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EUIV AAR - INGHILTERRA 1444: Dieu et mon Droit

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 23 Ottobre 2018.

  1. alberto90

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    DIEU ET MON DROIT

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    CAPITOLI


    ANTEFATTO: Enrico VI, prodromi di guerra

    CAPITOLO I: Dalla Guerra delle due rose alla conquista dell' Irlanda
    CAPITOLO II: Il lento avvio dell' avventura coloniale

     
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    Ultima modifica: 3 Novembre 2018
  2. alberto90

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    ANTEFATTO: Enrico VI, prodromi di guerra


    Il regno di Enrico VI Lancaster, iniziato quando il bambino aveva solo nove mesi di vita in seguito alla morte prematura del padre Enrico V avvenuta nell' estate del 1422, fu caratterizzato dalla fase finale della Guerra dei Cent'anni e dall' inizio della riscossa francese al seguito delle imprese di Giovanna d' Arco.
    Nel 1444, con la firma della Tregua di Tours, gli inglesi potevano dire di non aver perso del tutto ma il re Enrico, coronato sovrano di Francia nel 1431 in opposizione allo zio Carlo VII, dovette rinunciare ad ogni pretesa sulla corona di Francia, mantenendo però i titoli di duca d' Aquitania e Normandia.

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    La situazione diplomatica

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    La situazione religiosa
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    Il mondo conosciuto
    Enrico VI soffriva di gravi disturbi mentali sin dall' infanzia e dopo il matrimonio con Margherita d' Angio, celebrato nel 1444 come stabilito dalla Tregua di Tours, le sue condizioni andarono via via peggiorando lasciando temere una crisi dinastica alla sua morte, poichè sicuramente non avrebbe avuto un erede.
    Già dal 1445 vi furono discussioni tra i sostenitori del re, chiamati lancasteriani, e i partigiani del pretendente, chiamati yorkisti. Il duca di York infatti poteva vantare lontani diritti alla successione in quanto membro di uno dei rami cadetti dell' antica dinastia dei Plantageneti e quindi parente del re, egualmente membro del primo ramo cadetto dei Plantageneti.
    Ben presto la fazione dei lancasteriani trovò il suo capo nella persona di Edoardo di Lancaster, fratellastro di Enrico in quanto frutto di un amore extraconiugale di Enrico V con una sconosciuta dama. Riconosciuto dal padre e conseguentemente ammesso in seno alla famiglia regale, Edoardo non amava troppo il fratellastro ma, quando Enrico accettò di nominarlo suo erede universale nell' estate del 1445, ne divenne il più fervente sostenitore e aiuto. Fu Edoardo infatti a consigliare a re Enrico di andarsene da Londra nella primavera del 1446 quando vi si segnalarono casi di peste, ospitandolo nella sua residenza di Hambleton, nel Lancashire.
    Quando la pestilenza passò, alla fine dell' anno, Enrico decise di tornare a Londra ed Edoardo, temendo per la sua vita, lo accompagnò con una scorta armata prendendo poi residenza a sua volta nelle vicinanze della capitale per assicurare la massima protezione al fratellastro, in difficoltà con i nobili e il clero e sempre più vittima della malattia.
    Nel corso del 1447 il duca di York tentò più volte di detronizzare Enrico VI fallendo sempre grazie all' intervento tempestivo delle truppe di Edoardo, divenuto ormai l' unico sostegno per il re impazzito.
    Il 1 marzo 1448 Enrico VI d' Inghilterra morì a soli trentasei anni. Le cause ufficiali affermarono che morì in seguito a complicazioni respiratorie residuo della polmonite mentre le voci, sopratutto quelle diffuse dai lancasteriani accusarono della prematura morte il duca di York.
    Il testamento, ritenuto legittimo dalla fazione lancasteriana in quanto stilato in uno dei momenti di " salute " mentale del defunto sovrano, permise ad Edoardo di considerarsi nuovo re d' Inghilterra e come tale presentarsi al popolo, ai nobili e al clero.
    Tuttavia una parte della nobiltà e del clero si oppose e riconobbe come re il duca di York: poichè nessuno dei due aveva intenzione di cedere lo scontro armato fu la conseguenza inevitabile e, siccome il simbolo di entrambi era una rosa - bianca per lo York, rossa per il Lancaster - il conflitto fu ben presto chiamato " Guerra delle Due Rose ".

     
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  3. alberto90

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    CAPITOLO I: Dalla Guerra delle Due Rose alla conquista dell' Irlanda

    La Guerra delle Due Rose: 1448 - 1454


    Nato nel 1417, quando suo padre Enrico V era appena divenuto re d' Inghilterra, Edoardo Lancaster, noto anche come Edoardo il bastardo di Lancaster, aveva trentuno anni al momento della successione. Nel pieno del vigore e anche di bell' aspetto, era tuttavia ancora scapolo perchè ai figli bastardi solitamente si vietava di sposarsi, per evitare la nascita di troppi rami collaterali illegittimi della stessa famiglia. Il duca di York invece, legittimo e altezzoso erede di suo padre, aveva già famiglia e dunque, agli occhi di molti, era più degno di indossare la corona regia.
    Lo scontro armato tra le due fazioni comunque non esplose immediatamente rimanendo confinato ai dibattiti in Parlamento e ai sporadiche zuffe tra nobili dei due schieramenti, niente di serio o incontrollato. Sia Edoardo che il suo rivale, pur proclamandosi entrambi re, non organizzarono la cerimonia per l' incoronazione limitandosi a sovvenzionare i propri fautori al fine di trovare nuovi appoggi in seno alla nobiltà inglese e normanna.
    Poche settimane dopo la morte di Enrico VI, il 23 marzo 1448, Edoardo si trovò a decidere se mantenere gli impegni stipulati a suo tempo dal fratellastro con Carlo VII a Tours, cioè la cessione del Maine alla Francia; o se ripudiarli, negando la cessione e conseguentemente rompere la tregua.
    In molti, non solo tra i sostenitori degli York, chiedevano a gran voce che il negoziatore inglese Lord William de la Pole, che firmando la tregua aveva sottoscritto la cessione, fosse privato del titolo e venisse sostituito con un altro, incaricato di respingere gli accordi di Tours.
    Sarebbe stata la guerra, in condizioni di manifesta inferiorità e con scarse probabilità di successo.
    Edoardo, esponente della linea pacifista, decise di ignorare le pressanti richieste dei guerrafondai e rispedì de la Pole in Francia col compito di trasferire la contea di Maine alla corona di Francia e assicurarsi un rinnovo della tregua quanto più lungo possibile.
    Era una rinuncia, dolorosa per tutti, ma indispensabile. Il regno non era assolutamente in grado di tenere testa ai francesi e scendendo in guerra per uno stupido orgoglio avrebbe probabilmente significato una sconfitta cocente e perdite territoriali assai più gravose.

    Fu probabilmente quel gesto a far precipitare la situazione interna che, fino a quel momento, era stata relativamente tranquilla. Il duca di York, ormai abbastanza forte da poter tentare la sorte delle armi, arruolò un primo esercito nelle sue terre, composto da fedelissimi, e il 31 maggio lanciò il grido di guerra dando inizio ufficiale al conflitto armato.
    La città di Nottingham insorse, accogliendo con onori regali il duca di York e i suoi settemila uomini; il giorno dopo, i nobili normanni a Caen, Rouen e Alençon si dichiararono favorevoli al pretendente York.
    A complicare ulteriormente le cose ci si misero pure i Lollardi, che già negli anni precedenti avevano creato problemi alla corona con le loro eresie e proteste antipapali. Edoardo, che si preparava a muovere su Nottingham, decise di lasciarli in pace e assicurò loro, con la Convenzione di Swindon stipulata l' otto giugno 1448, che almeno fino alla risoluzione del conflitto in corso non avrebbe agito contro di loro a patto però di non ricevere la loro fastidi di sorta. La convenzione fu un successo: furono moltissimi i lollardi a chiedere di arruolarsi come volontari nell' esercito e il Lancaster acconsentì assicurandosi però che quelle armi sarebbero state rivolte solo contro i suoi nemici.
    Nemici che intanto andavano arroccandosi e trincerandosi in Nottingham, proclamata capitale provvisoria dallo York. Edoardo, dalla sua base di Preston, ordinò ai dodicimila uomini che formavano l' armata settentrionale di muovere su Nottingham e sbarazzarsi dei ribelli. Chiese a Riccardo Plantageneto, comandante dell' armata, di trovare e catturare vivo lo York e di portarglielo in catene.
    Il 6 luglio, sulle sponde del fiume Trent, avvenne la prima battaglia campale del conflitto: Boscawen, che guidava gli Yorkisti, oppose una fiacca resistenza alla carica dei tremila cavalieri del Plantageneto e nel breve volgere di due ore il suo esercito era sconfitto e più che dimezzato.

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    La battaglia di Nottingham
    Nottingham, lasciata sguarnita, cacciò lo York e aprì le porte ai vincitori. Boscawen, coi superstiti, fuggì verso sud nella speranza di poter raggiungere la Normandia amica, ma il 28 luglio fu intercettato dall' armata meridionale, guidata da Edoardo IV in persona, nei pressi di Prestbury. Al termine dello scontro, tutt' altro che violento, gli Yorkisti erano prigionieri, come il Boscawen, o morti, come il suo secondo Thomas Adlington.
    La prima fase del conflitto era già terminata, con una vittoria schiacciante di Lancaster, che ottenne quindi il sostegno dei nobili del Lancashire, della Mercia, del Galles settentrionale e della città di Derby. Per quasi tutto il 1449 il conflitto stagnò, limitandosi a qualche scaramuccia tra reparti armati fedeli ai due pretendenti e a sporadiche insurrezioni nobiliari. Lo York però non se ne stava con le mani in mano e dopo essere fuggito da Nottingham aveva cercato, e trovato, rifugio presso i vari principi irlandesi ancora indipendenti, fomentandoli e tentando di scatenarli contro il rivale a suon di mance. Nella seconda metà di luglio del 1449 Dublino, capitale dell' Irlanda inglese, insorse come aveva fatto Nottingham e accolse a braccia aperte lo York e ottomila uomini fornitigli dagli irlandesi. Pochi giorni dopo insorse anche Waterford e in breve tutti i possedimenti inglesi in Irlanda passarono dalla parte di York.
    Frattanto anche in Inghilterra la situazione era nuovamente precipitata: un esercito ribelle guidato da Daniel Amherst e forte di seimila uomini si era radunato nei pressi di Norwich con l' intento di prendere la città e suscitare la ribellione in tutta la regione orientale. Plantageneto marciò risolutamente contro di loro e li sconfisse decisamente il 24 agosto nella battaglia di Little Melton vanificando i loro piani.
    Una settimana dopo i superstiti furono definitivamente sconfitti a Chelmsford.
    Per tutto il resto del 1449 Edoardo progettò l' invasione dell' Irlanda deciso a riprendersi tanto Dublino quanto Waterford e a farla finita con il suo rivale, sfuggente quanto arrogante nonchè traditore: chiedere aiuto agli irlandesi per diventare re d' Inghilterra era stata una mossa assolutamente sbagliata e contraria al buonsenso.
    In pieno inverno, nel dicembre del 1449, il Lancaster lanciò la sua campagna irlandese sbarcando ai primi di gennaio del 1450 non lontano da Waterford con diciassettemila uomini. Il suo avversario, Samuel Amherst ( fuggito dopo la disfatta di Chelmsford ), ne comandava poco meno della metà, quasi tutti volontari irlandesi pieni di sacro odio verso gli inglesi. Con quegli ottomila uomini contava di respingere l' attacco alla città e in primavera tentare uno sbarco in forse nel Galles in contemporanea con l' attacco che i nobili normanni avevano promesso di sferrare da sud. Tuttavia Amherst si dimostro incapace di difendere Waterford finendo sconfitto il 12 gennaio perdendo oltre allo scontro quasi seimila dei suoi. Il destino della città, posta sotto assedio subito dopo, era segnato e infatti aprì le porte ai Lancasteriani l' 11 febbraio successivo.

