto sul ponte con lui fino a che non fosse stato sicuro che la nave non correva più nessun pericolo. Adesso che filavano al lasco la loro velocità sarebbe sicuramente aumentata e se la nave sconosciuta avesse cincischiato in una normale routine di pattuglia, lo Yakut l'avrebbe seminata definitivamente. Occorreva però rimanere vigili; se si fosse ripresentata nello stesso esagono della mappa strategica in cui si trovava lo sciabecco, con la luce dell'alba l'avrebbe sicuramente avvistato. Varriale andò in coperta a rilevare il Carimà non prima di aver pregato l'Alzese di dire ad Imperato che avrebbe gradito la colazione servita sul cassero.

    *apparato genitale maschile in dialetto arcaico
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Durante la mattinata del sabato il vento venne per una volta a favore dello Yakut. La nave poté mantenere una velocità superiore ai 10 nodi per tutta la mattina ed i risultati si videro: per l'ora di pranzo lo Yakut, dopo una precisa navigazione tra le varie isole ed isolette vicino alla terraferma greca, si infilò nello stretto di Kafirea e compì l'ultima strambata a dritta per penetrare attraverso il secondo e ben più difficile stretto di Styra tra il continente e l'isoletta di Kavalliani, largo non più di 1500 metri. Lo Yakut mise fuori le sue reti da pesca e pose il ponte di coperta nelle condizioni più disordinate possibile compatibilente con la malaugurata necessità di un'eventuale azione, in modo di dare l'impressione di essere un volgare peschereccio greco a chiunque lo osservasse da lontano. I Turco-Napoletani furono assistiti dalla fortuna e lo stretto di Styra risultò libero. All'interno del Golfo Eubeo, dove si trovava la località di Sesi obiettivo di sbarco della missione, c'erano solamente barche e barchette da pesca, bettoline per il cabotaggio costiero ed altro naviglio insignificante; nulla al di fuori di un'ordinaria attività di una tipica area costiera. Certo sarebbe stato meglio penetrare in zona durante la notte, ma Varriale valutò il rischio di stazionare fuori dal golfo per l'intera giornata, superiore a quello di entrarci senza dare nell'occhio.

    Sottocoperta si preparavano i soldati, o cosa diavolo erano loro, del governatore. Varriale all'interno del locale equipaggio li osservava mentre controllavano le armi, un assortimento di pistole e revolver americani e francesi, coltellacci lunghi che li facevano assomigliare quasi a delle spade vere e proprie, e anche qualche fucile corto a due canne che lo faceva assomigliare ad una lupara di quelle usate dai briganti in Italia. Tirarono fuori dai loro sacchi una serie di indumenti civili diversi da quelli che avevano indossato fino a quel momento, probabilmente di foggia e stile locale, ma Varriale non poteva dirlo. Insomma, i tizi davano un'impressione di sicurezza ed efficienza che non si era notata durante i lunghi giorni di crociera dalla Turchia. Era evidente che sulla terra ferma quei sognori sapevano quello che facevano.

    Ora si poneva il problema di trovare un tratto di costa defilato dove avvicinare lo Yakut alla terra ferma. La manovra non fu prorio facilissima, in quanto quello stesso vento che gli aveva agevolato una facile navigazione quella mattina, tirava direttamente verso la costa e lo sciabecco dovette avvicinarsi con la vela di trinchetto terzarolata al massimo per ridurre la velocità di avvicinamento. Inoltre se pure lo Yakut pescava meno di due metri, occorreva fare attenzione comunque a non incagliarsi sul fondo sabbioso, il che avrebbe portato una nuova e difficile seerie di problemi da risolvere. Il piano era quello di depositare la "fanteria" in un luogo basso abbastanza perché potesse camminare a riva tenendo le armi e le munizioni ben sopra la testa in sacchi resi stagni, che i marinai della nave stavano già preparando. A maggior ragione necessitavano di un luogo ben defilato per lo sbarco.

    La scelta non fu facile. La costa era bassa lungo tutto il litorale ed alternava tratti pietrosi a piccole spiagge troppo maledettamente frequentate. Alla fine, dopo lungo e tedioso incrociare sempre dissimulato da attività da pesca, Varriale ed Alzese individuarono un'area boscosa di un paio di centinaia di metri dove sarebbe stato possibile ai militi sbarcare ed occultarsi immediatamente per organizzare le loro successive operazioni. La zona di sbarco aveva anche il vantaggio di trovarsi a circa 600 metri a sud est dell'abitato di Sesi, e quindi fu prescelta come la zona buona dove mettere a terra gli uomini, al calare dell'oscurità.

    All'ultimo momento però gli incursori del governatore, venuti a conoscenza dell'ubicazioone prescelta per la loro presa di terra, si opposero allo sbarco in quel luogo, quando si resero conto consultando le loro mappe, che si trovava in realtà a quasi due chilometri dal loro obiettivo, una villa isolata posta ben al di là dell'abitato di Sesi. Conferirono animatamente con il signor Yasin, che tentò di spiegare a Varriale qual'era il problema. Gli ufficiali dello Yakut furono molto seccati da questo contrattempo. Anche loro fecero in quel momento conoscenza con uno dei problemi più antichi e perigliosi conosciuti dalle marinerie nel corso dei secoli: la cooperazione con l'esercito. E comunque con pazienza tutta napoletana si misero sulla carta nautica fornita dai servizi di informazione del Bey a trovare un altro luogo per l'operazione anfibia. Dopo lunghe consultazioni ne trovarono uno, costituito da una seconda area boschiva. Questa era sicuramente più esposta e più a rischio della prima, in quanto meno ampia e su un tratto più vicino a caseggiati e cascine ma aveva l'indiscutibile vantaggio di essere a soli 600 metri dall'obiettivo in linea d'aria.

    Accordatisi sul luogo adatto a prendere terra, gli uomini continuarono la loro preparazione. Il piano era di sbarcare appena calata l'oscurità, portarsi inosservati sull'obiettivo, prendere i bersagli che erano venuti a prendere, e tornare alla nave prima dell'alba. Poi il controllo delle opereazioni sarebbe ripassato allo Yakut.

    Mentre tutte queste cose avvenivano senza particolari incidenti, più a sud, appena fuori dal Golfo di Petalioi, il Capitano Kerem incrociava con la sua corvetta a vapore nella speranza di ristabilire il contatto con lo Yakut che aveva perso da quasi due giorni. Da una parte era preoccupato per questo, ma dall'altra se lo sciabecco napoletano stava rispettando i tempi previsti in fase di pianificazione, a quell'ora doveva essere dentro il Golfo Eubeo. A lui adesso rimaneva da eseguire la penultima parte del piano che era quella di attirare su di sé qualunque attività di vigilanza della marina greca. La fortuna lo assistette verso le undici, quando per puro caso ristabilì il contatto con il Conflict che si trovava ad incrociare in quelle acque durante la sua normale attività di sorveglianza nell'Egero alla quale era assegnato oramai da giorni. questa volta la nave inglese non si peritò nemmeno di cercare di comunicare con la Eser-i Cedîd; invece si diresse a tutto vapore verso la base navale di Atene, che non era distante, per segnalare la presenza della nave da guerra turca così vicina alle acque territoriali greche. Il capitano della nave inglese sospettò qualcosa di insolito perché normalmente la squadra di blocco ottomana non si spingeva mai così vicino alla costa greca, ma non poté certo immagnare che tipo di operazione i turchi stavano in realtà conducendo. Comunque gli ordini dell'ammiraglio Parker* erano chiari: doveva dare assistenza ai Greci nel proteggere le loro acque e la loro indipendenza anche a costo di usare la forza. Il comandante del Conflict sperò con tutte le sue forze che quella corvetta turca commettesse qualche sciocchezza in maniera da poterla affondare ed insegnare a quelle teste di stracci la buona educazione, che spesso per abitudine consolidata in secoli di dominio, gli Inglesi confondevano con la totale sottomissione.

    Al ricevimento della segnalazione da parte della nave inglese da parte del ripetitore posto sul promontorio ovest del Pireo, il comando della marina ellenica si mise in moto immediatamente. Cosa ci faceva una maledetta corvetta ottomana nel Golfo di Petalioi! Furono immediatamente messe in moto le caldaie del monitore Karteria e si preparò a salpare anche l'altra nave della squadra da combattimento greca: la Ludovikos. Il piano di contingenza prevedeva che la Karteria agisse in squadra con la nave inglese di stazione nell'Egeo e che agisse sotto il comando di questa in eventuali operazioni. La squadra in quanto tale sarebbe stata sotto il nominale comando dell'ammiragliato greco. Ma questo comando era appunto solamente nominale e prevedeva come tale solamente l'ordine generico di difendere il territorio e la sovranità della Grecia. Fu sotto questi auspici che il comandante della Karteria si preparò a congiungersi al Conflict per appoggiarlo nelle sue operazioni di pattugliamento.