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    La battaglia di Waterford
    Ripresa la città Edoardo vi fece convergere le truppe dei suoi vassalli irlandesi e gallesi prima di marciare decisamente su Dublino ai primi di marzo: la città era difesa dal rinnegato Philip Moore e da ottomila irlandesi e ribelli decisi ad opporre quanta più resistenza possibile. Il 25 marzo tuttavia, dopo alcuni giorni passati ad osservarsi, Edoardo lanciò i suoi trentaduemila uomini contro le difese del campo avversario: fu un massacro spaventoso. Le perdite furono quasi pari, circa quattromila per parte, ma i ribelli catturati furono giustiziati e molti civili non poterono evitare di seguirli nella tomba dopo aver subito oltraggi di ogni sorta. Dublino stessa, sottoposta a saccheggio dopo la sua conquista il 24 aprile, impiegò parecchio tempo per tornare alla normalità.
    Un mese più tardi, il 25 maggio 1450, Edoardo divenne padre di un bel maschietto, chiamato Enrico, frutto del matrimonio contratto l' anno precedente con la principessa portoghese Maria d' Aviz. La nascita di un erede rafforzava notevolmente la sua posizione, al punto di ottenere l' appoggio dei nobili del Galles meridionale, di Bristol ed Exeter. La Normandia invece sembrava preferire gli York, perchè era ormai passata interamente nelle mani del suo rivale.
    Tuttavia Edoardo era imbattuto nella guerra e, a differenza dello York, aveva combattuto alla testa dei suoi rischiando la vita in battaglia. I nobili inglesi apprezzavano molto il coraggio e alla fine di quel 1450 le contee di Oxford, Cambridge, Nottigham e Warwich si dichiararono per lui, assicurandogli il sostegno di quasi tutti i territori inglesi.
    Solo a Londra, Norwich e Chelmsford lo York aveva ancora appoggi mentre nel settembre del 1451 l' arcivescovo di Canterbury e la città di Brighton si dichiararono per Edoardo: Londra era accerchiata. Nel 1452 la guerra tornò a farsi sui campi di battaglia: dal suo nido irlandese lo York era riuscito a farsi dare un' altro esercito, ottomila uomini, con cui riprendere Dublino. Il primo aprile la città tornò nelle mani ribelli e già venti giorni dopo Riccardo Plantageneto la cingeva d' assedio con dodicimila uomini. Lo scontro, inevitabile, arrise a lui: Lord Buckingham e i suoi ottomila irlandesi furono sbaragliati perdendo quasi seimila uomini. Il 20 maggio Dublino apriva le porte agli inglesi implorando pietà. Questa volta Edoardo fu magnanimo e non permise alcun saccheggio ( anche perchè ci sarebbe stato ben poco da razziare ).
    Mentre il conflitto latitava nuovamente, la diplomazia ottenne grandi successi: il primo dicembre 1452 il ducato irlandese di Ormond, vassallo inglese, fu inglobato a tutti gli effetti nel regno, seguito un mese dopo dal ducato di York, il cui titolare continuava a nascondersi in Irlanda. Edoardo lo aveva dichiarato decaduto delle sue terre e le integrò entro i confini inglesi.
    Naturalmente quel gesto non fece assolutamente piacere ai nobili fedeli allo York che finirono per ribellarsi. York, il vescovo di Durham, Whitby, Carlisle e Newcastle, feudi dello York, iniziarono ad armare i loro uomini contro Edoardo e a chiedere appoggi alla Scozia, imitati poco dopo dai feudatari della Cornovaglia.
    Restavano solo i nobili della regione attorno alle foci del Severn da convincere: Edoardo fu lesto nel guadagnarsi il loro appoggio promettendo una riduzione fiscale una volta ottenuta la corona. Sul finire del 1453 i nobili normanni sostenitori dello York chiesero aiuto alla Francia, sebbene il Trattato di Tours lo vietasse esplicitamente. I francesi tuttavia, sempre felici di creare fastidi agli odiati inglesi, offrirono un generoso appoggio economico e militare, inviando diecimila uomini a prendere possesso di Alençon.
    Edoardo non poteva tollerare quel genere di intromissioni e andò su tutte le furie. Anche peggiore fu la sua reazione quando seppe che gli scozzesi avevano inviato un esercito a Carrickfergus, vicino a Belfast, in appoggio allo York.
    Riccardo Plantageneto fu spedito seduta stante contro gli scozzesi, sconfitti duramente il 30 dicembre, mentre Edoardo preparava la spedizione contro i normanni e i francesi. Il 4 gennaio 1454 Alençon cadde nelle mani dei ribelli, una settimana dopo i superstiti della battaglia di Carrickfergus furono attaccati e annientati nei pressi di Drogheda e il loro capo, Lord Marlborough, fu catturato e fatto prigioniero.
    Subito dopo il Plantageneto tornò in Inghilterra per prendere il comando dell' armata destinata all' invasione della Normandia, forte di ventitremila uomini sbarcati a Cabourg ai primi di aprile. Il 27 aprile la battaglia decisiva fu combattuta alle porte di Caen. Dopo cinque ore di lotta accanita i franco-normanni di Daniel Wolf avevano perduto oltre seimila uomini ed erano in rotta mentre i realisti, con perdite comunque pesanti, li inseguivano da presso.
    Nel frattempo Edoardo integrò nei confini anche la contea irlandese di Desmond, garantendosi così il possesso di quasi tutta l' Irlanda orientale e meridionale.
    Il 9 maggio i superstiti rifugiati nei pressi di Cherbourg furono sterminati dal primo all' ultimo. Alençon, tuttora nelle mani dei francesi, fu posta sotto assedio a metà maggio e il primo giugno aprì le porte: non fu saccheggiata.
    Lo York, ormai palesemente sconfitto, fu abbandonato dai suoi protettori irlandesi e fu catturato dai realisti lancasteriani poco dopo: Edoardo lo fece incarcerare a Dublino con l' ordine di non perderlo mai di vista. Morirà dimenticato da tutti tre anni dopo.
    La guerra era finita, dopo sei lunghi anni. Il 10 ottobre Edoardo Lancaster fu solennemente incoronato re d' Inghilterra nella cattedrale di Westminster. Era ormai Edoardo IV.
     
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    Bell'inizio! Nonostante i vari fronti aperti sei riuscito a prevalere, ben fatto.
    Che Mod e DLC stai utilizzando? EDIT: e che patch?
    Hai degli obiettivi particolari in mente?
     
    Ultima modifica: 23 Ottobre 2018
  5. alberto90

    alberto90

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    Sto usando la mod Historical Addition Borders +, ultima patch.
    In realtà i miei obbiettivi su larga scala sono fare in modo che la Francia non si espanda troppo in Europa e creare un impero coloniale quanto più esteso e solido possibile.
    E ovviamente divertirmi. Nel gioco sono molto più avanti ... presto vedrete che all' inizio ho penato veramente tanto ma poi ....
     
  6. alberto90

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    Alleanze e scomuniche: 1454 - 1459

    Una volta salito al trono e iniziato il suo governo, Edoardo IV cominciò subito a cercare nuovi alleati. Il Portogallo, cui la corona inglese era legata da stretti rapporti di amicizia e alleanza, era un paese troppo lontano e, sebbene fornito di una eccellente marina da guerra, non poteva competere sulla terra ferma con potenze militari quali Francia o Castiglia. Conservarne l' alleanza era importante, poichè garantiva agli inglesi una porta d' accesso al continente da cui attaccare gli odiati francesi ( e i castigliani, anche loro rivali dell' Inghilterra ), alle spalle; tuttavia era necessario, quasi vitale, ottenere l' alleanza di qualche stato confinante con la Francia, in grado di creare fastidi ai francesi e proteggere, per quanto possibile, i confini della Normandia.
    L' unico paese che rispondeva a questi requisiti era il ducato di Bretagna.
    Sin dal tardo autunno del 1454 perciò, Edoardo IV inviò alla corte di Nantes una delegazione di diplomatici col compito di stipulare, nel minor tempo possibile, un trattato di alleanza e amicizia tra i due paesi.
    Il lavoro fu più facile del previsto: i bretoni si sentivano minacciati dai francesi quanto gli inglesi ed erano già propensi di loro a legarsi alla corona inglese, quando poi giunse la notizia dell' elezione del nuovo papa, il cardinale francese di Parigi che assunse il nome di Gregorio XIII, elezione avvenuta il 12 novembre, il duca di Bretagna sollecitò con foga la stipula del trattato.
    Edoardo IV in persona si recò a Nantes, in incognito, per apporre la sua firma in fondo al documento, noto come Trattato di Rezè, alla presenza delle due delegazioni: era il 16 dicembre 1454.
    I termini del trattato erano molto chiari: l' Inghilterra si impegnava a scendere in guerra al fianco della Bretagna qualora l' attaccante fosse la Francia o uno dei suoi alleati e lo stesso faceva la Bretagna nei confronti dell' Inghilterra. Era un trattato chiaramente antifrancese e il re di Francia, quando fu messo a conoscenza della cosa, non ne fu affatto sorpreso. La tregua tra i due acerrimi nemici durava da un decennio e, nonostante tutto, pareva destinata a durare ancora, perchè da entrambe le parti non ci si sentiva abbastanza sicuri di poter vincere un nuovo scontro.
    Tuttavia Carlo VII decise di " vendicarsi " dell' Inghilterra, che aveva osato allearsi con un ducato confinante con il regno su cui il re aveva delle mire. Inviò al papa, che era stato suo cappellano e che grazie a lui era diventato arcivescovo di Parigi e poi cardinale, una lunga missiva nella quale supplicava il pontefice di agire contro il " re " d' Inghilterra, che era un bastardo e un usurpatore.
    Ma, almeno all' inizio, Gregorio XIII ignorò il suo re e anzi, pensò di legare a se il nuovo sovrano inglese nominando cardinale l' arcivescovo di Canterbury, amico personale de re, il 4 gennaio 1457. Il suo intento, probabilmente, era costringere Francia e Inghilterra a firmare un trattato di pace definitivo in modo da creare il nucleo di una forte lega di stati cristiani da lanciare contro gli infedeli ottomani, sempre più minacciosi sui confini balcanici.
    Ma Carlo VII non fu affatto felice di quella nomina: nel mese di febbraio inviò al papa una protesta ufficiale accompagnata dalla minaccia di intervento armato contro la Santa Sede qualora il Vicario di Cristo non avesse immediatamente agito contro l' usurpatore inglese.
    Gregorio XIII resistette alla minaccia fino a che potè, sostenuto in quella resistenza dai due cardinali inglesi e dai cardinali portoghesi e italiani, tutti ostili alla Francia. Ma alla fine di marzo, quando giunse la notizia che truppe francesi erano pronte ad occupare Avignone, come primo gesto di ostilità, il pontefice cedette e il 21 marzo, con un breve, lanciò la scomunica contro Edoardo IV e l' Inghilterra, invitando gli altri sovrani cristiani ad intervenire in armi contro gli inglesi.
    A Londra la notizia fu accolta con incredulità: ma come, prima creano un cardinale inglese e subito dopo scomunicano il regno? Edoardo IV, che primo di tutti aveva capito chi fosse in realtà il mandante di quel gesto folle, ebbe la certezza che la Tregua di Tours non avrebbe avuto vita lunga e cominciò a prepararsi per un nuovo scontro con la Francia.
    Mentre intensificava l' addestramento delle truppe il re diede avvio a grandi lavori di abbellimento nella capitale, da troppo tempo trascurata e abbandonata a se stessa. Furono restaurate chiese e fortificazioni, eretti alcuni palazzi, lastricate le vie principali e anche la Torre di Londra fu potenziata e migliorata. Era un modo come un altro per distrarre il popolo illudendolo, perchè il timore di una nuova guerra con la Francia, che per un pò di tempo aveva gettato il panico tra la folla, si era placato ma non era scomparso.
    Lo spettro di Carlo VII compariva negli incubi di molti inglesi e pareva incombere sul regno ogni giorno di più.

    L' intervento in Irlanda e la rottura con la Francia: 1459 - 1462

    All' inizio del 1459 giunse a Londra la notizia che nel ducato irlandese di Munster erano in corso preparativi per accogliere una delegazione francese inviata, probabilmente, per stringere un' alleanza rivolta contro gli inglesi.
    Era una pessima notizia e un ulteriore segnale di imminente guerra. Edoardo IV sapeva di dover agire in fretta, prima che il trattato ( o il presunto tale ) fosse effettivamente firmato. Spedì truppe in Irlanda e Normandia, in modo da poter attaccare gli irlandesi e respingere i francesi immediatamente.
    Il 28 febbraio sbarcò effettivamente a Killarney una delegazione francese. Due giorni dopo, mentre si lavorava per la stesura del trattato, l' esercito inglese attraversò la frontiera dando inizio all' invasione. Il 26 aprile Limerick aprì le porte a fu occupata. Due settimane prima la delegazione francese era ripartita in tutta fretta ( e senza trattato di alleanza ) portando in patria la notizia dell' aggressione inglese.
    Carlo VII rimase piuttosto sorpreso da quella improvvida iniziativa e dal suo infausto tempismo, che vanificava il suo ambizioso piano di allearsi con tutti i principati irlandesi indipendenti e in tal modo impedire agli inglesi di estendere la loro influenza sull' isola.
    Ad ogni modo la notizia della caduta di Limerick e dell' assedio di Killarney rendevano urgente una mossa francese. Il re non aveva rinunciato ad allearsi con gli irlandesi e come dimostrare la sua buona volontà se non attaccare gli inglesi in modo da costringerli a rinunciare a procedere ulteriormente contro Munster?
    Nel mese di maggio l' intera Francia fu messa al lavoro: la flotta fu rimessa in mare, i contadini armati e addestrati e fu preparato un grandioso piano che prevedeva un attacco diretto alla Normandia e alla Bretagna e una spedizione in Irlanda per soccorrere il ducato di Munster e conquistare le contee occupate dagli inglesi.
    Il 10 giugno la Tregua di Tours fu dichiarata terminata e la guerra ricominciò.

    Nonostante la fretta però non vi furono azioni belliche degne di menzione per tutto il resto dell' anno: i francesi non erano ancora pronti e la flotta destinata a trasportare il corpo di spedizione in Irlanda aveva bisogno di lunghi lavori di manutenzione. Gli inglesi, sempre all' erta in Normandia, procedevano ancora all' assedio di Killarney e, per precauzione, misero in mare la loro flotta, l' unica vera arma contro i francesi al momento.
    Fu solo nel gennaio del 1460 che il conflitto entrò nella fase calda: un esercito misto di francesi, orleanesi e angioini avanzò sulla Bretagna ponendo l' assedio a Rennes dopo aver occupato gli altri centri della regione.
    Il 29 gennaio l' esercito inglese del Plantageneto entrò a sua volta in Bretagna marciando sulla città. Il primo febbraio gli inglesi, ventiseimila uomini in tutto, avvistarono il campo degli assedianti, ventunmila uomini comandati da Bernard de Boigneux, e si schierarono in formazione di battaglia.
    I franco-alleati si schierarono a loro volta e dopo un' ora di attesa entrambi gli schieramenti si lanciarono l' uno contro l' altro. Gli inglesi, benchè superiori per numero, erano meno addestrati e molte erano reclute che, dopo il primo impatto, fuggirono terrorizzate lasciando praticamente esposto il fianco destro. Plantageneto operò meglio che potè ma quando si vide quasi accerchiato non potè fare altro che ordinare la ritirata, che fu portata a termine senza ulteriori perdite. Erano caduti quasi undicimila dei suoi uomini contro solo quattromila avversari.

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    La battaglia di Rennes
    Non fu di grande consolazione la notizia della caduta di Killarney avvenuta il 27 febbraio e la successiva capitolazione del ducato di Munster siglata il 16 marzo con il Trattato di Cork: il ducato veniva annesso ai domini inglesi mentre il duca fatto prigioniero fu giustiziato a Londra l' anno successivo.
    Liberati dal secondo fronte, gli inglesi cominciarono a preparare la riscossa in Francia: Angers, Rezè e Rennes erano cadute nelle mani di Carlo VII mentre i possedimenti inglesi e aquitani erano, per ora, tranquilli. Fu in Normandia quindi che si ammassarono le truppe per dare inizio alla controffensiva.
    Il 30 luglio, nel pieno di una torrida estate, i bretoni, rinforzati da alcuni reparti inglesi, presero d' assalto Rennes riconquistandola quasi senza perdite, il 18 settembre un esercito misto anglo-portoghese, intercettò nei pressi di Rohan un esercito francese alla cui testa marciava Carlo VII in persona. Plantageneto, urlando come un ossesso, lanciò i suoi alla carica e, sebbene perdendo il doppio degli uomini rispetto ai francesi, inflisse loro una sconfitta che, pur non decisiva, intaccava il prestigio degli odiati continentali.
    Il 14 dicembre entrò in scena anche la flotta inglese che, in navigazione da Plymounth verso le foci della Dordogna per assediare dal mare Bordeaux occupata dai francesi, intercetto a largo dell' Ile d' Oleron un naviglio francese che pareva intenzionato a portare truppe verso Brest o, peggio ancora, in Cornovaglia o Irlanda. Francis Davis, dalla sua ammiraglia, lanciò la flotta di undici legni contro il nemico: un ' ora dopo le 5 navi francesi erano sul fondo dell' Oceano.
    L' offensiva inglese e alleata non si fermò con l' inverno: Le Mans fu occupata il 24 gennaio 1461 mentre gli alleati portoghesi e bretoni, agendo alle spalle dei francesi, avevano preso numerose città ad est di Parigi, a sua volta occupata da un folto esercito di nobili ribelli contro cui Carlo VII doveva combattere.
    Il primo febbraio veniva eletto il nuovo papa un altro francese che assunse il nome di Gregorio XIV: la scomunica al re d' Inghilterra non fu revocata.
    Gli inglesi, approfittando delle difficoltà francesi, impegnati contro i nobili e contro la coalizione, continuarono l' offensiva catturando Tours il 14 luglio, mentre gli alleati prendevano la Perche, la regione di Brye, Nemours. Il 19 ottobre gli anglo-bretoni riconquistarono Angers, che era nelle mani francesi sin dall' inizio del conflitto.
    Pochi giorni dopo, il 24 ottobre, Plantageneto spazzò via un piccolo esercito dell' Angloueme nella battaglia di Charost: la situazione sembrava ormai sotto controllo e, sebbene non giungessero buone notizie dal Portogallo, invaso da un contingente francese, la guerra sembrava ormai destinata a terminare, se non con una vittoria, almeno con una onorevole pace bianca.
    Il 20 novembre, come prevedibile vista l' invasione francese, il re del Portogallo decise di farla finita e chiese la pace: fu costretto a cedere Malaga ai castigliani, pagare le riparazioni di guerra e, peggio ancora, rompere tutti i legami con Inghilterra e Aragona.
    La defezione del Portogallo, con le sue nefaste conseguenze, fu un brutto colpo per Edoardo IV che fu costretto ad accelerare le trattative per evitare un tracollo. Il 30 novembre tuttavia gli inglesi occuparono anche Bourges e il 9 dicembre completarono l' occupazione dell' Aunis.
    Anche Carlo VII ne aveva abbastanza: pur non avendo schiacciato gli inglesi come previsto, era riuscito a privarli del loro alleato più fedele e antico. Alla fine di dicembre le due parti si incontrarono nell' abbazia di Fontevraud, vicino a Saumur, dove riposavano i resti di Riccardo Cuor di Leone, e li, il 18 gennaio 1462 firmarono una nuova tregua. Tutte le conquiste fatte, da ambo le parti, venivano restituite assieme ai prigionieri.
    Soddisfatto di quel risultato insperato, sopratutto dopo la disfatta a Rennes, Edoardo VI tornò a Londra con il cuore più leggero.

    Gli ultimi anni

    L' ultimo dei vassalli inglesi, il ducato di Guienna, era uscito malconcio dal conflitto con la Francia: le campagne devastate, le città occupate e la popolazione trattata molto male dai francesi. Edoardo IV si prodigò nelle settimane seguenti per migliorare la situazione generale spedendo aiuti in denaro e uomini per procedere alla riparazione dei guasti e far sentire alla popolazione tutta la sollecitudine del re.
    Il primo maggio di quello stesso 1462 il governatore della Guienna ( il titolo ducale era riservato al re ) morì improvvisamente a Bordeaux. Edoardo IV decise di non nominare un successore e annunciò che da quel momento il ducato doveva considerarsi quale possedimento diretto della corona inglese. La popolazione, in maggioranza anglofila, festeggiò la notizia e fece un' accoglienza trionfale al sovrano, giunto in visita nella regione quell' estate.
    Era già stata conclusa, il 20 maggio con il Trattato di Harlech Castle, l' alleanza con l' ultimo principe gallese ancora indipendente, il re di Gwynned, recentemente padrone della contea irlandese di Wexford.
    Un' altra bella notizia giunse a corte alla fine di novembre del 1463: Carlo VII era morto e gli era succeduto il figlio quarantunenne Luigi XI, privo di eredi diretti e dalla salute malferma. Sembrava prossima in Francia un crisi dinastica, che avrebbe distratto i dannati galli per un pò. Serviva tempo.
    Ma Edoardo IV sapeva di averne poco, di tempo. Anche la sua salute era andata declinando e, sebbene avesse solo quarantasette anni, sentiva di non avere vita lunga. Il figlio sarebbe diventato maggiorenne nella primavera del 1465, sperava di arrivarci.
    Non ci arrivò.
    La notte del 23 novembre 1464 fu colpito da un colpo apoplettico e la mattina seguente, dopo qualche ora di coma, Edoardo IV Lancaster morì, all' età di quarantasette anni e qualche mese.
    Fu solennemente sepolto nella cripta dell' abbazia di Westminster mentre il figlio, ancora minorenne, veniva riconosciuto come suo legittimo successore dai pari d' Inghilterra.
     
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  7. alberto90

    alberto90

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    L' ascesa di Enrico VII: dall' alleanza con l' Aragona al Trattato di Bayonne, 1464 - 1472

    La notte di Natale del 1464 Enrico VII fu incoronato re d' Inghilterra nell' abbazia di Westminster dall' arcivescovo di Canterbury. Era ancora minorenne, secondo la legge, ma nulla vietava la cerimonia poichè non vi era nessun dubbio sul fatto che fosse il legittimo erede di Edoardo IV.
    Il Consiglio di Reggenza, formato dall' arcivescovo di Canterbury, dai duchi di York, Mercia e Northumberland e dalla regina madre Maria del Portogallo, avrebbe avuto vita breve e, praticamente, non entrò mai veramente in scena perchè Enrico aveva già saldamente in mano il potere.
    Quando compì quindici anni, il 24 maggio 1465, esautorò ufficialmente i reggenti e diede inizio al proprio regno, destinato a durare diciotto anni.
    Il suo primo atto da re fu iniziare le trattative con il sovrano d' Aragona per legare i due paesi con un vincolo matrimoniale e diplomatico. Il 28 settembre veniva siglato il Trattato del Montjuic che sanciva l' alleanza tra Inghilterra e Aragona ( naturalmente in funzione anti castigliana e francese ): per rafforzare il legame Enrico VII si fidanzò con la primogenita del re di Aragona Isabella.
    Le nozze furono celebrate il primo dicembre per procura a Barcellona, con Horatio de Clifford in rappresentanza del re. Lo stesso de Clifford accompagnò la nuova regina d' Inghilterra nel lungo viaggio via mare da Barcellona a Plymounth, dove ad attenderla c'era il re. Il primo marzo 1466 la coppia reale entrò in Londra tra ali di folla osannante.
    Un mese dopo l' ingresso solenne dei sovrani nella capitale giunse, tramite l' arcivescovo di Canterbury, la notizia che il papa, istigato da Luigi XI, non solo aveva scomunicato Enrico VII ma anche gettato l' interdetto sull' intero regno. Il che impediva la celebrazione dei riti sacri. in qualunque chiesa, abbazia, prioria, cappella o pilone votivo.
    Enrico VII impedì che la notizia fosse diffusa e ordinò a tutti i prelati di ignorare l' ordine pontificio: pareva imminente il distacco da Roma e il papa, che voleva evitare ciò, dopo qualche mese tolse l' interdetto ma non revocò la scomunica.

    Dall' autunno precedente Enrico aveva preso di mira il ducato irlandese di Tyrone, il cui principe aveva ospitato negli anni precedenti parecchi oppositori di re Edoardo e finanziato il duca di York ai tempi della Guerra delle Due Rose.
    Edoardo non aveva voluto infierire, una volta ottenuto il trono, nella speranza di farsi consegnare i ribelli e magari guadagnarsi la riconoscenza di tutti i principi irlandesi. Un sogno. Enrico non nutriva speranze sulla buona disposizione degli irlandesi nei confronti dell' Inghilterra e sapeva che l' unico modo per pacificare l' isola, sempre in lotta contro se stessa, era spazzare via tutti i principi e duchi irlandesi e prendere possesso integralmente dell' Irlanda, facendone un dominio inglese.
    Grazie a suo padre, e agli avi di suo padre a partire da Edoardo I, non restava molto lavoro da fare: gli unici principi ancora indipendenti nell' isola erano quello di Tyrone e quello di Mayo, il più forte e l' unico alleato con la Scozia. Dunque era necessario fare fuori il primo e poi, solo più tardi, aggredire il secondo.
    Alla fine di aprile di quel 1466 era ormai tutto pronto per la guerra: il principe di Tyrone si era rifiutato di estradare i ribelli e aveva persino osato ordinare al re di evacuare l' Irlanda. La guerra era, una volta scoppiata, destinata a finire in un solo modo.
    La sproporzione di forze in campo era tale che la capitale del principato, Dungannon, aprì le porte dopo 320 giorni di blocco ( l' assenza di artiglierie era una grave deficienza ) ma l' esercito irlandese se ne era già andato. Il 21 maggio 1467, una volta spazzati via i cinquemila uomini che il principe aveva radunato e occupata anche la città di Ceithleann, il ducato irlandese cessò di esistere come stato indipendente e il suo signore prendeva la via dell' esilio, naturalmente in Francia. La guerra era durata 13 mesi esatti.