    *Sir William Parker, Primo Baronetto si Shenstone, comandante della flotta mediterranea dal 1846 al 1852
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Dal momento in cui gli uomini del governatore si immersero nell'acqua fino al collo, tenendo le armi ben sopra la testa e "navigando" con estrema difficoltà verso la costa pietrosa subito a nord dell'abitato di Sesi, fino a quando ritornarono avendo completato la loro missione, passarono esattamente cinque ore. Era oramai quasi l'alba quando dallo stesso punto in cui i sicari avevano preso terra, si levò il segnale luminoso concordato, e di nuovo lo Yakut si portò il più possibile sottocosta per recuperare i tre soldati che adesso accompagnavano quattro uomini sotto la minaccia delle armi. I prigionieri vennero bendati quando l'acqua raggiunse le spalle, il che li innervosì non poco. Furono con le buone convinti dagli uomini del Bey a proseguire e tutto il gruppetto arrivò in qualche modo sottobordo allo Yakut. Subito fu calato un piccolo bansigo per recuperare tutti gli uomini che furono issati uno alla volta oltre l'impavesata. I prigionieri furono stivati sottocoperta, legati per bene e sistemati nel locale dei sottufficiali, mentre i soldati turchi vennero anch'essi ammassati nel locale equipaggio che diventava sempre più affollato ed invivibile. Immediatamente incominciarono i preparativi per la crociera di ritorno; destinazione Marinaris.

    Non ci fu alcun modo di capire come era andata l'azione, nessuno degli uomini che vi aveva partecipato aveva mai scambiato convenevoli né con l'equipaggio dello Yakut, né con i suoi ufficiali. Varriale pensò che erano dei freddi baxtardi professionisti. Non una parola quando il mal di mare li aveva quasi ammazzati, non una parola quando la situazione era migliorata, e non una parola nemmeno adesso che la loro missione era conclusa. A partire da quel momento cominciava la seconda parte della...sua...missione; riportare sani e salvi tutti i passeggeri al punto di partenza. Se non altro pensò Varriale, in caso di abbordaggio quei tre diavoli sarebbero stati utili in combattimento.

    In realtà mi sono giocato lo scenario terrestre col mio solito Force on Force ed a beneficio dei lettori, vi dirò che la missione è filata liscia fino a quando i nostri hanno raggiunto la villa dove si trovavano gli uomini da catturare. Gli idioti non avevano nemmeno sentinelle all'esterno e quando gli uomini del Bey piombarono come spettri all'interno pistole e lupare spianate, non opposero resistenza colti totalmente di sorpresa, visto che stavano tutti dormendo. Sulla via del ritorno però i nostri furono colti, mentre passavano vicino ad una stradina secondaria che portava sulla costa, da un piccolo gruppo di civili che chissà cosa diavolo ci faceva in giro a quell'ora di notte; erano infatti le tre e mezzo di mattina. Uno dei prigionieri cominciò a strillare che stavano essendo rapiti e che si chiamassero dei soccorsi. Fu subito messo a tacere da uno degli sgherri del Bey con il calcio del fucile, mentre a volto coperto da copricapi e veli stile tuareg, gli altri due sgherri convincevano i passanti che era meglio per loro passare oltre facendo finta di non aver visto o sentito niente. I viandanti, che evidentemente cuori di leone non erano ed avevano comunque di fronte uomini armati, fecero esattamente questo, ed i nostri "berretti verdi"...dovrei dire turbanti neri, dedussero dall'accaduto che era meglio affrettare il passo anche se dovettero trasportare a braccia il tizio che avevano messo a dormire ad evitare guai peggiori; non si poteva dire infatti cosa avrebbero fatto in realtà i viandanti, e non si sapeva nemmeno qual'era il più vicino presidio di forza pubblica che questi avrebbero potuto allertare. I nostri sicari furono assistiti dalla fortuna dei dadi e riuscirono a tornare sulla costa senza ulteriori problemi. Il resto lo conoscete. Non so quanto e come l'incidente occorso sulla via del ritorno potrà e se potrà influire sul viaggio di ritorno. Questo lo vedremo come sempre, viaggio durante.

    Varriale, che aveva avuto il buon senso di andarsene a dormire durante la notte insieme ai suoi ufficiali che saggiamente avevano fatto la stessa scelta, era adesso fresco e pronto per l'azione ed il suo primo ordine fu quello di levare l'ancora e fare vela a per 180 gradi sfruttando un bel vento al gran lasco che spirava da gradi 50. Quel primo ordine si rivelò un errore, anche se del tutto inconsapevole da parte del nostro capitano; infatti se avesse scelto di bolinare su un bordo che lo avesse portato dalla parte destra del golfo Eubeo, non si sarebbe trovato di fronte la corvetta Karteria che era uscita la notte prima dal porto di Atene per vigilare sulle acque a sud del Peloponneso andando ad incrociare direttamente la rotta dello Yakut. Questa avvistò per prima il nostro sciabecco ad una distanza di circa quattro chilometri mentre usciva dal golfo.

    I guai per lo Yakut però non finirono lì: Per sommo colpo di sfortuna, che le sfighe non vengono mai una alla volta, uno dei prigionieri, bendato e legato com'era, inavvertitamente fece cadere una lanterna ad olio nell'alloggio sottufficiali, ed il fuoco cominciò immediatamente a propagarsi sottocoperta. Ci sarebbe da decidere se impiccare il prigioniero o l'idiota che aveva dimenticato una lanterna in un locale occupato da uomini bendati.

    Mentre Varriale dava gli ordini per cercare di eludere la nave che era stata immediatamente identificata come nave da guerra greca, il ponte inferiore cominicò a sputare fuori uomini che urlavano e si agitavano. Come Varriale buttò l'occhio al fumo che veniva dal boccaporto a mezzanave, capì subito il perché.

    "Noooo! p'à Madonna Addulorrrt....no propr mo'!" si trovò a gridare senza neanche quasi rendersene conto.
    "Aaaantòòòò!!" gridò al suo primo ufficiale...."C n ieem ooo fuoooc, Marooon du Carmnnnn!! chiam à guarddii a stutaaaaarl...Moooooovvvt!!"

    L'Alzese ed il Ferrazzano scattarono all'unisono per prendere le necessarie misure.

    "Paaaaaol!! Tu no!!...Miett l'uoommmn ai cannun...tutt'è l'uoommn ai cannuuun d' a driittt, fa ampresccc!"

    Varriale l'Italiano se l'era del tutto dimenticato. Questa era la più grave crisi della sua carriera in mare.

    Il comandante della Karteria osservò col binololo quello strano sciabecco in difficoltà; si levava del fumo dalla sua coperta. Ordinò al timoniere di mettere la prua su quell'imbarcazione senza indugio.

    Sotto l'orizzonte, una trentina di miglia a sud est ben al di sotto dell'orizzonte, un altro binocolo osservava la colonna di fumo: era quello del Capitano Kerem, che sbiancò di brutto. Non voleva crederci e sperava che non fosse quello che sospettava. Aveva visto personalmente il Conflict allontanarsi a sud seguendo chissà che schema di pattuglia, ma a sud non di meno; quindi da quel lato era tranquillo. Ma chi diavolo stava affondando nel golfo di Petalioi.

    Anche lui ordinò al timoniere di mettere la prua su quella colonna di fumo e di mettere le macchine avanti tutta.
    lo.jpg
     
    Ultima modifica: 7 Luglio 2019
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Ora miei coraggiosi lettori: prepariamoci a considerare la possibilità che le avventure del Capitano Varriale possano finire qui: l'avevo detto ad inizio campagna che avrei seguito la sorte per filo e per segno senza barare e senza inventarmi nessuna scappatoia. Al momento Varriale non dispone più di punti esperienza da spendere; li ha investiti tutti per portare il suo equipaggio da trained a crack prima di questa missione.

    Non ci resta che pregare ed aspettare gli sviluppi della situazione.
     
    Ultima modifica: 7 Luglio 2019
  7. blubasso

    blubasso

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    Glieli presto io a fondo perduto... ;)
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    L'intera guardia di sinistra improvvisò una catena antincendio con buioli dalla coperta al ponte di sentina a mezzanave tentando di contenere l'incendio, ma naturalmente le fiamme che avevano già attecchito a parte dello scafo e soprattutto all'albero di maestra erano un problema.

    Alzese guidava gli uomini, mezzo bruciacchiato ed in preda alle più squassanti convulsioni di tosse. La generosa quantità di fumo in coperta non solo soffocava tutti quanti ma impediva anche una visuale decente per il governo della nave. Varriale alla barra del timone si accorse che non poteva fare nulla; un occhio alla Kerteria in avvicinamento da sinistra ed un altro all'Alzese che guidava le squadre con i secchi.