    Il primo febbraio 1468 veniva a morire il papa. Il conclave non tardò ad eleggerne il successore nella persona del cardinale di Tolosa che prese il nome di Clemente VII, ennesimo francese amico del re e tenace avversario dell' Inghilterra: le speranze di Enrico VII di vedersi riammesso in seno alla chiesa sfumarono.
    Quattro mesi più tardi un' altra pessima notizia giunse a Londra: il re di Aragona morì senza eredi maschi. Erede era stato designato il re di Castiglia in quanto parente maschio più prossimo. Per farsi accettare dagli aragonesi sposò la sorella minore di Isabella, Giovanna, e prese il titolo di re d' Aragona.
    L' alleanza siglata appena tre anni prima con l' Inghilterra fu quindi troncata di netto, togliendo un bel grattacapo al re di Francia. Enrico schiumò di rabbia ma non potè fare nulla. Il suo piano di attaccare la Francia da nord e da sud era sfumato.
    Luigi XI, avendo assicurata la tranquillità sul fronte meridionale dopo la rottura forzata tra Aragona e Inghilterra, decise che era giunto il momento di scacciare gli odiati inglesi dal continente e completare quindi la riconquista dei domini francesi ancora in loro mano: Aquitania e Normandia.
    La tregua stipulata nel 1462 aveva durata decennale ma poichè il re inglese era uno scomunicato, nulla vietava al cristianissimo sovrano di romperla e fare la guerra. Luigi XI preparò le cose con calma e nel più assoluto riserbo, informando delle sue intenzioni solo il pontefice che ovviamente non ebbe nulla da obbiettare.
    Infine, l' 11 gennaio 1470, le sue truppe attraversarono il confine tra il regno e la Normandia senza nemmeno far pervenire agli inglesi una formale dichiarazione di guerra.
    Enrico VII apprese la notizia una decina di giorni dopo e ne fu sgomento: il regno non era assolutamente in grado di tenere testa ai francesi che, grazie ai vassalli, disponevano di forze superiori per numero e ovviamente meglio addestrate di quelle inglesi. Ridotte anche dalla vigliacca defezione del re di Gwynned.
    Se Luigi XI disponeva di quarantottomila uomini e venti vascelli ( i cui dieci usati per il trasporto truppe ), l' Inghilterra e il suo alleato bretone, potevano opporgli appena quarantacinquemila uomini e quarantanove navi ( ventuno trasporti ). Apparentemente un conflitto tra forze alla pari o quasi in terra e nettamente in favore degli inglesi sul mare, ma l' addestramento dei francesi era superiore e compensava enormemente il minimo distacco numerico.
    Gli inglesi, approfittando della superiorità navale, furono lesti nel trasportare tutte le loro troppe in Bretagna, certi che proprio i bretoni sarebbero stati le prime vittime della cupidigia francese. In realtà i primi a subire l' offensiva furono gli inglesi residenti in Aquitania, attaccati già dai primi di febbraio e costretti, il 14 marzo, a cedere ai nemici Bordeaux. Pochi giorni prima le truppe francesi si erano impadronite di Angers quasi senza combattere, prima di avanzare in territorio nemico verso Nantes.
    Enrico VII, alla testa dei suoi, decise di muovere decisamente su Nantes nel tentativo di anticipare i francesi e rafforzare l' esercito bretone già schierato a difesa della città: il 7 aprile l' enorme esercito francese, composto da contingenti borbonesi, armagnacchi, dell' Alençon, dell' Angoumois e dell' Albret, per un totale di cinquantamila uomini, giunse in vista dei campi alleati eretti a Saint-Luce-sur-Loire e diede l' assalto.
    Fu uno scontro spaventoso, costellato da crudeltà inumane e straordinari atti di eroismo in cui il re inglese combattè da valoroso esponendosi come un folle al pericolo, al cui termine, dopo ore di lotta accanita, gli anglo-bretoni furono sbaragliati con perdite altissime: oltre quindicimila morti ( sui trentacinquemila iniziali ) al prezzo di " soli " ottomila francesi.
    Meno di due mesi dopo, il 4 giugno, Enrico VII subì una nuova disfatta sotto le mura di Alençon: perse quasi seimila uomini e fu costretto a ritirarsi precipitosamente in Normandia. Bernard de Boigneux, il vincitore di Nantes ed Alençon, aveva avuto nel secondo confronto, nemmeno millecinquecento perdite.
    Il peggio, per gli inglesi, doveva tuttavia ancora arrivare. Il 15 agosto Lawrence Howe, alla testa di ottomila uomini, era impegnato da qualche giorno nel blocco di Guines quando, improvviso, gli piombò alle spalle diciottomila francesi comandanti da Luigi XI in persona. Il generale inglese diede battaglia ma ebbe la peggio: nessuno, tranne lui e pochi altri, scamparono all' attacco.
    Un intero esercito inglese era stato spazzato via, una disfatta disastrosa e un bruttissimo segno per l' avvenire.
    La Bretagna era ormai interamente nelle mani francesi così come l' Aquitania. Non restava loro che invadere la Normandia, cosa che fecero nel pieno dell' autunno. Il 20 dicembre Cherbourg aprì le porte, seguita il 30 gennaio 1471 da Alençon. Di pochissimo conforto fu la notizia della caduta in mano inglese della città di Le Mans, avvenuta il 28 aprile.
    Il primo luglio gli inglesi ripresero Rennes nel tentativo, generoso ma sostanzialmente inutile, di sostenere la lotta dell' alleato ormai prostrato. Tre settimane dopo Enrico VII, alla testa di ventiduemila uomini rapidamente reclutati in Inghilterra, intercettò vicino a Nantes un esercito di ventunomila armagnacchi. Impetuosamente il re caricò con la sua cavalleria, nettamente superiore per numero, la colonna nemica scompaginandola e permettendo alla sua fanteria di sbaragliarla. Era una vittoria finalmente, non decisiva e nemmeno utile, ma pur sempre vittoria. E pagata a minor prezzo rispetto alle sconfitte.
    Oltre quattromila i caduti nemici contro meno di tremila inglesi.
    L' autunno portò nuovamente cattive notizie: il 16 ottobre Calais si arrese ai francesi dopo un assedio durato oltre un anno.
    Per rispondere e mostrare ai francesi che un re inglese può vacillare ma mai tracollare, Enrico VII radunò tutti gli uomini che potè e marciò dritto su Parigi, deciso ad assediarla e, magari, a prenderla. Che soddisfazione sarebbe stata entrare nella capitale nemica e darla alle fiamme prima di ritirarsi. Aveva trentamila uomini con se, sufficienti per tenere in scacco Parigi per parecchio tempo, ma Luigi XI non volle correre il rischio di perdere la capitale e inviò in soccorso della città il generale Adhémar Cordeboeuf con ventiseimila uomini. Cordebeuf manovrò magistralmente i suoi, inferiori per numero agli inglesi e inflisse loro una nuova pesante sconfitta, costringendoli a ritirarsi. Enrico VII aveva perso quasi metà del suo esercito e ormai non aveva più risorse per continuare la lotta, perduta ad ogni modo sin dal primo giorno.
    Si iniziarono delle trattative, portate per le lunghe dai francesi desiderosi di arrivare alla firma della pace con tutte le terre nemiche possibili in loro possesso. Il 12 dicembre 1471 anche Bayonne fu presa e il primo gennaio 1472 Richard d' Argentrè, generale bretone, si fece massacrare davanti ad Angers dal Cordeboeuf lasciando sul campo tutti i suoi undicimila anglo-bretoni.
    Lo stesso giorno Luigi XI moriva a Parigi all' età di cinquant'anni, lasciando il trono alla figlia Margherita, appena cinquenne. Se la morte del re fosse avvenuta appena un paio di mesi prima forse si sarebbe potuti arrivare ad una pace bianca o ad un accordo di compromesso. Ormai era troppo tardi.
    Gli inglesi tentarono di approfittare della crisi di successione per scuotersi, ma furono sconfitti prima a Nantes il 7 gennaio e poi definitivamente annientati nei pressi di Rouen il 25 febbraio. Enrico VII tornò in Inghilterra con pochissimi uomini rassegnato ormai ad una pace spaventosamente onerosa. I francesi procedettero con calma all' occupazione di tutte le città strategiche che avevano perduto nell' estate precedente e finalmente, il 19 giugno 1472, si arrivò alla firma del Trattato di Bayonne: gli inglesi cedevano l' Aquitania ( Bordeaux e Bayonne ) alla Francia e si impegnavano a versare la somma di 11.700 fiorini come risarcimento.
    In fin dei conti Enrico VII se la cavò ancora a buon mercato, vista la serie quasi infinita di disfatte che aveva subito e infatti fu sorpreso da quelle condizioni relativamente modeste. L' Aquitania era un antico possesso inglese, antico di oltre due secoli, ma effettivamente era scomodo da mantenere e troppo esposto alle invasioni tanto francesi quanto castigliane. L' importante era mantenere la Normandia e, sopratutto, Calais, teste di ponte sul continente e naturalmente sentimentalmente più importanti per il popolo.
     
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  8. Sir Matthew

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    interessante, ti seguo volentieri! la situazione contro i francesi è sempre complessa, ma stai resistendo bene come puoi
     
  9. ITAK_Linus

    ITAK_Linus

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    I francesi in EU IV sono invincibili perché formano blobboni di truppe e travolgono ogni cosa. Hanno leader migliori (che hanno un peso sconsiderato e folle nel gioco) e, generalmente, anche tecnologie migliori nel combattimento terrestre.


    Mediamente l'Inghilterra però ha vita facilissima perché la IA non è assolutamente in grado di gestire la parte navale del gioco e quindi...


    Non so bene se abbiano veramente risolto la cosa nelle patch ma dubito moltissimo visto che nessuna IA Paradox è riuscita a gestire flotte e sbarchi.
    Credo che da inglese la cosa più saggia sia fregarsene dei domini continentali, andare avanti come un treno prendendo ogni possibile isola in giro per il globo e creare un'economia coi controcazzi. Il tutto magari bloccando i porti francesi in caso di guerra così da ridurre un minimo lo strapotere di Parigi.

    Il punto è che i suddetti francesi vanno spesso fuori controllo e né a oriente, né tantomento in Italia, né dalla penisola iberica possono avere nemici che li riducono a più miti consigli.

    Io riuscii a stendere l'esercito francese a metà '600 (quando è all'apogeo della sua forza) con Bisanzio. Avevo ripreso i balcani, tutto il medio oriente (penisola araba inclusa), il nordafrica (fino all'attuale tunisia inclusa) e l'Italia dall'Emilia in giù.

    Non impegnato su altri fronti e investendo una quantità immane di risorse economiche e non solo, fu una lotta veramente impervia.


    Questo per dire che andare a combattere in terra contro i francesi è una battaglia persa in partenza e che rischia di drenare una quantità immane di risorse da ogni nazione. E più passa il tempo e più sono forti, è lì il guaio
    Io la spuntai ma fu effimero: i francesi posero le loro mire sulla penisola iberica e travolsero ogni cosa dopo pochi anni dalla tremenda sconfitta in Nord Italia.
     
  10. alberto90

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    Più avanti vedrai che io sono riuscito a dare ai francesi una bella batosta ( non da solo ovviamente ) e ha tenerli in scacco anche dopo. Sebbene abbiano una manpower pari alla mia, tengono l' esercito a poco più di 50.000 uomini ( perchè le loro colonie latitano e le mie prosperano - e poi perchè sono odiati da tutti e hanno embarghi da tutti, quindi economia traballante ). Però è vero che batterli è veramente tosta, io avevo generali a due stelle e loro, con generali a una stella, partivano già con un vantaggio del 25 per cento di morale, medio. E sopratutto sono bastardissimi ... non lasciano che il nemico si ritiri e riesca a riprendersi.
     