    Lo sciabecco rallentava vistosamente man mano che le fiamme si mangiavano le manovre di maestra e Varriale ebbe anche il tempo di pensare che ammesso che riuscissero a domare l'incendio a bordo, la nave sarebbe stata menomata comunque. Il Greco arrivava veloce sulla sinistra, e lui controvento e con una terzo della velatura andata, non poteva farci molto. Improvvisamente, senza sapere il perché, si guardò intorno. Sulla costa si andava radunando un sacco di gente curiosa di vedere che cos'era quello spettacolo. Da terra si sarebbe detto una nave in difficoltà ed un'altra che si portava velocemente al suo soccorso.

    Improvvisamente Varriale realizzò che forse l'equipaggio della Karteria, perché quel Greco altro che la Karteria non poteva essere, la pensasse nello stesso modo; che stava andando in soccorso di un povero sciabecco incendiato. Fu colto da un raptus molto simile a quello che gli aveva preso prima di dare l'ordine di spazzare i ponti del Basilisk. Guardò le sue carronate e gli uomini che le presidiavano. Per la seconda volta in poco più di una settimana...non esitò...non esitava mai al momento dell'azione.

    "Antò!! Prepart a aprì e purtiell...scann' i tapp ei volat...sti figl e Zoccccl viiiiv nu c piglinnnn!! Aspiett ad aprì...che tu dich'ii"

    Alzese girò la su faccia annerita, sgranò gli occhi ma obbedì; fece togliere i tappi di volata. Varriale stava dritto sul cassero, con occhi di fuoco ed un'espressione allucinata, al timone di una nave in fiamme che manovrava male e avrebbe sparato ancora peggio, con gli uomini terrorizzati dal fuoco che da un momento all'altro poteva bruciarli vivi tutti quanti. Grazie alla madonna le polveri erano nella stiva di poppa...ma anche lì...Ferrazzano giunse in quel momento alla convinzione che Varriale era pazzo. Aveva già agito una volta in preda a qualla specie di pazzia ed i fatti gli avevano dato ragione...ma adesso! Doveva fidarsi ed andare avanti, nonstante se la stesse facendo sotto.

    Non c'era modo di sfuggire alla nave nemica. Varriale se ne rese conto subito dopo aver dato i suoi ordini al
    Farrazzano.

    "Signor Carimà!!" A collo il fiocco!! Rallentatemi questa barca...Adesso!!" Il nocchiero si trascinò dietro due ragazzi con gli abiti strappati, ed incespicando fino a prua eseguì la manovra in un ponte che era tutto in confusione.

    Varriale calcolò che voleva la nave greca venirgli vicinissima e poi l'avrebbe spazzata con una singola devastante bordata delle sue quattro carronate di destra. Non era una nave molto grossa, magari sarebbe riuscito a danneggiarla gravemente e poi a battersela. Era una flebile speranza, ma valeva la pena di provare. Per farlo doveva evitare di tagliare la prua al nemico...doveva rallentare e non dare l'impressione che stesse tentando di fuggire. La distanza dalla Karteria si era risotta a 800 metri; ora poteva vedere i suoi ufficiali sul cassero che strillavano ed agitavano le braccia verso di lui. Fece altrettanto con la mano destra, facendo segno di avvicinarsi.

    Mentre la Karteria accostava a dritta per mettersi sulla stessa rotta dello Yakut, Varriale notò che con uno sforzo estremo, la guardia di sinistra era riuscita apparentemente ad estinguere le fiamme. Il fumo saliva ancora copioso da sottocoperta, ma le lingue di fuoco non c'erano più; adesso Dio doveva aiutarlo ancora un poco, pensò Varriale. Notò che il fumaiolo del Greco non sputava più; aveva fermato le macchine per perdere abbrivio e tutti i suoi uomini liberi venivano all'impavesata per rendersi conto delle condizioni in cui era quello sciabecco in pesanti ambasce. Ma la situazione tattica era quella per la quale lo Yakut era stato allestito; distanza "pennone contro pennone" e carronate di dritta pronte a far fuoco. Unico inconveniente non c'erano abbastanza uomini ai pezzi. La maggioranza stava ancora tossendo e cercando di riprendersi dalla morte subitanea scampata per un capello; ed anche gli uomini pronti ai pezzi non erano certo nelle migliori condizioni. Occorreva fortuna.

    Varriale aspettò ancora un attimo; il Ferrazzano con gli occhi sbarrati direttamente puntati sui suoi.

    "Antooooò....apri tutt e purtiellll....e....fuoooooooc!! Vide il Ferrazzano girarsi verso i serventi ed il tempo rallentò fino quasi a fermarsi. In rapida successione tutti i portelli di dritta si aprirono e le tozze carronate vennero date fuori, che appena si vedevano tanto erano più corte di normali cannoni.

    Il ferrazzano gettò il dadone da 10 in mare, e quello rimbalzò a galla, mostrando un....

    ...treeeeee?!

    La bordata uscì a strattoni con la batteria che sparacchiò in maniera del tutto scoordinata. Tre dei colpi andarono altri sullo scafo e vele da danneggiare non ce n'erano. Una palla colpì la sovrastruttura della nave greca, ma fu lungi dal provocare gravi danni. Nonostante ciò la Karteria fu giustamente sorpresa dall'attacco improvviso di una nave che credevano star accostando per soccorrere; il suo capitano ordinò immediatamente di scostare e di preparare l'artiglieria. Tamburi e campane di posti di combattimento risuonarono lungo tutto lo scafo. Adesso il fattore sorpresa era andato perduto.

    Gli osservatori al Pireo che stavano su una torre abbastanza alta da perforare l'orizzonte alla distanza di un esagono strategico, si resero conto anche loro di quello che stava succedendo, ed anche loro con una certa dose di incredulità e di sorpresa. Ciò non di meno passarono parola all'ufficiale di collegamento con l'ammiragliato. In meno di 10 minuti, la Ludovikos che era già stata approntata per la presenza segnalata della Eser-i Cedîd in zona, ruppe ogni indugio, srotolò fino all'ultimo straccio da bagno che aveva da mettere al vento e prese il mare maestosa ed incazzata. Dall'altra parte dell'esagono strategico in cui avveniva la battaglia, anche se il Varriale non poteva saperlo, la nave del Capitano Kerem stava sempre correndo a tutta forza per andare ad investigare pure lui cosa succedeva.

    Ora sarebbe stato da vedere chi arrivava prima ed era più svelto di comprendonio...sempre che ci fosse ancora stato uno Yakut a galla quando la prossima nave fosse giunta in zona.

    Come si evince dalla situazione strategica, la Ludovikos esce dal Pireo per andare ad affondare o catturare i pirati che hanno aperto il fuoco a tradimento sulla sorella Kasteria. Dall'altra parte arriva la Eser-i Cedîd a tutto vapore per investigare l'esagono "fumoso". Il Conflict dalla posizione attuale non può vedere e sentire nulla, ma il suo schema di pattuglia è generato dai dadi, quindi non si sa mai. Al momento come si vede dalla foto è impegnato nell'identificazione di uno degli "?"
    stra.jpg

    La situazione tattica al momento della bordata dello Yakut. Notate come l'incendio sia domato ma i danni provocati dalle fiamme (2) allo sciabecco rimangono. -2 al dado per tutte le funzioni di fuoco e di manovra, riflettono sia i danni strutturali della nave che le perdite tra l'equipaggio e la generale confusione a bordo.
    tac.jpg
     
    Ultima modifica: 7 Luglio 2019
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Occorre sperare che lo Yakut se la cavi anche senza la tua generosità. Comunque il capitano apprezza l'intenzione, segno tangibile che non vuoi che il Varriale venga appeso con tutta la sua ciurma al molo degli impiccati a Londra.

    Certo dopo l'ultimo turno specialmente, se lo prendono, impiccato finisce!
     
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  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Varriale osservò la Karteria scostare a dritta e scattare in avanti per allungare la distanza. Il suo fumaiolo riprese ad eruttare fumo e fiamme a pieno regime. Terminata la manovra si riallineò per mettere in a tiro le sue devastanti carronate da 68 libbre della batteria di sinistra. Istintivamente e senza pensarci Varriale sempre alla barra strillò a Carimà che avrebbero abbattuto a dritta. Di virare a sinistra non se ne parlava; mancare la virata in quel momento ed in quella posizione sarebbe equivalso a suicidarsi. Quindi di allontanarsi a nord est per il momento non se ne parlava. La cosa più importante era portarsi fuori tiro, cosa più facile a dirsi che a farsi, perché lo sciabecco era molto danneggiato, lento e difficile da manovrare. Parte della guardia di sinistra era ancora occupata a trasportare feriti ed ustionati in infermeria dove il Genovese Besiga stava facendo quello che poteva (poco) pre dare conforto ai quei disgraziati che si ereano trovati tra le fiamme, sia perché non erano riusciti a lasciare in tempo il ponte inferiore o perché avevano contribuito eroicamente a spegnerle.