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  11. alberto90

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    La grande guerra irlandese, 1475 - 1477

    La sconfitta contro la Francia fu, per l' Inghilterra, più un insegnamento che un dramma. Era chiaro che l' esercito francese era numericamente superiore, meglio armato, meglio pagato e al momento praticamente imbattibile. Non restava altro da fare che trasformare l' esercito inglese, buono ma non ancora in grado di affrontare in campo aperto eserciti anche di poco più grandi e sopratutto privo di artiglieria, in una forza militare imponente e degna del regno inglese.
    Enrico VII profuse grandi sforzi per dare ai suoi uomini un migliore armamento e si fece in quattro per trovare i fondi con cui aumentare il soldo della truppa senza gravare sulle spalle del popolo, fece costruire le prime officine e chiamò dal continente mastri armaioli perchè producessero cannoni in grado di sbriciolare mura e falciare linee nemiche. Ci sarebbero voluto parecchi anni, tuttavia, prima che l' esercito inglese iniziasse ad usare l' artiglieria durante gli assedi e le battaglie.
    L' unico modo per restituire fiducia in un esercito uscito malamente sconfitto da una guerra è ottenere una vittoria, con perdite minime e grandi conquiste. Enrico VII ne era ben consapevole e decise di approfittare del momento poco favorevole dei suoi uomini per completare l' opera iniziata da suo padre e dai suoi avi: conquistare l' Irlanda.
    Restava indipendente un solo principato, quello di Mayo, l' unico ad avere un territorio considerevole, un esercito in buone condizioni e l' appoggio diplomatico di una potenza straniera, in questo caso la Scozia.
    Enrico non era troppo sicuro di voler affrontare scozzesi e irlandesi contemporaneamente, sopratutto perchè gli scozzesi erano alleati con la Francia e della Francia non ci si poteva fidare. La pace era stata firmata da poco ma la cupidigia di Parigi era ben nota e un intervento diplomatico della Scozia, attaccata dall' Inghilterra, avrebbe trovato orecchi molto attenti e ben disposti. Attaccare il principe irlandese era naturalmente l' unico modo per tentare di tenere la Francia fuori dalla faccenda, perchè difficilmente la Francia avrebbe accettato di riprendere le armi per difendere un signorotto irlandese votato alla sconfitta sin da subito.
    La Scozia avrebbe cercato di trascinarsi dietro la Francia, ma gli interessi francesi non arrivavano fino in Irlanda.
    Per sicurezza, prima di qualunque decisione, Enrico VII mandò a Parigi un agente col compito di scoprire che cosa avrebbero fatto i francesi in caso di guerra tra l' Inghilterra e gli scoto-irlandesi: da Parigi arrivarono notizie rassicuranti. Il re di Francia non aveva interessi in Irlanda e non avrebbe aiutato gli scozzesi, a patto che non fossero stati le vittime dell' aggressione e la loro indipendenza non fosse minacciata.
    Decisamente più tranquillo il re si preparò alla guerra. Fece sapere al principe di Mayo che lo si accusava di collusione con i ribelli indipendentisti, di aver finanziato il duca di York a suo tempo e di lavorare in segreto per far insorgere l' intera Irlanda. Erano accuse abbastanza campate in aria, e il principe rispose da par suo espellendo tutti gli inglesi residenti nel suo stato. Era in pratica una sfida all' autorità regia ed Enrico VII non perse tempo. L' 11 luglio 1475 gli dichiarò guerra. Dieci giorni dopo il re di Scozia dichiarava a sua volta guerra all' Inghilterra e si preparava a inviare soccorsi all' alleato irlandese.
    Gli inglesi furono più veloci: invasero il principato di Mayo e la Scozia quasi simultaneamente occupando Westmeath il 20 agosto e Dumfries l' 8 settembre, An Cabhan il 28 settembre e Sligo il 4 novembre dopo un breve assedio.
    Sul mare le cose non andavano meglio per gli irlandesi: il 18 novembre la piccola flotta del principe ( 7 navi da battaglia e 3 trasporti ), diedero battaglia alla ben più forte flotta inglese schierata a largo di Sligo uscendone sconfitti. Persero solo due navi, ma una era l' ammiraglia.
    Nel frattempo gli inglesi avevano iniziato l' assedio di Edimburgo, concentrandovi tutti gli sforzi facilitati anche dal fatto che gli scozzesi si erano ritirati a nord, nelle Higlands. Dopo un anno di blocco la città stremata aprì le porte e si consegnò agli assedianti: era il 15 luglio 1476.
    Un mese più tardi cadeva anche Castlebar, sotto blocco da 280 giorni. La caduta di Glasgow, avvenuta il 27 agosto, segnava per gli scozzesi l' inizio della fine. Infatti non restava altro che il poderoso castello di Stirling a sbarrare il passo all' invasore impedendogli di dilagare a nord. Gli scozzesi stavano reclutando disperatamente uomini tra le tribù dei montanari, con scarso successo e con minimo vantaggio e gli irlandesi, ridottisi ormai a difendere Galway e pochi altri centri fortificati, erano al collasso.
    Il re di Scozia, nella speranza che una vittoria sul mare potesse costringere gli inglesi a chiedere o ad offrire una pace vantaggiosa ( a lui ovviamente ) riunì la sua flotta con le navi rimaste all' alleato e ordinò all' ammiraglio Lennox Forbes di affondare quanti più vascelli nemici possibile.
    Il primo settembre 1476 l' ultimo disperato tentativo scozzese di fermare l' aggressione falli: Francis Davis, incaricato da re Enrico di eliminare dal gioco la flotta scozzese ci si impegnò al punto che dopo sole tre ore di cannoneggiamento dodici vascelli nemici erano colati a picco contro appena due dei suoi. Le navi nemiche superstiti cercarono rifugio nei porti del nord, più lontano possibile dalla furia inglese.
    Il 25 settembre Galway si arrese agli inglesi, seguita l' 8 ottobre dalla scozzese città di Ayr. Gli scozzesi, nel tentativo estremo di distrarre forze nemiche dalle proprie città, erano sbarcati in massa nell' isola di Man, vassalla dell' Inghilterra, assediandone la capitale. La conquista di Ayr e la distruzione sistematica dei trasporti scozzesi da parte inglese finirono per isolare la gran parte dell' esercito scozzese sull' isola, votandolo alla distruzione.
    Distruzione che si concretizzò il 1 gennaio 1477: gli inglesi sbarcarono sull' isola di Man e fecero a pezzi gli scozzesi guidati da Alexander Gordon. Enrico VII in persona assistette e partecipò alla battaglia ottenendo la resa del generale sconfitto. Aveva perso quasi settemila uomini contro altrettanti scozzesi, che avevano venduto carissima la pelle, invano.
    Il castello di Stirling fu infine catturato il 26 marzo 1477. Il re di Scozia non aveva più motivi per proseguire la guerra: le casse erano vuote, gli uomini affranti, l' esercito spappolato e la flotta virtualmente scomparsa. Senza contare che l' alleato irlandese era stato catturato e sembrava prossimo a firmare la resa. Era necessario anticiparlo e il 30 aprile fu firmato il Trattato di Falkirk con il quale la Scozia si impegnava a rompere ogni legame con il principe gallese di Gwynned, a versare la somma di 55.000 fiorini all' Inghilterra e a trasferire la metà dei proventi del commercio nelle casse inglesi per la durata di dieci anni.
    Enrico avrebbe tanto voluto prendersi anche qualche contea, ma l' inviato del re di Francia fu piuttosto esplicito nel suo veto ed il re mise a tacere le sue brame per evitare un nuovo conflitto con la Francia il cui esito non era decisamente favorevole.
    Meno bene andò al principe di Mayo che il 3 giugno, dopo aver firmato la resa a Sligo, si vide privato del suo stato che fu annesso all' Inghilterra. Partì per l' esilio nutrendo ben poche speranze di ritornare, un domani, alla testa di truppe straniere per riconquistare il suo paese.

    L' alleanza con la Provenza, la rivolta degli irlandesi, la nascita della Riforma e la morte di Enrico VII, 1478 - 1482

    Dopo aver perso per due volte la possibilità di minacciare la Francia da nord e da sud, Enrico VII decise di tentare per la terza volta. E finalmente riuscì a procurarsi un' alleato alle spalle dei francesi che, pur essendo meno forte di Portogallo e Aragona, avrebbe potuto creare fastidi alla corona di Francia in caso di nuovo conflitto. Il duca di Provenza controllava un territorio compreso tra il basso corso del Rodano e il confine con la contea sabauda di Nizza, disponeva di un esercito abbastanza in buone condizioni e aveva anche una flotta, perfetta per minacciare le coste della Linguadoca e intrappolare eventuali navi francesi nei pochi porti tra il Rossiglione e il Rodano.
    L' alleanza, stipulata il primo febbraio 1478, era destinata a durare per molto tempo, anche se Enrico non poteva saperlo ne prevederlo.
    Altrettanto imprevedibile era la morte del papa francese avvenuta alla fine di marzo di quello stesso anno e l' elezione al soglio di Pietro dell' unico cardinale polacco, che prese il nome di Marcello II. Il primo atto del nuovo pontefice fu, con grande sorpresa di re Enrico, lo scioglimento della sua scomunica e la solenne riammissione nel seno della Chiesa Romana. Il re inviò a Roma un ambasciatore con ricchi doni per il Principe degli Apostoli, ricambiati dal dono della Rosa d' Oro.
    Più prevedibile era invece il malcontento degli irlandesi, da sempre mal disposti verso la corona inglese e sempre pronti a creare fastidi ogni qualvolta ne se presentasse l' occasione. Nell' estate del 1480 i contadini del principato di Mayo insorsero contro gli esattori delle tasse inglesi venuti a riscuotere. La rivolta dilagò a tutta la regione di An Cabhan e il 7 agosto si trasformò in aperta ribellione. Enrico inviò l'esercito a ripristinare l' ordine e si pose lui stesso alla testa delle truppe che il 22 agosto affrontarono la marmaglia. L' esito dello scontro era scontato, meno il prezzo che la vittoria richiese: perirono poco più di tremila ribelli e pochi meno inglesi. Marmaglia si, ma decisamente ben armata e addestrata.
    Ad ogni modo la rivolta fu sedata nel sangue e i contadini della regione si rassegnarono ben presto alla nuova condizione, finendo per inglesizzarsi e diventare i più fedeli sudditi della corona.

    La corruzione che da molto tempo albergava in seno alla Curia era motivo di scandalo in mezza Europa: non si faceva parlare altro che di vescovi ricchissimi, di vendita di indulgenze, di feste sacre trasformate in orge abominevoli. Il nuovo papa era uno dei pochi cardinali rispettati e unanimemente riconosciuti degni del loro alto incarico ma non potè fare nulla per arginare il fiume di fango che da Roma si andava espandendo rapidamente. Era vecchio e accerchiato da uomini senza scrupoli e senza morale.
    Da tempo si chiedeva, da molte parti d' Europa, un concilio che mettesse a freno la sempre più spudorata nequizia germinata nella Chiesa, che riformasse il culto e modificasse in senso restrittivo molte leggi ecclesiastiche, sempre più spesso violate.
    Quando il concilio tanto atteso fu rinviato per l' ennesima volta e infine mai iniziato, il movimento riformista si fece così aggressivo da portare ad una rottura con Roma. Il 10 gennaio 1481 la repubblica di Ragusa si staccò ufficialmente dalla Chiesa e dai suoi vescovi, accusati di infinite trasgressioni, e partendo dalla città balcanica la protesta contro Roma cominciò a diffondersi rapidamente in Bosnia, Ungheria, nei territori veneziani e persino nel regno di Napoli. Era nato il protestantesimo.
    Enrico VII ricevette la clamorosa notizia solo in estate, quando giaceva malato già da qualche mese. Ne fu costernato e si propose di farsi mediatore tra la Curia e i nuovi scismatici, nella speranza non troppo segreta di ricucire lo strappo e farsene attribuire il merito nei secoli futuri.
    Gli andò male perchè gli scismatici non avevano nessuna intenzione di scendere a patti con Roma e Roma, dal canto suo, non poteva certo delegare un sovrano temporale rischiando oltretutto di dover poi ripagare il favore.
    E fu così che il 26 marzo 1482 Enrico VII spirò nel suo letto all' età di trentadue anni senza essere riuscito a realizzare il suo sogno, lasciando un regno rafforzato e un' Europa ormai spaccata in due culti già tenacissimi rivali l' uno dell' altro, destinati un giorno ad affrontarsi su un campo di battaglia.
     
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  12. alberto90

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    Il regno di Enrico VIII: la conquista del Galles, le nuove alleanze e la nascita del regno d' Irlanda, 1482 - 1489

    Enrico VIII si trovò re a soli quindici anni ed ebbe subito a che fare con l' opposizione di Lord Cumberland, duca di Nothumbria, ultimo esponente della casata di York. Alla notizia della morte di Enrico VII il duca aveva subito avanzato la sua candidatura alla successione, ritenendo l' erede legittimo troppo giovane e frutto di una relazione extramatrimoniale. Naturalmente non era vero nulla, almeno riguardo al secondo punto, ma Cumberland trovò sostegno e appoggi nei vecchi feudi che erano stati il dominio degli York fino al 1454, tanto da poter mettere in armi un esercito forte di ottomila uomini.
    Il nuovo re, tutt' altro che spaventato, spedì il generale Lawrence Howe con i suoi quindicimila uomini incontro al pretendente con l' ordine di fare piazza pulita dei ribelli e di riportargli Cumberland vivo o morto.
    Howe diede battaglia prima a Morpeth il 10 maggio e poi a Brampton dieci giorni dopo, spazzando via l' esercito nemico riuscendo a catturare il pretendente vivo e a condurlo al cospetto di Enrico VIII. Giovane lo era, ma solo anagraficamente: la sua fermezza sembrava quella di un uomo molto più grande. Fece processare il rivale e si oppose alla grazia che i giudici avevano proposto, doveva morire per servire da lezione a tutti i futuri pretendenti al trono.
    Lord Cumberland salì al patibolo il 18 luglio e il suo cadavere fu sepolto in terra sconsacrata, nonostante non fosse arrivata dalla Chiesa nessuna scomunica.
    Assicurato il suo trono Enrico VIII diede inizio al suo governo, destinato a durare solamente sette anni durante i quali tuttavia si posero le basi per la futura grandezza del regno. A partire dall' integrazione dell' isola di Man avvenuta il primo gennaio 1484 fino all' intervento, puramente di facciata, accanto alla Provenza nella guerra contro lo Stato Pontificio per Avignone, scoppiata nel mese di febbraio.
    La diplomazia inglese, in quel 1484, fu molto attiva anche sul fronte delle alleanze. Nel mese di maggio il duca di Gheldria propose ad Enrico VIII un trattato di alleanza che, nei suoi progetti, doveva contribuire a bloccare ulteriori avanzate nella regione dei borgognoni e dei francesi, i primi ormai in vistoso arretramento e i secondi sempre più arrembanti e decisi a sostituirsi ai decadenti borgognoni. Enrico VIII firmò il trattato di alleanza deciso a servirsi del duca per estendere la sua influenza nella regione.
    Una settimana dopo entrò a far parte del trattato anche il ducato di Fiandra, porta d' accesso privilegiata al basso corso del Reno e scudo in difesa di Calais. La rete di alleanze anti-francesi era quindi ulteriormente rafforzata e questo faceva sperare in un futuro più tranquillo per la Normandia, da sempre al centro delle preoccupazioni della corona.

    Da parecchio tempo il re di Gwynned, dopo aver rotto l' alleanza con l' Inghilterra al tempo dell' ultimo conflitto con la Francia, lavorava febbrilmente per far insorgere i suoi connazionali residenti nelle contee inglesi del Galles e combattere i detestati oppressori per liberare il proprio paese e far risorgere il regno di Galles.
    I suoi tentativi di sobillare la rivolta erano tutto tranne che segreti e a corte ne erano a conoscenza tutti, con grande indignazione generale. Enrico VII, prima di morire, stava iniziando i preparativi per l' invasione del principato, preparativi rimasti alla fase embrionale dopo la sua morte e l' ascesa al trono del figlio.
    Ora, dopo tre anni di regno, Enrico VIII li riprese e in breve li portò a termine: un armata era pronta nel Galles orientale, un' altra in Irlanda pronta ad occupare la contea di Wexford, proprietà del principato e ultimo angolo dell' isola ancora libero dall' occupazione inglese.
    Il 19 maggio 1485 le truppe inglesi varcarono i confini dando inizio al conflitto. Entro il 21 giugno l' esercito gallese non esisteva più, Wexford cadde il 30 giugno e l' 11 marzo del 1486 terminava l' assedio di Caernarvon e l' occupazione del principato.
    Il 19 marzo il Trattato di Bristol sanciva l' annessione di Gwynned e della contea di Wexford all' Inghilterra. Enrico VIII riunì le contee gallesi in un' unico grande ducato assegnato al fratello minore, Edgard, che assumeva il titolo di Principe di Galles, da quel momento in poi destinato all' erede al trono.
    Il 20 ottobre il Parlamento proclamò la nascita del regno d' Irlanda la cui corona fu ovviamente offerta al giovane sovrano, che se la fece porre sul capo la notte di Natale assumendo i titoli di re d' Inghilterra e Irlanda, duca di Normandia e conte di Calais.

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    L' incoronazione di Enrico VIII in una tela del XVIII° secolo
    Nell' autunno del 1486, poco prima della dichiarazione di nascita del regno irlandese, nell' isola scoppiò una nuova insurrezione di contadini desiderosi di ottenere non tanto l' indipendenza quanto un miglioramento delle condizioni di vita. Enrico VIII, poco interessato alla sorte degli irlandesi, inviò subito truppe per stroncare sul nascere una possibile rivolta generale nell' isola alla vigilia della sua incoronazione a sovrano.
    L' esercito fu, come sempre, spietato e nel mese di novembre la rivolta nella contea di Westmeath erano sostanzialmente sedata, gli animi placati e i cuori ormai rassegnati alla nuova condizione di sudditi inglesi. Il tutto dopo il vano sacrificio di diecimila irlandesi caduti il 12 novembre nella battaglia di Longford.

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    Il regno di Inghilterra e Irlanda con i suoi alleati al 31 dicembre 1486
    Alla fine del 1487 l' erede al trono inglese, il principe di Galles Edgard, si ammalò di polmonite e, nonostante le cure prodigate, le preghiere innalzate in tutto il regno per la sua salvezza, la malattia non concesse tregua ne diede segni di miglioramento.
    Il 26 febbraio il principe compì 14 anni e il fratello maggiore gli fece dono del titolo di conte di Westmeath da aggiungere a quello, ben più prestigioso di principe di Galles: sperava ancora nella sua guarigione e intendeva dimostrargli, una volta di più, il suo affetto.
    Fu tutto vano. Il 1 marzo il giovane principe spirò nel suo letto gettando Enrico VIII in una cupa disperazione e il regno in uno stato di profonda inquietudine. Il re non si era voluto sposare, confidando nel fratello minore per la successione al trono, ma ora, venuto a mancare l' erede, era indispensabile per il sovrano prendere moglie e dare al regno un nuovo erede, evitando i problemi e le complicazioni di appena quarant'anni prima.
    Enrico VIII trovò una compagna nella persona di Maria di Dreux, sorella dell' ultimo duca di Bretagna, spirato alcuni anni prima. Pare che tra i due vi fosse una relazione già da alcuni anni e infatti Maria era incinta il giorno delle nozze, celebrate in tutta fretta il 19 marzo.
    La regina mise al mondo un figlio maschio il 3 agosto, anche se la notizia fu resa pubblica solo alla fine dell' anno in modo da far credere che il bambino fosse frutto della prima notte di nozze e non frutto di una relazione illecita. Il regno fu attraversato da un moto di gioia e al bambino, chiamato Edoardo, furono assegnati i titoli che erano appartenuti allo zio defunto, in quanto nuovo erede al trono.
    La gioia della paternità fu assai breve per Enrico VIII: il giorno di Natale del 1488 cadde da cavallo durate una giostra indetta per la festività e fu chiaro da subito che le sue condizioni erano molto gravi. Tenne duro per una settimana intera, lottando come un leone e contendendo alla cancrena ( derivata dell' infezione della ferita mal curata ) ogni brano del proprio corpo. Il 30 dicembre sigillò il suo testamento in cui nominava la regina reggente in nome del figlioletto, coadiuvata da un gruppo di nobili fedeli e accuratamente selezionati.
    Il mattino del primo gennaio 1489 infine Enrico VIII si spegneva nel palazzo reale a soli 22 anni dopo aver regnato per meno di sette. Si apriva una lunga reggenza, piena di incognite e incertezze.
     
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  13. ^_AC_^

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    Peccato per la morte prematura, questi sovrani inglesi sono un po' cagionevoli. :p
     
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  14. alberto90

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    CAPITOLO II: Il lento avvio dell' avventura coloniale​



    La reggenza per Edoardo V, 1489 - 1503

    Il compito affidato a Maria di Dreux non si presentava certo facile: poco amata perchè più francese che bretone, giovane e apparentemente inesperta, dava l' impressione di non essere in grado di gestire il potere per oltre un decennio. In molti temevano che la sua anima francese avrebbe finito per prevalere su tutto il resto portando danno al regno in favore dell' odiata monarchia d' oltremanica. Il vescovo di Winchester, rivale dell' arcivescovo di Canterbury e fiero oppositore della regina reggente, non si faceva scrupoli nel ventilare la minaccia della cessione alla Francia della preziosa Normandia e di Calais in cambio di un trattato di pace perpetua tra i due stati.
    L' ipotesi era decisamente assurda, perchè una pace perpetua tra Francia e Inghilterra era e sarebbe rimasta impossibile, troppe le rivalità e le ambizioni di entrambi i regni e troppo recenti i ricordi delle disfatte subite ad opera dei francesi.
    La regina reggente fu molto più abile di quanto tutti credevano e in breve riusci a trovare appoggi e sostegno in vasti strati della popolazione e della nobiltà, mentre il clero, sempre tradizionalmente ostile ad una donna al potere, si riserbava il diritto di mantenersi neutrale.
    Pochi mesi dopo la morte di Enrico VIII la reggente firmò un trattato di alleanza con il regno di Scozia, rinforzato da solidi legami dinastici: il principe Edoardo, che non aveva ancora un anno di vita, veniva fidanzato con la coetanea figlia secondogenita del re di Scozia.
    Il Trattato di Rosslin del 26 giugno 1489 toglieva la minaccia, sempre costante, di un attacco alle spalle degli scozzesi ( già alleati da lungo tempo con i francesi ) permettendo quindi agli inglesi di concentrare tutte le truppe in Normandia e a Calais, qualora ve ne fosse stato bisogno. Fortunatamente i francesi non sembravano molto intenzionati a prendersi la Normandia e prestavano le loro attenzioni alla riunificazione dei ducati vassalli.

    L' elezione al soglio di Pietro dell' aragonese Gregorio XV, avvenuta il 27 aprile 1490, fu per la corona inglese un evento molto positivo perchè il pontefice, poche settimane più tardi, inviò alla reggente la Rosa d' Oro segno della benedizione pontificia assieme ad una speciale bolla che confermava ai sovrani inglesi per sempre il titolo di re d' Irlanda, fino a quel momento riconosciuto solo dal clero inglese e bretone.
    A partire dal 1 agosto 1490 in tutte le cancellerie d' Europa ( compresa la Francia ), le ambascerie provenienti da Londra erano ricevute come inviate da Sua Altezza Reale, re d' Inghilterra e Irlanda etc etc .
    I soli a non volersi ancora arrendere all' evidenza dei fatti erano, ovviamente, gli irlandesi. O meglio, i contadini di alcune regione dell' Irlanda, fanaticamente ostili all' occupazione inglese e smaniosi di recuperare la perduta indipendenza.
    Nel 1493 scoppiò quella che sarebbe stata l' ultima rivolta dei contadini irlandesi, nella regione di Sligo. I francesi, ma questo lo si seppe solo in seguito, avevano finanziato e armato i ribelli in gran segreto nella speranza di mettere in crisi l' esercito inglese e poter tentare qualche colpo di mano sul continente, magari a discapito dei provenzali, contando sul fatto che gli inglesi non sarebbe riusciti a intervenire in forze al loro fianco.
    La rivolta, che avrebbe dovuto essere generale, fu invece rapidamente sedata, prima che potesse coinvolgere altro che la contea di Sligo: la battaglia di Cranmore - 1 febbraio 1493 - costò la vita a quasi diecimila irlandesi e fu la tomba dell' indipendenza dell' isola. Da quel momento non si registreranno più insurrezioni in Irlanda per oltre un secolo.

    Un' altro evento significativo della reggenza di Maria di Dreux fu l' istituzione del Tribunale della Camera stellata, il 13 maggio 1494. Il nuovo tribunale era, sostanzialmente, un organo di controllo della giustizia reale, incaricato di ascoltare e valutare l' appello a qualunque sentenza emessa dall' altro tribunale, quello reale.
    Mentre in Inghilterra accadevano queste cose, nella lontana Sassonia le prediche di un pastore protestante portarono, nel corso del 1496, alla scissione interna del movimento protestante e alla nascita del cosiddetto movimento riformato che, rispetto al protestantesimo, assumeva posizioni ancora più rigide e severe.
    Tre anni più tardi, nel corso di una riunione di pastori protestanti e riformati tenuta nella città di Weimar, fu deliberato da entrambi i movimenti, il rifiuto non solo delle decorazioni minuziose delle chiese in voga presso i cattolici ma anche l' uso di incenso durante le funzioni, unitamente a profumi ed aromi vari, ritenuti sacrileghi. Diretta conseguenza di tale decisione fu l' inizio della diminuzione della domanda di incenso e aromi orientali, con calo progressivo della loro presenza sui mercati dell' Europa centro-meridionale più direttamente coinvolti dallo scisma.

    [​IMG]
    Il regno d' Inghilterra e Irlanda con i suoi alleati il 31 dicembre 1500

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    La situazione religiosa al 31 dicembre 1500

    L' evento forse più importante di quegli anni fu, probabilmente, l' annuncio della scoperta di un nuovo mondo, oltre l' oceano, che sembrava promettere enormi ricchezze e la possibilità di conquistare vastissimi territori. In Inghilterra, tuttavia, la notizia non fu accolta, almeno inizialmente, con grande entusiasmo, tant'è vero che non si organizzò neppure una piccola spedizione per visitare le terre recentemente scoperte o per scoprirne di altre.
    La reggente aveva altre preoccupazioni e altri piani in mente. Smentendo clamorosamente il suo sangue franco-bretone, Maria di Dreux estese la rete di alleanze in funzione antifrancese siglando, l' 11 aprile 1501, il Trattato di Torino con la repubblica milanese, diventata nei venti anni precedenti la potenza egemone dell' Italia settentrionale dopo aver spazzato via Venezia e sconfitto i Savoia prendendosi il Piemonte.
    Proprio il fatto di essere padroni del Piemonte e dei valichi alpini che segnavano il confine con il Delfinato francese davano importanza ai milanesi agli occhi della reggente, la quale sperava di poterli coinvolgere in future operazioni belliche contro la Francia, unitamente ai provenzali, esponendo i francesi alla prospettiva di un' invasione alle spalle e sul fianco.
    E i re di Francia, consapevoli della minaccia, preferirono non rischiare e rinunciarono ad ulteriori conflitti con gli inglesi per parecchi decenni, assicurando altresì all' Inghilterra un lungo periodo di relativa pace e permettendo al regno di prosperare e rafforzarsi.