    Non appena i pochi ragazzi del Carimà furono pronti, Varriale mise tutta la barra a destra e nonostante il poco abbrivio, lo Yakut coraggiosamente abbattè portandosi su una rotta di 250 gradi sud ovest, ma lento, troppo lento. Le vele rimaste funzionanti girarono e lo Yakut si dispose docilmente sulla nuova rotta, cominciando a portare con il vento a fil di ruota. Varriale apprezzò che la nave al momento non facesse più di quattro nodi ma stava gradatamente accelerando. Comunque la manovra prese ancora di sorpresa la Karteria che dovette momentaneamente rinunciare ad aprire il fuoco con la batteria di sinistra. Non che la cosa fosse grave, perché il capitano greco ordinò immediatamente di puntare i cannoni di fuga, che erano comunque due rispettabili bocche da fuoco lunghe di pari calibro delle carronate; delle vere e proprie belve da 3000 metri di gittata. Fu solamente la subitaineità della manovra dello Yakut che gli permise di far cadere i due suppostoni da 68 leggermente corti sulla sinistra e cioé precisamente dove lo sciabecco si sarebbe trovato in mancanza dell'abbattuta all'ultimo istante.

    Le due palle da basket greche sollevarono altrettanti geyser al traverso che innodarono la coperta dello Yakut, e Varriale si trovò a considerare che se la nave fosse stata ancora in fiamme, quella doccia le avrebbe sicuramente spente. Il Ferrazzano di iniziativa, aveva armato le spingardine da 3 libbre di poppa ed aveva pure aperto il fuoco, mancando il bersaglio di un bel po'. Decisamente così non andava. Varriale si soffermò un secondo a considereare le sue opzioni. L'ultima abbattuta lo avrebbe portato sulla costa costa greca ed in bocca a qualunque altra nave nemica stesse adesso uscendo dal Pireo. La rotta verso sud est era per il momento sbarrata dalla Karteria, mentre quella a nord est verso l'Anatolia settentrionale era sbarrata del maledetto vento che soffiava imperterrito appunto da nord est. In linea di principio non rimaneva che tentare di scampare verso sud, se il nemico glie l'avesse consentito, e tentare di prendere terra a Creta. Ma prima occorreva seminare la Karteria. Di nuovo più facile a dirsi che a farsi nelle condizioni in cui lo Yakut si trovava.

    Comunque, contrariamente a tutte le aspettative era ancora a galla. Alzese, semiabbrustolito e disfatto dalla fatica, riuscì ad aprirsi la strada lungo il ponte bruciacchiato ed annerito fino al cassero e si piantò alla sinistra del suo comandante.

    "Gli ordini capitano?"

    "Vediamo di salvare o cuuul" rispose Varriale con un sorriso. Come si sentiva dentro era tutta un'altra cosa.
    vv.jpg
     
    Ultima modifica: 8 Luglio 2019
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Quando il capitano della Karteria vide che razza di manovra quel dannato sciabecco pirata stava compiendo, decise per un piano semplice ed efficace, evitando di lasciarsi trascinare dalla foga di volerlo distruggere in breve tempo abbandonando la prudenza. Doveva impedirgli di sfuggire verso est, tenerlo nelle acque vicino al mainland greca fino a quando non fossero entrati in campo i rinforzi, e continuare a tempestarlo di colpi mentre manteneva la sua nave ad una distanza di sicurezza dalle tozze carronate di quel maledetto. Era un tipo calmo e metodico lui, e voleva sfruttare tutti i vantaggi della sua nave non dando nessuna possibilità allo Yakut. Aveva già rischiato di perdere la nave lasciandosi sorprendere all'inizio dello scontro. Non avrebbe fatto altri errori. "Portatemi parallelo a quel pirata, batterie di dritta pronte a far fuoco, macchine pari avanti tutta...mantenere distanza 800 metri e massacratemelo"; con il vento da nord est, il dannato sciabecco era sin troppo veloce; occorreva forzare per stargli al passo.

    Varriale, che aveva ceduto la barra al Carimà per dirigere meglio la battaglia, intuì subito cosa aveva in mente il Greco. "Figl'e zoccl" grugnì da sotto al cannocchiale incollato all'occhio destro. Poi lo scostò e lo chiuse con uno schiocco secco. "Carimà...poggiate di due quarte a sinistra. Ci vuolere chiudere in Grecia questo gran figlio di puxxana...passiamogli di poppa". Lo Yakut aveva abbastanza velocità da tentare la manovra; non c'era dubbio che sarebbe passato ben a tiro dei cannoni nemici ma troppo lontano per i suoi.

    "Capitano ci spazzerà la fiancata con i cannoni in caccia mentre passiamo". Obiettò l'Alzese
    "Avete una soluzione migliore Sognor Alzese?...voglio dire volete approdare in Grecia?" Rsispose acido Varriale non abituato a sentire obiezioni nel bel mezzo di un'azione. Alsese fece per aprire la bocca, ma la richiuse.

    "Ponte....vele a Sud Ovest, una quarta a dritta di prora". Si svegliò di nuovo la vedetta. Varriale puntò il binocolo per l'ennesima volta e vide una nave avanzare con tutte le vele a riva.
    "Mevda...dev'essere un altro Greco...quella caxxo di...Ludovico o come mivchia si chiama lei...ma non ce la farà tanto presto ad arrivare qui...deve risalire il vento e non mi pare condotta molto bene". Varriale notò parrochetto velaccio e controvelaccio* terzarolati in maiera approssimativa; tutta la vlatura di trinchetto fileggiava incerta al vento.
    "Comunque è una nave da guerra" commentò Alzese anche lui occhio nel binocolo.

    Intanto Carimà aveva completato la puggiata e adesso lo Yakut era di bolina ma ancora sorprendentemente veloce. Sorpresa di ciò fu anche la Karteria che non si aspettava quella manovra. Decisamente lo sciabecco era sgusciante come un'anguilla e svelto come un gatto. Come diavolo facesse a fare quella velocità con un albero in meno era al di là della comprensione del comandante ellenico e pure di Varriale. I cannoni da fuga della nave greca spararono una seconda minibordata di due palle, che mancarono ancora una volta lo sciabecco alzando le consuete colonne d'acqua, ma Varriale stava forzando al massimo la sua fortuna, evoluendo ad una distanza che tutti a bordo giudicavano troppo corta; per il momento lo sciabecco sfruttava le sue piccole dimensioni e l'ancora decente manovrabilità per schivare i colpi nemici, ma ne sarebbe bastato uno solo...d'altra parte c'erano poche alternative ed era il momento di rischiare il tutto e per tutto per togliersi dalle grinfie della Karteria.

    "Signor Carimà...voglio che maneniate questa rotta! Esattamente questa rotta" ordinò Varriale che stava gradatamente acquistando un minimo di fiducia. Il suo ordine fu interrotto da un'altra segnalazione della vedetta. "Ponte...vela, ancora dritto di prora...altra nave a vapore, distanza meno di quattromila metri rilevamento da sud est". "Che bandiera batte?" chiese Varriale ben sapendo che la vedetta ben difficilmente avrebbe potuti dargli la risposta. Se era il Conflict lo Yakut era spacciato, ma c'era sempre la possibilità che..."Turca!! Batte bandiera turca" gridò con quanta voce aveva in corpo il gabbiere in coffa. Varriale puntò ancora il binocolo dopo essere corso a prua. Gettò prima un'occhiata a poppa dove la Karteria stava virando per inseguirli, e poi di nuovo a prua dove vide alzarsi all'orizzonte lo scafo arcaico ed elegante della Eser-i Cedîd. "Per Dio" esultò il capitano in mente sua mentre scrutava meglio per assicurarsi che fosse prorio la corvetta del capitano Kerem. "Forse siamo ancora in tempo per uscire da questo disastro"

    La situazione a bordo si era leggermente calmata. Nel momento di pausa tra le cannonate e con il po' di distanza guadagnata dallo Yakut sulla Karteria si cercò di portare ordine sul ponte sotto la ferrea guida di Ferrazzano, Alzese ed i sottufficiali. Mentre il signor Sgarra tava tentando una valutazione dei danni, un ragazzotto con la faccia da pusher di Scampia approcciò Varriale tentando di rimanere il più composto possibile. "Eccellé...vengo dall'infermeria...Il signor Besiga mi incarica di dicervi con i suoi complimenti, che è riuscito a salvare i prigionieri dal ponte abbaasc. Adesso sono con lui nell'infermeria sotto sorveglianza. Hanno riportato solo superficiali scottature che sono state trattate con quanto possibile, prego signore". "Molto bene, riferisci al signor Besiga che lo ringrazio per il suo lavoro; che mi comunichi il numero delle perdite non appena può". "Signorsì Vostro Onore". Lo scugnizzo scomparve sottocoperta.