    Se Milano entrava nella rete di alleanze inglesi, dalla stessa rete usciva, in quello stesso 1501, il ducato di Fiandra. La reggente infatti decise di non rompere con la Scozia alleata al ducato di Olanda, aggredito dalle Fiandre, sacrificando i legami con queste ultime. La scelta, per quanto dolorosa, avrebbe in futuro premiato l' Inghilterra.
    Il 3 agosto 1503 Edoardo entrò nella maggiore età secondo la legge e il consiglio di reggenza fu quindi sciolto: la regina madre, nel frattempo sposata con un cugino del defunto Enrico VIII, diventato duca di Bretagna alla morte del fratello di Maria, si ritirò nel castello di Windsor assieme al marito e al loro figlioletto, chiamato Carlo, designato sin da subito come erede al trono qualora Edoardo non avesse avuto figli.
     
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    L' esordio felice di un regno, 1503 - 1507

    Edoardo V era un giovane cresciuto senza padre, assistito da una madre piuttosto bigotta e circondato da preti e vescovi. Dunque non devono stupire la sua solidissima fede e l' assoluto disprezzo per gli eretici.
    Lo dimostrò il primo atto politico del giovane sovrano, cioè la promulgazione del Blasphemy Act del 16 ottobre 1503 con il quale si dovevano punire in modo esemplare tutti coloro sorpresi a compiere atti blasfemi o accusati di aver offeso Dio e i santi.
    Bigotto si, ma, come il padre, molto attivo con la diplomazia estera. Nel 1504 fece fidanzare il suo erede Carlo con la figlia del duca di Hainaut e firmò il Trattato di Flessinga - 28 dicembre 1504 - con il duca d' Olanda inserendolo nella rete di alleanze rivolte contro la Francia e i suoi alleati.
    L' anno successo fu ancora più importante: il 19 settembre il duca di Hainaut, già legato all' Inghilterra col fidanzamento tra Carlo e sua figlia, offrì al re un trattato di alleanza. Edoardo lo firmò senza esitazione e pochi giorni dopo, il 5 ottobre, il duca si mise sotto la protezione inglese divenendo, de facto, un vassallo dell' Inghilterra.
    La notizia fu accolta con enorme sorpresa ed entusiasmo: Calais era ormai totalmente circondata da alleati e dunque molto meno vulnerabile. Senza contare che ora gli inglesi disponevano di una enorme testa di ponte sul continente, non solo rivolta contro la Francia ma anche verso gli stati dell' Impero e il Baltico.
    Ottenuti questi grandi successi diplomatici, Edoardo rivolse nuovamente la sua attenzione alla lotto contro le eresie. Il 6 marzo 1507 promulgò una nuova legge che rendeva punibile con l' arresto e una lunga condanna il semplice possesso di una traduzione della Bibbia. Era una misura chiaramente rivolta contro i protestanti e i riformati, che avevano iniziato a tradurre i testi sacri nelle varie lingue nazionali in modo da renderli accessibili a tutti, andando contro le leggi di Roma e della Chiesa.

    Appoggi diplomatici, leggi e feste, 1507 - 1514

    Quando il duca di Provenza dichiarò guerra al ducato di Savoia, Edoardo non esitò a seguirlo in guerra ma esclusivamente de jure. Di fatto non spedì una sola nave e un solo soldato nel Mediterraneo intanto perchè non aveva interessi laggiù e poi perchè sarebbe arrivato comunque tardi: la sproporzione delle forze in campo era tale che i provenzali da soli avrebbero avuto facilmente ragione degli avversari.
    E infatti già nel novembre del 1508 il duca di Massa firmò la pace pagando una somma di denaro e impegnandosi a versare la metà delle sue entrate commerciali al vincitore. Il duca di Savoia tenne duro ancora per qualche mese ma il 5 febbraio 1509 fu costretto a firmare il Trattato di Villefranche con il quale cedeva Nizza e Cuneo, con i rispettivi territori, alla Provenza assieme al solito pagamento dei danni e all' impegno di versare per un decennio la metà delle entrate commerciali al vincitore.

    Il papa intanto, scacciato da Roma dagli eretici protestanti sudditi del duca di Camerino, aveva trovato rifugio nelle terre cattoliche dell' Impero e vi aveva installato la sua nuova sede. Fu dalla città vescovile di Treviri, dove era in visita, che il pontefice convocò tutti i cardinali del mondo cattolico a Presburgo, in terra cattolica ma già minacciata dall' eresia, per un grande concilio ecumenico. Il Concilio di Presburgo, aperto solennemente il 21 marzo del 1510 - mercoledì delle Ceneri - aveva come scopo quello di dare inizio alla controriforma e cominciare la lotta contro i protestanti e i riformati. Edoardo inviò al concilio ben due vescovi inglesi e da questi fece dire al papa che l' Inghilterra non l' avrebbe tradito.

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    Una sessione solenne del Concilio di Presburgo
    Nella primavera del 1512 a Londra furono indetti grandi festeggiamenti per le nozze di Carlo di Lancaster con Margherita d' Hainaut, celebrate il 13 aprile. Grandi balli, sfilate, caroselli e giostre tennero occupata la mente degli inglesi per un mese intero. Le casse del regno, via via più piene mano a meno che il commercio con i paesi della Germania settentrionale andava intensificandosi, furono sottoposte ad una dura prova, ma tennero in modo eccellente continuando a riempirsi.

    Il Concilio di Presburgo fu chiuso con grande solennità il 15 febbraio 1513, dopo aver apportato modifiche a molti aspetti della vita ecclesiale e aver dato l' avvio ufficiale al movimento contro-riformista, che nelle intenzioni del pontefice avrebbe finito per schiacciare prima o poi, gli eretici.
    Edoardo aderì alla Contro-riforma a partire dal 1 marzo, quando i suoi legati presso la Santa Sede tornarono in patria.
    Tuttavia le relazioni tra l' Inghilterra e il pontefice subirono un repentino raffreddamento all' inizio del 1514 quando scoppiò un conflitto, verbale, tra il barone di Swindon e i monaci del convento di Santa Maria, posto sulle terre appartenenti al nobile, per il possesso di un vasto appezzamento.
    Il barone, presto seguito da vari nobili della zona e persino da alcuni esponenti della corte, rivendicava quel terreno lasciatogli in eredità dalla madre; i monaci, sostenuti da buona parte del clero, pretendevano di usarlo per allargare il monastero in modo da poter ospitare più poveri e indigenti.
    Edoardo, cui la questione fu rapidamente sottoposta, si trovò a dover compiere una scelta molto ardua: la sua fede lo spingeva a schierarsi a favore del monastero mentre il desiderio di mantenere la pace consigliava di non inimicarsi il barone e i suoi amici nobili. Alla fine, dopo essersi tormentato per parecchio tempo, prese la sua decisione e l' 11 aprile 1514 convocò a corte il barone e l' abate.
    L' appezzamento fu assegnato al barone che però avrebbe dovuto provvedere al mantenimento dei poveri ospitati nel monastero a spese sue.
    Era un tentativo di compromesso che il monaci non furono affatto lieti di accettare, mentre il barone, soddisfatto, promise di far edificare in quel terreno un piccolo ospizio e di mantenerlo a sue spese.
    L' abate scrisse indignato al papa e per qualche tempo vi fu il rischio che sul capo del re piovesse una nuova scomunica. Per fortuna non accadde nulla, ma il clero perse un pò di fiducia nel sovrano.

    La Guerra di Gheldria e la rottura con la Scozia, 1514 - 1516

    Nella primavera del 1514, mentre la diatriba tra nobili e clero era appena stata archiviata, il duca di Gheldria dichiarò guerra al suo vicino, il duca di Brabante con l' obbiettivo di espandere i suoi confini e tentare di ottenere la supremazia nella regione.
    Alleati del Brabante erano la repubblica frisona e, sopratutto, il regno di Scozia. Edoardo non aveva intenzione di rompere l' alleanza con la Scozia, così comoda e importante, ma non poteva certo tradire i trattati con la Gheldria perchè avrebbe corso il rischio di gettarla nelle braccia della Francia. Decisamente l' ultima cosa di cui l' Inghilterra aveva bisogno.
    E così, seppure a malincuore, il re si decise e ruppe con la Scozia entrando nel conflitto già in atto. Era stato deciso, durante gli incontri preliminari, che i ducati di Hainaut e Gheldria avrebbero combattuto contro la Frisia e il Brabante mentre Inghilterra e Scozia si affrontavano separatamente. L' Inghilterra mise a disposizione degli alleati una parte della flotta da guerra per bloccare le coste della Frisia mentre il resto avrebbe operato contro le navi scozzesi, impedendo a questi ultimi di inviare soccorsi agli alleati.
    E fu così che inizio la seconda guerra anglo-scozzese, il 10 giugno 1514.
    Fu chiaro sin da subito che il conflitto sarebbe stato una passeggiata, almeno per gli inglesi: il 16 luglio sconfissero gli scozzesi - solo 4.000 - nella battaglia di Lockerbie, procedendo poi all' occupazione sistematica di tutte le provincie e all' assedio delle uniche due " fortezze " nemiche, Edimburgo e Stirling.
    Sul finire dell' anno, dopo aver occupato l' Ayrshire e posto il blocco ad Edimburgo, Edoardo decise di portare un' aiuto più concreto ai suoi alleati continentali e fece sbarcare a Calais un contingente di 10.000 uomini che provvide a inviare in appoggio alle truppe della Gheldria.
    L' aiuto fu assolutamente ben accetto e il contingente inglese ebbe la sua parte di gloria partecipando alla battaglia di Vianen - poco a sud di Utrecht - il 22 gennaio 1515.
    Intanto le operazioni in Scozia procedevano a rilento: Stirling si arrese solo il 14 luglio ed Edimburgo tenne duro fino ai primi di gennaio del 1516, dopo che nel frattempo erano state prese Glasgow il 29 agosto e Dumfries il 12 ottobre.
    Le altre città della Scozia caddero una dopo l' altra, quasi senza opporre resistenza: Dumbarton il 1 marzo 1516, Dundee e Perth il 5 marzo, Aberdeen ed Inverness il 20 aprile. Dornich, nell' estremo nord, si arrese il 26 aprile.
    Il 2 maggio la flotta scozzese ormai condannata, compì il sacrificio supremo gettandosi nelle fauci dei vascelli inglesi appostati al largo di Dundee: le nove navi, di cui solo due da guerra, finirono in fondo al Mare del Nord ancora prima di poter sparare un colpo e l' ammiraglio Charles Wilkie preferì affondare con la sua nave piuttosto che essere salvato dagli inglesi.
    La guerra era agli sgoccioli ovunque. Il 30 maggio essa terminò con il Trattato di Breda: la Scozia cedeva agli inglesi la contea di Dumfries, il Brabante se la cavò con il pagamento delle spese di guerra mentre la Frisia consegnò Utrecht alla Gheldria, restituì la città di Munster al suo vescovo e ruppe ogni legame con il Brabante.
    Soddisfatto per l' esito del conflitto in cui era entrato quasi per forza, Edoardo ringraziò l' alleato accordandogli speciali diritti economici.