    *Varie vele di trinchetto sulle navi a vele quadre

    La situazione tattica vede lo Yacut ancora in gioco al di là di tutte le previsioni. A ponente c'è la Ludovikus, di sui avevo sopravvalutato le possivilità; si trova sottovento ed a ferro nel forte vento contrario. Gli elementi per adesso stanno aiutando Varriale. La Karteria a cui del vento non frega nulla, invece si prepara a virare per mettersi all'inseguimento dello Yakut. Un colpo, un colpo solo dei cannoni lunghi da 68 e lo sciabecco finisce probabilmente sfasciato. Ma guardate la Eser-i Cedîd venire avanti a tutto vapore da sud est. I prossimi due turni saranno decisivi. Sono le 0610 di domenica 30 giugno 1850
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    "Signor Carimà l'assetto delle vele per cortesia" Varriale sorrise al suo nocchiero notando che la nave non manteneva la velocità e cercando di tenere un'espressione serena e distaccata. "Se quella corvetta serra le distanze signor Carimà...ci affonda" si sforzò di puntualizzare il capitano, che nel frattempo contava sulla Eser-i Cedîd che continuava a venire loro incontro velocissima. Varriale sperò che Kerem avesse già un'idea di cosa fare. Da come manovrava si sarebbe detto di si. Notò infine che la Karteria aveva sospeso il tiro. Ci pensò su uno attimo chiedendosene il motivo, e poi lo capì. La gittata dei cannoni delle fiancate della nave Greca non era poi così elevata e lui adesso era fuori tiro dall'arco di fuoco di quelli da caccia. Se fosse riuscito a mantenere queste posizioni relative, la Kerteria avrebbe fatto fatica a prenderlo di mira di nuovo; avrebbe dovuto cambiare la sua rotta per metterlo di nuovo sotto il tiro dei cannoni di prua e questo le avrebbe fatto perdere altro tempo. Lo Yakut doveva assolutamente recuperare una velocità decente.

    Nel denso fumo provocato dalle cannonate dei turni precedenti, Varriale si girò ancora una volta ad osservare la nave greca a vela. Non era un problema; arrancava e sud ovest cercando di risalire il vento come poteva. Ma il maledetto capitano della Karteria sembrava sapere quello che stava facendo, sapeva che Varriale non poteva virare a nord est e che avrebbe dovuto con il poco abbrivio che aveva, continuare sulla sua rotta attuale. Però all'improvviso qui il capitano greco commise il suo primo errore. Era sempre una questione di errori no? Quello a morire era quello che commetteva l'ultimo errore; ed alle volte l'ultimo errore poteva conincidere con il primo. Il volto di Varriale si illuminò al fido Ferrazzano una serie di ordini da trasmettere ai suoi cannonieri di dritta, che intanto avevano ricaricato le carronate.

    Troppo sicuro di sé il comandante della Karteria non si curò di mantenere una sufficiente distanza di sicurezza dallo Yakut, il cui cannorieri erano proprio in attesa di un'occasione come quella. Ferrazzano era in febbrile attesa, i cannonieri di dritta on i foconi accesi in mano. Varriale non ebbe bisogno di dare alcun ordine uleriore. Le carronate dello Yakut tuonarono per la seconda volta in quella battaglia, e diradato il fumo di vide che questa volta una pesante palla da 24 era andata a segno a poppa della Karteria e per di più al di sotto della linea di galleggiamento. La Karteria sbandò di brutto a dritta straorzando* ed inclinandosi sulla sinistra. Le squadre di emergenza, guidate dal carpentiere di bordo corsero a poppa il più velocemente possibile. La nave imbarcava acqua.

    Il Capitano Kerem occhi incollati al binocolo, notò che aveva calcolato male l'approccio alla scena della battaglia. "Bella figura da idiota con l'Italiano" pensò tra se mentre si avvicinava ancora alle due navi che combattevano tra di loro. In realtà nella foga di intervenire, si era avvicinato troppo e troppo velocemente e adesso lo Yakut si frapponeva tra la sa una nave e la nave greca appena identificata come il monitore Karteria. Non poteva più aprire il fuoco; non immediatamente almeno. D'altra parte sembrava che il piccolo ma indiavolato Yakut se la stesse cavando benissimo anche senza il suo aiuto. I suoi osservatori avevano identificato l'altra nave greca sottovento come la Fregata Ludovikus, ma quella di strada ne aveva da fare ancora molta.

    Nonostante fosse danenggiata la Karteria non aveva calato la velocità e quindi nel turno successivo continuò a guadagnare sullo Yakut che nonostante gli sforzi dell'Alzese e del Carimà non riusciva a sfruttare l'andatura di bolina in maniera adeguata. Vi fu ancora un generale scambio di canonate tra lei e lo Yakut, ma solo con i cannoni da caccia perché gli angoli di ingaggio erano diventati troppo inclinati per usare le bordate di fianco; lo Yakut era rimasto indietro. Più o meno allo stesso tempo apriva il fuoco per la prima volta anche la Eser-i Cedîd, non si capì se mancando appositamente per sparare il tradizionale colpo di avvertimento, oppure mancando proprio perché aveva mancato. Fatto sta che per quel turno, ore 0620 di mattina, nessun ulteriore danno fu inflitto ed anzi il carpentiere della Karteria, aiutato dalla sua squadra, riuscì anche a tappare alla meglio la falla aperta nello scafo del monitore, scongiurando il pericolo immediato di affondamento. Ora occorreva decidere in fretta come continuare la battaglia. C'erea molto da riflettere e poco tempo, con la nuova corvetta turca intervenuta nello scontro per dare una veste di ufficialità alla posizione di quel dannato sciabecco pirata, che nel frattempo anche lui aveva issato la bandiera ottomana.

    *Movimento brusco ed involontario di un natante che ne fa perdere momentaneamente il controllo. PEr le navi a vela si tratta di solito di un eccessivo avvicinamento della prua al vento non voluto, di nuovo con la consegenza di perderne il controllo.
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Un grido di giubilo si levò improvvisamente dal ponte dello Yakut. La Karteria virava di bordo verso sud per allontanarsi. Allo stesso tempo sopraggiungeva dalla sinistra la Eser-i Cedîd per proteggere lo sciabecco interponendosi tra le due navi. La manovra della nave greca la portò velocemente oltre i mille metri di distanza e la sua artiglieria di bordata andò fuori gittata maassima. Per il momento la Karteria non era più una minaccia immediata, ma i guai dello Yakut erano tutt'altro che finiti. La nave era un ospedale da campo senza medici e senza medicine. Varriale abbandonò momentaneamente il cassero per fare una rivista generale. Lasciò il governo a Carimà con l'ordine di proseguire sulla rotta sud est.

    Camminando sul ponte per esaminare i danni, Varriale si accorse subito che la situazione della nave era precaria. A mezzanave tolda e scafo erano bruciati, e come diavolo lo sciabecco non si fosse ancora aperto in due era un mistero tutto da svelare. I cannoni da inseguimento si erano staccati dall'impavesata indebolita dall'incendio ed erano stati perduti in mare. La nave navigava lentamente con due alberi su tre. Scese sotto coperta e la visione lo terrorizzò. Il puzzo di carne bruciata e le grida degli ustionati ora che il rombo della battaglia si era placato, erano insopportabili. Il signor Besiga stava facendo quello che poteva per i feriti, ma quello che poteva lui era molto poco. Occorreva trasferire quei marinai sulla Eser-i Cedîd sperando che avesse una qualche infermeria attrezzata. C'erano almeno una decina di feriti gravi. Besiga gli comunicò che sei uomini erano deceduti per le gravi ustioni riportate nell'incendio; quattro di questi facevano parte dell'equipaggio turco. Illesi i prigionieri e i membri della forza terrestre del governatore.

    Varriale si dominò a mala pena. Sarebbe stato altamente controproducente far vedere agli uomini che doveva comandare in quale stato la vista delle conseguenze della battaglia lo avevano ridotto. Dopo circa mezz'ora sia la Karteria che la Ludivikos si erano portate sotto l'orizzonte in direzione del porto del Pireeo che era la loro base. La Eser-i Cedîd si affiancò e prigionieri, uomini del Bey e feriti vennero trasbordati sulla corvetta. La missione dello Yakut era finita. Adesso non rimaneva che riuscire a portare la nave a Marinaris, cosa che sotto la scorta di Kerem, non pareva un compito impossibile. Il pericolo era di incontrre la Royal Navy, ma un comandante inglese avrebbe dovuto provocare un grave incidente diplomatico adesso che lo sciabecco era scortato per ercare di fermarlo, identificarlo come l'ex Fulmine e infine catturarlo e portarselo via come preda di guerra.

    L'Alzese riorganizzò completametne l'ordine delle guardie adesso che l'equipaggio si era di nuovo assottigliato e comunque dopo una battaglia andava riorganizzato comunuque. Si auto assegnò alla guardia notturna per quella prima nottata di luglio. Insieme ad uno striminzito equipaggio per la manovra e due vedette si incaricò di governare la nave usando come punto di riferimento la lanterna di poppa della
    Un grido di giubilo si levò improvvisamente dal ponte dello Yakut. La Karteria virava di bordo verso sud per allontanarsi. Allo stesso tempo sopraggiungeva dalla sinistra la Eser-i Cedîd per proteggere lo sciabecco interponendosi tra le due navi. La manovra della nave greca la portò velocemente onltre i mille metri di distanza e la sua artiglieria di bordata andò fuori gittata maassima. Per il momento la Karteria non era più una minaccia immediata, ma i guai dello Yakut erano tutt'altro che finiti. La nave era un ospedale da campo senza medici e senza medicine. Varriale abbandonò momentaneamente il cassero per fare una rivista della nave. Lasciò il governo a Carimà con l'ordine di proseguire sulla rotta sud est.

    Camminando sul ponte per esaminare i danni, Varriale si accosrse subito che la situazione della nave era precaria. A mezzanave tolda e scafo erano bruciati, e come diavolo lo sciabecco non si fosse ancora aperto in due era un mistero tutto da svelare. I cannoni da nseguimento si erano staccati ed erano stati perduti in mare. La nave navigava lentamente con due alberi su tre. Scese sotto coperta e la visione lo terrorizzò. Il puzzo di carne bruciata e le grida degli ustionati ora che il rombo della battaglia si era placato, erano insopportabili. Il signor Besiga stava facendo quello che poteva per i feriti, ma quello che poteva lui era molto poco. Occorreva trasferire quei marinai sulla Eser-i Cedîd sperando che avesse una qualche infermeria attrezzata. C'erano almeno una decina di feriti gravi. Besiga gli comunicò che sei uomini erano deceduti per le gravi ustioni riportate nell'incendio; quattro di questi facevano parte dell'equipaggio turco. Illesi i prigionieri e i membri della forza terrestre del governatore.

    Varriale si dominò a mala pena. Sarebbe stato altamente controproducente far vedere agli uomini che doveva comandare in quale stato la vista delle conseguenze della battaglia lo avevano ridotto. Dopo circa mezz'ora dia la Karteria che la Ludivikos si erano portate sotto l'orizzonye in direzione del porto del Pireeo che era la loro base. La Eser-i Cedîd si affiancò e prigionieri, uomini del Bey e feriti vennero trasbordati sulla corvatta. Adesso non rimaneva che riuscire a portare la nave a Marinaris, cosa che sotto la scorta di Kerem, non pareva un compito impossibile. Il pericolo era di incontrre la Royal Navy, ma un comandante inglese avrebbe dovuto provocare un grave incidente diplomatico adesso che lo sciabecco era scortato per ercare di fermarlo, identificarlo come l'ex Fulmine e infine catturarlo e portarselo via come preda di guerra. Imperato si era dato da fare come poté per organizzare un minimo di cena per lla guardia smontante, mentre gli altri scendevano a turno sottocoperta per consumare un pasto frugale. Almeno si erano liberati dei feriti.
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La navigazione della formazione ottomana procedeva con estenuante lentezza. A bordo dello Yakut la guardia del mattino stava per smontare ed andare a pranzo, mentre quella pomeridiana, che il pranzo l'aveva appena finito si predisponeva a prendere servizio. Ferrazzano se ne stava sul a prua a pensare al prezzo pagato per il successo di quella missione in ragazzi dell'equipaggio che avevano rischiato e perso la vita in quella seconda azione di guerra. Per gli altri ci sarebbe stata la loro porzione di denaro pagata dale governo turco per la preda catturata, e la possibilità di continuare a servire come equipaggio dello sciabecco, che sarebbe diventato alla fine di quel viaggio di proprietà sua, di Varriale e di Alzese. La Eser-i Cedîd aveva segnalato che due altri due dei feriti a bordo erano morti e che c'era da sbrigarsi a tornare a Marinaris, prima che ne crepassero di più. Varriale aveva proposto a Kerem di forzare le macchine della sua corvetta per arrivare prima, giacché lo Yakut navigava di bolina con fatica ed alla loro destinazione finale mancava ancora molto. In realtà in linea d'aria mancavano una novantina di miglia a Marinaris non di più. Ma il vento, che spirava testardo oramai da due giorni da nord est impediva di fare rotta diretta sulla su Marinaris. Sarebbe occorso ancora una volta doppiare l'isola di Rodi da sud e poi bordeggiare ancora verso l'obiettivo di bolina a quella ridicola velocità che lo Yakut consentiva nelle sue precarie condizioni; più o meno ancora 150 miglia di tragitto ad una media di più o meno 5 nodi: ancora un giorno abbondante di navgazione. La cosa non era possibile. Lo Yakut avrebbe fatto tappa a Lindos dove sarebbe rientrato direttamente in bacino per i lavori di riparazione. Questa volta i lavori sarebbero stati lunghi. La pate centrale della nave andava smembrata e ricostruita. Sarebbe costato!

    La proposta di Varriale di abbandonare la scorta dello Yakut era stata respinta dal Captitano Kerem. Ritto sull'impavesata di prua della sua corvetta, il Turco aveva detto a Varriale che era troppo rischioso nelle condizioni in cui lo sciabecco si trovava. Per quanto ne sapevano loro la Royal Navy potea essere dovunque a la protezione di una nave da guerra era necessaria sia come deterrente sia come forza militare vera e propria nel non improbabile caso che gli Inglesi si fossero rivelati testardi e si fosse dovuto arrivare alle mani. Varriale non era daccordo, ma che si poteva fare. Kerem si era però mostrato daccordo che lo sciabecco si fosse fermato a Linods e che lui avrebbe proseguito fino a Marinaris dal Bey e gli avrebbe riconsegnato i suoi uomini ed i prigionieri.

    Alzese e Varriale erano in quadrato a mangiarsi olive e prosciutto affumicato, che era anche l'ultimo delle riserve di bordo. Il vino rosso piemontese che stavano gustando con il pranzo era ancora disponibile invece in riserva abbondante. Come al solito Imperato, conclusa la preparazione del pranzo per l'equipaggio se ne stava lì pronto a servire i suoi ufficiali, a riempigli i bicchieri e a fare qualunque altra cosa di cui avessero bisogno. Il Famiglio del capitano era l'unico ammesso nella parte poppiera dello YaKut e l'unico che poteva ascoltare i discorsi dei cervelli pensanti della nave. Loro si fidavano ciecamente di lui. Era uno di quei pranzi di lavoro dove non erano ammessi ospiti tra i sottufficiali.

    "Stimm miss mal Luì...dic che c'a facimm a turnà?"
    "Non lo so Antò...la nave cammina...nun tenimm ancor molto mo' "
    "Ehh nun tenimm molt...amma duppià l'isol e Roood"
    "No...Kerem a ditt che c putimm fermà a Lindos"
    "E o' veer? 60 migl'ancor?
    "Si facimm ii a iss a Marinaris...nui nun c'a putimm fa"

    Dal boccaporto sopra al quadrato si presentò all'improvviso Carimà.
    "La Eser-i Cedîd segnala capità"
    "Mo' veng"

    Varriale e l'Alzese corsero in coperta e Varriale prese il binocolo per osservare i segnali in testa d'albero della nave turca che navigava placida 500 metri a poppa dello Yakut. Aspettò che la corvetta ripetesse il segnale due volte per essere sicuro. Poi abbassò lo strumento sconsolato. L'Alzese insieme a lui. Anche lui aveva visto i segnali.

    "Carimà...faccia alzare il segnale di ricevuto". Fece una breve pausa e scambiò un'occhiata con Alzese. Era da venti minuti passato mezzogiorno. Il Ferrazzano accorse con aria interrogativa da prua.

    "Signor Ferrazzano" disse Varriale molto compostamente: "posti di combattimento".
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La corvetta Eser-i Cedîd continuò a mettere segnali a riva mentre repentinamente virava di bordo per andare incontro a quello che indubbiamente pareva uno sloop da guerra ingelse a vapore. La nave inglese aveva nelle prima ore dopo l'alba approcciato la costa greca a sud di Atene, dove le si era fatta incontro una lancia recante un messaggio dell'ammiragliato ellenico. Il Tenente di Vascello Gregory Haslam, comandante dello sloop da battaglia Conflict, aveva letto il dispaccio e trattenuto a stento la sua furia nei confronti dei Turchi e pure degli stessi Greci. Quegli idioti incapaci si erano fatti mettere in scacco da uno sciabecco pirata da 150 tonnellate e da una corvetta turca di dubbio valore, avendo loro stessi due navi da guerra in mare. Ciò nonostante aveva cortesemente ringraziato il comandante della picoola imbarcazione greca, posto la prua a sud est ed ordinato di forzare le macchine alla massima velocità di 13 nodi per agguantare il nemico prima che riuscisse a riparare in un porto sicuro. Occorreva trovarle, fermare lo sciabecco che si era reso responsabile di pirateria nei confronti della nave greca Karteria e, se non si fosse fermato, lui era pronto ad affondarlo scorta turca o no. Se la nave da guerra che accompagnava lo sciabecco si fosse messa in mezzo, perggio per lei. Adesso lui avrebbe mostrato come una nave di Sua Maestà conduceva una missione.

    In realtà il Tenente Haslam era furioso con sé stesso non meno di quanto lo fosse con i Greci, anche se nemmeno lui se ne accorgeva. Aveva girovagato per l'Egeo per quasi due giorni che erano andati ignobilmente sprecati. Se si fosse accostato prima alle acque del Pireo avrebbe potuto trovarsi sul luogo dello sconotro ed intervenire in maniera risolutiva. La sua missione era di proteggere le rotte commerciali greche e per il momento aveva miseramente fallito. Se fosse tornato a Malta insieme alla lista delle navi mercantili depredate o catturate, l'Ammiraglio Parker lo avrebbe sottoposto a corte marziale, soprattutto dopo aver appreso che una masnada di straccioni turchi lo avevano giocato in mare aperto. Roba inammissibile per un ufficiale della Royal Navy.

    A tutta forza e con il rischio di fare schiattare le caldaie, al Tenente Haslam non rimaneva che sperare che le navi turche avessero seguito una rotta costante verso i porti di Bodrum o di Lindos, che il servizio informazioni della marina sapeva essere la base di origine della squadra da corsa ottomana. Quando era arrivato sul paralleo di Bodrum e non aveva avvistato ancora nulla, cominciò a disperare circa la sorte della sua improvvisata missione. Stava per virare a sinistra per avvicinarsi alla costa dell'Anatolia, quando la vedetta lo salvò dal commettere quell'ennesimo imperdonabile errore. Infatti lo Yakut e la Eser-i Cedîd erano dirette più a sud, il primo verso Rodi e la seconda verso Marinaris. Quando le due parti si avvistarono reciprocamente le due navi turche stavano per dividersi. La provvidenza volle, favorendo i Turchi, che le parti entrassero in contatto prima che lo sciabecco si separasse dalla sua scorta, così come volle, favorendo gli inglesi, che quell'incontro si verificasse del tutto, da momento che essendo lo Yakut danneggiato, la nave inglese aveva navigato per sei ore 8 nodi più veloce di questa riuscendo a raggiungerla in tempo prima che si mettesse al sicuro.

    "Proseguire" diceva semplicemente il segnale issato a riva della Eser-i Cedîd, mentre questa chiaramente virava di bordo per intercettare lo sloop britannico. Varriale calò il binocolo e guardò i suoi ufficiali che gli stavano accanto sul cassero. Quelli capirono subito dal suo sguardo che intenzioni aveva. Alzese fu il primo a parlare.

    "Vui perd a nnave n'evver?"
    "E c'amma fa...l'amma lassà suul a Kerém contr quill'u figl e putttn?" Rispose Varriale con malcelata furia.
    "O ssaai che pre farc qualche cos l'amma ii sott...ma dic sott...comm u stess esagono...o ssaai??"
    "O sacc...ma mo' nun tenimm manc i uommmn du Bey ncopp'a naaav. Io Kerémmm da suul nunn'o lass!"
    "Ma l'ha urdnnt"
    "nun m n fott nu cazz, nun pigl ornd da marina tuuuurc"
    "Duvriss...saress megl p tutt'e quante"

    Ferrazzano fu il più veloce a comprendere che Varriale non avrebbe cambiato idea e pose fine alla conversazione ricordando che se si voleva entrare in azione non c'era tempo da perdere.

    Varriale si rivolse a Carimà che era alla barra.

    "Carimà...abbattimm, rotta trecient....purtac n'copp a quill englis e merd!" Si dimenticò di rivolgersi ai sottoposti in italiano.

    "Comandi Capità" e lo sciabecco abbatté ad un tempo a sinistra. Alzese assunse un' espressione dura e rassegnata allo stesso tempo e si pose alla sinistra del suo capitano.

    Il Conflict, tanto per non lasciare dubbi sulle sue intenzioni, aprì il fuoco con i cannoni di prua come si accorse che la Eser-i Cedîd virava verso di lui; distanza stimata 2400 metri, luogo di caduta dei colpi, lontano a dritta della corvetta. Era chiaro che l'Inglese non voleva né scherzare né parlamentare. Varriale non aveva dubbi che avrebbe aggiustato l tiro col diminuire della distanza. Questa volta nessuno avrebbe goduto del fattore sorpresa, né l'avrebbe subito.

    Il Conflict non ha intenzione di lasciare alcuna chance ai nostri. Apre il fuoco al primo accenno di resistenza da parte dei Turchi. La virata della Eser-i Cedîd già la considera come un atto di resistenza. Due colpi alla dritta della corvetta con i cannoni da inseguimento sono la sua risposta. Lo Yakut, contravvenendo agli ordini di Kerem, si appresta a combattere anche lui. Se fossi in Varriale, io non l'avrei fatto: lo sciabecco non manovra, ha perso un certo numero dei suoi cannonieri e con loro, parte della cadenza e della precisione di fuoco. Nelle condizioni in cui è, tutto qello che può fare è sperare in un 10 al dado da 10 quando spara. Però io non sono lui e non ho il suo coraggio e nemmeno la sua incoscienza. Ancora una volta state pronti. Le avventure dello sciabecco napoletano potrebbero finire qui.
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    Ultima modifica: 12 Luglio 2019
  16. Tuchačevskij

    Tuchačevskij

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    Se penso che quella che è nata come una crociera di blocco navale si sta trasformando in una guerra navale a tutto campo nel mediterraneo orientale... Non posso fare a meno di fregarmi le mani.. :D
     
  17. Iscandar

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    Go head and damn the torpedoes ...
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    "Quill o'sann che fann...o' sann buoon" commentò acido Alzese rivolto a Varriale osservando i movimenti della nave inglese. La Eser-i Cedîd non aveva altra scelta se non quella di combattere. Il Conflict era più veloce, meglio armato e soprattuto, a giudicare da come manovrava, aveva un equipaggio di prim'ordine. L'ordine del Capitano Kerem rivolto allo Yakut di mettersi in salvo mentre lui cercava di impegnare gli Inglesi, non aveva alcun senso. L'unità che aveva a bordo i prigionieri, scopo ultimo della missione era proprio la Eser-i Cedîd; per cui l'ordine mettere in salvo lo sciabecco non poteva avere alcuna motivazione, che non fosse altro che l'altruismo del capitano turco, e Varriale non aveva intenzione di abbandonare Kerem e la missione al suo destino. Certo era stato un errore trasbordare i prigionieri sulla corvetta, ma del senno di poi erano piene le fosse, e adesso occorreva che lo Yakut facesse tutto il possibile per evitare il peggio alla piccola squadra ottomana.

    Gli Inglesi avevano subito individuato la debolezza della Eser-i Cedîd: a prua e a poppa la nave turca poteva sparare solamente con i suoi moderni ma piccoli cannoni a tiro rapido da 37 millimetri; armi appunto moderne ma di cortissima gittata; non più di trecento metri. Quindi il Conflict non doveva fare altro che manovrare nei quartieri prodieri o poppieri della corvetta ottomana e tenersi a distanza, sparando nel contempo con i suoi cannoni da 56 libbre a lunga gittata.

    Varriale chiuse il binocolo con uno scatto: "Portarsi sopravento, prepararsi ad abbattere a sinistra". Lo Yakut stava goffamente bolinando per portarsi a nord della posizione della nave inglese. Il suo piano era quello di portarsi dalla parte opposta a questa in maniera da poterla almeno infastidire nei suoi movimenti, distrarla dal concentrare tutto il suo fuoco sulla Eser-i Cedîd. Un piano disperato ma senza molte alternative. La posizione sopravento era fondamentale, specialmente contro una nave che muoveva con la forza delle sue macchine e che non dipendeva dal vento.

    Mentre lo Yakut terminava la virata per portarsi in posizione, i cannoni del Conflict tuonarono di nuovo, questa volta gli spruzzi si sollevarono vicinissimi alla corvetta di Kerem. La nave inglese aveva virato a sud per presentare la batteria di sinistra al bersaglio costituito dalla Eser-i Cedîd. Le distanza tra le due navi a vapore era meno di ottocento metri.

    "Certo non gli manca il coraggio a quel Turco" puntualizzò Alzese osservando le evoluzioni delle due navi. Varriale grugni una risposta di assenso.

    Kerem cercò disperatamente di manovrare la sua nave per interporla tra sé e lo sciabecco. La Eser-i Cedîd aveva ancora il segnale a riva indirizzato allo Yakut che gli ordinava di fuggire verso sud est; verso la salvezza del porto di Lindos. Varriale non poteva valutare quanto il capitano Turco fosse arrabbiato con lui che si ostinava a non seguire i suoi ordini, ma poteva immaginare che Kerem ne potesse intuire la motivazione; e cioé che lui non avrebbe mai abbandonato un compagno d'armi. In effetti la Eser-i Cedîd stava riuscendo nel suo intento di tenere lontano il Conflict da lui, ma a gravissimo rischio per la sua incolumità. Lo sloop da battaglia inglese continuava a manovrare da maestro, tenendosi fuori dalla portata dell'artiglieria della corvetta. Come Kerem iniziava una manovra per prsentare la sua fiancata al Conflict, questi si portava abilmente o davanti o dietro la Eser-i Cedîd sfruttando la sua maggior velocità. Un'altra bordata, questa volta dalla batteria di destra dell'Inglese arrivò non distante dalla corvetta ottomana che zigzagava tra gli spruzzi sollevati dalle palle da 56 per cercare di eludere il fuoco nemico. Non sarebbe durato in eterno; prima o poi il Conflict una bordata l'avrebbe messa a segno.

    "Ponte...la Cedidi segnala di nuovo" gridò la vedetta distraendo Varriale dai pensieri cupi cominciavano ad attanagliare la sua mente. Varriale riaprì prontamente il binocolo. Due nuove bandierine erano apparse in testa d'albero maestro della Eser-i Cedîd: Tira diceva la prima e Sud Est la seconda. "tira...sud est...che' minch vol dicr Kerém" pensò Varriale mentre richiudeva il binocolo..."Tira...sud est". Varriale rimase per qualche secondo ancora a testa china e con il binocolo aperto in mano, osservò la posizione della Eser-i Cedîd, poi quella del Conflict ed alla fine capì. Scattò la testa verso l'alto e si affrettò a gridare all'indirizzo di Carimà alla barra. "Carimà...abbatti tutto a sinistra. Signor Alzese alle manovre...portiamoci a sud. prepararsi ad abbattere ulteriormente al mio ordine, bordare trinchetto e mezzana a segno". Varriale aveva capito il gioco del Capitano Kerem. "Figl e zoccl.." pensò...Kerem voleva che Varriale provasse ad attirare il Conflict in un inseguimento dello sciabecco, in maniera da costringerlo a tenere una rotta rettilinea almeno per un po' in per poterlo mettere sotto il tiro delle sue batterie. Piano ambizioso data la superiore velocità dell'Inglese, ma non impossibile. Alzese, che aveva capito anche lui, seppur con un po' di ritardo si affiancò a Varriale sulla parte sinistra del cassero.

    "Ei propr nu figl e'ntrocch stu cazz e Turc" commentò rivolgendosi al suo capitano.

    "Pot'ess" rispose Varriale senza distogliere lo sguardo dalla zona dello scontro. "Pot'ess".
    cc.jpg
     
    Ultima modifica: 13 Luglio 2019
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Comunque un'azione minore tra squadre minori, nella speranza che non porti ad un conflitto aperto tra Impero Ottomano e Gran Bretagna. Fra qualche anno c'è la guerra di Crimea da combattere!
    Kerem è un coraggioso e ti ascolta.
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La manovra di accostata a sinistra fu conpletata in maniera impeccabile dallo Yakut che si riportò su una rotta a sud est. L'unico problema era che non accelerava; adesso si trovava di nuovo di bolina mure a sinistra. Il Capitano Kerem osservò la manovra dello sciabecco e ringraziò Dio che finalmente eseguisse le sue disposizoni. Diede ordine al suo timoniere di dirigere a nord e di presentare la batteria di destra alla presumibile posizione che il Conflict avrebbe dovuto raggiungere per mettersi in caccia dello Yakut. Ma il comandante Haslam non era ancora obbligato a scegliere su quale delle due navi ottomane concentrare i suoi sforzi; non erano ancora separate abbastanza da imporgli quella scelta. Fece quindi solo accostare 60 gradi a dritta assumendo rotta nord e continuando a teneresi fuori dall'arco di tiro della corvetta per poter prendere di mira entrambi i bersagli sia con i cannoni di caccia anteriori che con quelli di bordata sulla dritta.

    "Accost!! Accost! c'à c spaarn!!" urlò istintivamente Alzese a Carimà, anticipando di un secondo l'analogo ordine di Varriale. Carimà scartò improvvisamente con la barra a sinistra abbattendo leggermente. Alzese aveva visto giusto e 4 lampi apparirono dalla finacata del Conflict che distava un paio di chilometri dallo sciabecco. I colpi caddero in mare sulla dritta dello Yakut. Contemporaneamente anche la Eser-i Cedîd venne fatta ancora oggetto di fuoco da parte dei cannoni prodieri dell'Inglese, essendo ancora una volta fortunata.

    Nel contempo a bordo del Conflict, il primo ufficiale stava facendo notare al Tenente di Vascello Haslam che le palle da 56 dei cannoni di batteria cominciavano a scarseggiare; infatti lo sloop da guerra non viaggiava con la completa dotazione di munizioni del tempo di guerra. A partire da quel momento il comandante britannico si rassegnò al fatto che avrebbe dovuto far contare ogni tiro. Doveva avvicinarsi e correre più rischi.

    "Signor Alzese...fate portare per cortesia" fu il modo formale del capitano di esprimere al suo primo ufficiale che era del tutto insoddisfatto della magra velocità che lo Yakut aveva in quel bordo. Alzese cercò di arrabbattarsi al meglio, ma dubitava che sarebbe riuscito ad ottenere molto di più dallo sciabecco in avaria. Si recò a mezza nave, controllò di persona l'assetto delle vele che ancora portavano. Fece due o tre modifiche alla velatura di trinchetto e sperò che le cose sarebbero migliorate.

    La Eser-i Cedîd portando le macchine a due terzi per rallentare l'andatura, si accodò allo Yakut con l'intenzione coprire il settore sottovento nel quale il Conflict avrebbe dovuto portarsi per prendere di mira lo sciabecco. Ma Haslam si rivelò scaltro e per nulla disposto a cadere nel tranello. Era un comandante della Royal Navy, mica un cazzaro pilota di bettoline da porto. Avrebbe spacciato la corvetta per prima; tanto lo sciabecco non andava da nessuna parte. Quella miseranda nave a vela l'avrebbe abbordata o affondata per seconda. Quindi eseguì un'impeccabile manovra per portarsi a poppa della Eser-i Cedîd che gli stava addirittura facilitando il compito rallentando snsibilmente la sua andatura. Unico problema era che in quel turno non poté sparare in quanto in quello precedente aveva aperto il fuoco con tutti i cannoni insieme e adesso occorreva spendere un turno per ricaricare.

    Fu intorno alle 1310, dopo quasi un'ora di combattimento che il Conflict mise a segno il primo colpo sulla corvetta turca, sparando ancora una volta con tutta l'artiglieria e prendendo di mira entrambe le navi nemiche. Non un colpo grave. La corvetta fu colpita a poppa da un paio di palle che provocarono danni lievi e soprattutto a nulla di vitale. La bordata riservata allo Yakut invece si perse ancora una volta leggermente a sinistra dello sciabecco che manovrava come un diavolo per rendere il tiro più difficile allo sloop britannico, aiutato anche dalle sue ridotte dimensioni. Era chiaro che le cose si mettevano comunque non bene. Il fuoco di risposta della Eser-i Cedîd, che finalmente per la prima volta aveva il Conflict nell'arco di tiro della sua batteria di sinistra mancò il bersaglio. Occorreva correggere il tiro. Varriale aveva fatto presidiare le due spingardine da caccia sul cassero e fece sparare contro la nave inglese più per darle qualcosa da pensare che perché credesse davvero di poter farle qualche danno. I colpi caddero a prua dello sloop, che non modificò la rotta di un grado. Con quelle spingarde avrebbe avuto bisogno di un tiro particolarmente fortunato per fare qualche danno ad una nave di mille tonnellate.

    Colpo a segno sulla Eser-i Cedîd mentre mirabilmente il Conflict tiene sotto tiro entrambe le navi ottomane che non riescono ad ottenere abbastanza separazione data la scarsa velocità dello Yakut. Il Conflict viene anche lui sotto il fuoco, ma pesa anche la differenza di addestramento tra la corvetta ottomana e la nave inglese: trained contro crack. Anche lo Yakut ha equipaggio crack, grazie ai 5 advance points spesi da varriale sul suo equipaggio invece che sulla sua persona.
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