    Il primo intervento nel Mediterraneo: in guerra contro Massa e Genova, 1521 - 1524

    Negli anni successivi al Trattato di Breda Edoardo provvide a rafforzare la sua flotta da guerra. Aveva capito che possedere una flotta potente, sopratutto nel caso di un regno prettamente insulare come il suo, equivaleva ad avere vinto mezza guerra in partenza. Bloccando i porti nemici e affondandone le navi, tanto quelle commerciali quanto quelle da guerra, era possibile costringere un paese a chiedere la pace in breve tempo, anche senza il bisogno di un' invasione.
    Dedicò molta cura alla flotta e spese somme enormi per trasformare le sue navi in veri fortini galleggianti, in grado di fracassare le fiancate dei vascelli nemici con una sola bordata.
    Quando Milano, ormai potenza egemone dell' Italia settentrionale, dichiarò guerra alla repubblica di Genova, Edoardo per un attimo fu tentato di dichiarare la propria neutralità perchè Genova si era posta sotto la protezione della Francia.
    Scendere in guerra contro Genova, anche se solo come alleato dell' aggressore, poteva significare quasi certamente un conflitto anglo-francese le cui conseguenze e il cui esito non erano certi. Per fortuna di tutti il re di Francia decise di abbandonare la repubblica al suo destino e quindi Edoardo decise di schierarsi con Milano. Era il 14 novembre 1521.
    Considerata la lontananza dall' epicentro del conflitto e la superiorità numerica degli alleati - Milano aveva al suo fianco anche gli svizzeri e l' Hainaut - Edoardo si limitò a far pattugliare i dintorni di Calais dalle sue truppe e tenne in stato di allarme la sua flotta nella manica, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di improvviso cambio di idea della Francia.
    Nella primavera del 1523 un piccolo esercito anconetano, alleato con Genova e Massa, dopo aver eluso le truppe milanesi e svizzere e attraversato tutta la Francia, si avvicinò pericolosamente a Calais, al punto da spingere il re ad ordinare al suo generale Samuel Smith di ricacciare gli impudenti. Il primo maggio, nel dintorni di Ardres, i settemila anconetani si trovarono di fronte, all' improvviso, Smith e i suoi quindicimila uomini in formazione di battaglia.
    L' abile generale italiano Raffaello Pallavicino provò a deviare ma gli inglesi, lanciati a tutto sprone travolsero lui e i suoi. La battaglia fu, nonostante tutto, molto combattuta e alla fine, pur vincendo, Smith si rese conto di aver perso almeno il doppio degli uomini rispetto all' avversario, sconfitto e in ritirata.
    Ad ogni modo la minaccia era sventata.
    All' inizio dell' anno Edoardo aveva deciso di intervenire anche sul mare, spedendo una flotta di 15 navi nel Mediterraneo col compito di intercettare le navi genovesi e collaborare con la giovane marina milanese.
    Il 26 luglio, a largo della Corsica, la flotta genovese forte di undici navi - di cui però solo sei da battaglia - intercettò i vascelli inglesi che pattugliavano quel tratto di costa nemica: la battaglia durò un paio d' ore al termine delle quali sette legni genovesi erano sul fondo del mare mentre gli inglesi non avevano subito che lievi danni. Era un esordio in acque lontane e molto fortunato.
    La flotta inglese rimase a pattugliare le acque antistanti la Corsica e la Liguria fino al tardo autunno del 1524 quando, iniziate le trattative di pace, si rese inutile la sua presenza nella regione. Il Trattato di Milano, del 27 dicembre 1524, pose termine al conflitto, sancendo la cessione a Milano di Genova e Albenga e l' abbandono di tutte le colonie sul mar Nero da parte della " Superba ", ormai relegata alla Corsica.

    Il ritorno della Scozia: la Guerra del Vallo, 1526 - 1528

    Durante l'estate e l' autunno del 1525 giunsero notizie preoccupanti dal confine settentrionale, dove si parlava di forti mobilitazioni della Scozia e di continui avvistamenti di velieri francesi lungo le coste orientali dell' Inghilterra, carichi di uomini e armamenti.
    Edoardo, sempre preoccupato dalla possibilità di un doppio attacco da nord e da sud, chiese spiegazioni alle corti di Parigi ed Edimburgo, minacciando un intervento militare preventivo in caso di palese minaccia alla sicurezza del regno.
    La Francia negò con fermezza la sua parte e disse che le navi avvistate erano francesi ma non portavano soldati. Gli scozzesi fecero lo stesso ma l' inviato presso di loro capì che in realtà qualcosa stava accadendo e si precipitò a Londra per mettere al corrente la corte della minaccia crescente.
    Edoardo concentrò le truppe a nord, in Cumbria e Northumberland, lanciando in Normandia un contingente abbastanza forte in modo da non farsi trovare impreparato qualora il subdolo francese avesse deciso di giocare sporco. Gli scozzesi protestarono vivacemente per quella manovra così prossima ai loro confini e ingiunsero all' Inghilterra di ritirare le sue truppe minacciando, in caso contrario, di intervenire con le armi.
    Per un attimo Edoardo fu tentato di ritirare l' esercito ed evitare una guerra pericolosa, ma poi venne a sapere che il re di Francia era impegnato sul fronte interno e che non avrebbe potuto, nemmeno volendo, muovere contro la Normandia. Allora, confortato, respinse recisamente l' ultimatum e il maggio 1526 gli scozzesi dichiararono guerra.
    Gli alleati inglesi, nonostante tutto, decisero di rispettare i patti e tutti si unirono all' Inghilterra tranne il duca di Gheldria che si tirò fuori nella maniera peggiore, sopratutto dopo quanto Edoardo aveva fatto per lui. Il re cacciò l' ambasciatore e giurò a se stesso che avrebbe schiacciato quell' orribile presuntuoso di un duca traditore come un insetto.
    Gli scozzesi, evidentemente ignari dei problemi interni della Francia, rimasero scioccati quando vennero a sapere che avrebbero combattuto da soli contro una coalizione in grado di schierare sul campo oltre centomila uomini e sessanta vascelli da guerra. Erano in inferiorità numerica abissale, uno scozzese ogni dieci coalizzati.
    La campagna fu la stessa delle precedenti: occupazione delle contee di frontiera, assedio di Edimburgo e Stirling e avanzata fino alla punta settentrionale della Scozia. Ayr cadde il 26 giugno, Dumbarton il 12 novembre, Edimburgo il 23 marzo 1527. Il 29 aprile gli scozzesi tentarono di riprendere Dumbarton ma furono affrontati da ventunmila anglo-bretoni e disfatti con gravi perdite.
    Mentre la guerra infuriava e ogni giorno volgeva sempre più a suo vantaggio, Edoardo fu colpito da febbri malariche mentre ispezionava uno dei campi scozzesi e non ebbe il tempo nemmeno di rientrare a Londra: l' 11 luglio 1527 moriva nel piccolo villaggio di Houndslow a soli 39 anni, dopo aver regnato per ventiquattro.
    Tocco al fratellastro Carlo il compito di concludere la guerra coi maggiori vantaggi possibili.
    La fortezza di Stirling era sotto assedio da oltre un anno e mezzo ormai ed era prossima alla resa, in quella estate del 1527. La notizia della morte del re Edoardo e della successione, fece si che le linee d' assedio fossero meno strette e questo permise agli scozzesi di far entrare nella fortezza viveri e rinforzi sufficienti per allungare il blocco almeno fino all' inverno. Speravano che il nuovo re concedesse loro una tregue magari una pace onorevole, se proprio non vantaggiosa.
    Ma Carlo, coronato come Carlo I a Westminster il 10 settembre, giunse in vista del castello assediato alla fine di ottobre, con i rinforzi, grazie ai quali il blocco fu nuovamente sigillato e rafforzato. Alla fine, spossati e ormai a secco di cibo e acqua, i difensori rinunciarono ad allungare la loro sofferenza e aprirono le porte il 27 novembre dopo 508 giorni di assedio durissimo.
    Le trattative di pace iniziarono tuttavia solo da caduta di Perth, all' inizio del 1528 e in breve sfociarono nel Trattato di Glasgow, detto anche Trattato del Vallo, con il quale la Scozia cedeva all' Inghilterra le contee di Edimburgo, Ayrshire e Glasgow, trasferiva metà delle sue entrate commerciali ai mercati inglesi e liberava l' arcipelago di Orkney.
    Subito dopo Carlo rientrò a Londra per iniziare ufficialmente il suo regno.
     
  16. ^_AC_^

    ^_AC_^ Moderator Membro dello Staff

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    Beh mi sembra che la situazione sia buona: nuovi rapporti diplomatici in chiave anti francese, aiuti agli alleati nelle loro guerre e conquista di alcune province scozzesi. La minaccia francese è sempre presente, ma per il momento appare contenuta e non bloccante per l'espansionismo dell'Inghilterra. Speriamo continui così.
     
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  17. alberto90

    alberto90

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    La nascita dell' erede e la nascita dei primi insediamenti coloniali, 1530 - 1537

    Nei due anni seguiti alla vittoria sulla Scozia, Carlo si era creato una famiglia. Sposato con lady Elisabeth Portridge, figlia di un nobile della Cornovaglia di origini non proprio eccelse, la fece incoronare regina nella primavera del 1529 dopo aver a lungo combattuto contro l' ostinata resistenza del clero e della nobiltà inglese, che avrebbero preferito un illustre matrimonio dinastico in grado di rafforzare i legami con una delle nazioni alleate.
    Ma il re, innamorato da molto tempo della giovane ragazza, si era dannato l' anima per poterla sposare e, quando ci era riuscito, aveva dovuto chiedere al Santo Padre il permesso di farla regina nonostante le sue non illustri ascendenze. Il Papa aveva accordato il permesso, dopo una lunga riflessione, e grazie al documento pontificio i nobili e il clero inglese si erano arresi al volere del re, giurando di riconoscere lady Elisabeth come regina consorte.
    Il matrimonio si rivelò felice, anche se portò un solo figlio, chiamato Carlo come il padre, nato il 12 luglio 1530.

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    La situazione diplomatica nel 1530

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    La situazione religiosa nel 1530
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    Le dinastie europee nel 1530
    Già nel 1528, appena terminata la guerra, Carlo aveva ricevuto notizie, tramite mercanti stranieri, di vaste terre completamente sconosciute fino a qualche anno prima, ricoperte da foreste e, dicevano le voci, popolate da selvaggi armati di arco e frecce.
    Nessuno aveva saputo dire con precisione dove si trovassero queste terre così lussureggianti, ma tutti erano concordi nell' affermare che bisognava attraversare lo sconfinato oceano per molte settimane affrontando tempeste di incredibile violenza.
    Il re sapeva che i castigliani avevano già, nei decenni precedenti, inviato numerose spedizioni alla ricerca di queste nuove terre, ma non sapeva se l' avessero trovare e nel caso se erano riusciti ad occuparle. Deciso a non lasciare tutto ai nemici dell' Inghilterra, Carlo ordinò l' invio di una piccola spedizione attraverso l' oceano, verso occidente, nella speranza di trovare nuove regioni da esplorare e occupare. La prima spedizione, avviata all' inizio del 1531 fallì: le tre navi non fecero più ritorno.
    Carlo non si scoraggiò: ne fece armare altre tre e nell' estate del 1532 partecipò di persona alla loro partenza, dopo aver consigliato all' ammiraglio di puntare a nord, verso l' Islanda. Per mesi nessuno seppe nulla poi, finalmente, alla fine di luglio del 1533 l' ammiraglio attraccò con una sola nave, piuttosto malconcia, nel porto di Plymouth. Il 16 marzo, alle ore otto del mattino, le sue navi erano ancorate al largo di una costa innevata e gelida ma deserta. Dopo aver piantato bandiera nel bel mezzo di un mucchio di neve e lasciate le due navi con il grosso dell' equipaggio nella zona, era subito ripartito per portare la bella notizia in patria.


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    Salisbury e i primi coloni sbarcano nel nuovo Mondo
    Carlo accolse con grande gioia l' ammiraglio e subito gli affidò la missione di ripartire, con altre navi e uomini, per creare una solida base d' appoggio in vista di nuove esplorazioni e scoperte. Alla fine dell' estate, al comando di altre 5 navi piene di volontari, poveri, mendicanti e qualche centinaio di mercenari rimasti senza denaro e senza padrone, l' ammiraglio Salisbury salpò nuovamente per la " colonia ", nel frattempo dotata di un piccolo forte.

    Nel 1535 la colonia, chiamata Labrador, contava già oltre 600 abitanti e aveva iniziato a produrre pellicce di castoro che scambiava con i nativi. Tuttavia non tutti gli indigeni erano pacifici e all' inizio di maggio del 1535 vi fu una sollevazione di questi, brutalmente sedata dalla guarnigione inglese. I nativi ribelli furono sterminati e tanto bastò per mettere negli altri una tale paura da renderli inoffensivi.
    Nell' autunno di quell' anno Salisbury prese ad esplorare le coste a sud del Labrador, portandosi dietro un piccolo contingente di uomini e qualche famiglia, da impiantare altrove. Nacque così la base di Innu, il 9 ottobre 1535.


    L' espansione delle basi inglesi e la nascita della Compagnia dei Monopoli, 1537 - 1539

    Grazie all' afflusso di nuovi coloni, sopratutto senzatetto, disoccupati e alcune volte anche condannati per reati minori, le basi del Labrador e di Innu crebbero rapidamente, al punto che già nel 1538 erano sostanzialmente autosufficienti e in grado di difendersi da sole.
    Carlo, soddisfatto, continuò a inviare spedizioni, deciso a creare nel più breve tempo possibile un vasto possedimento oltre oceano e, in previsione di un incremento del commercio tra la colonia e la madrepatria, istituì la prima Compagnia dei Monopoli, cui fu affidato il compito di gestire a nome della corona tutto il commercio con le nuove terre, in cambio del versamento annuale di una parte dei ricavati al tesoro. Era il 3 maggio 1538.
    Pochi giorni dopo, l' 11 maggio, Salisbury sbarcò sulle coste di quella che avrebbe scoperto essere una grande isola fondando la terza base, chiamata Newfoundland, proprio di fronte a quella di Innu.
    L' avventura coloniale inglese era ormai avviata con successo e destinata a continuare, praticamente senza interruzione, per almeno un altro secolo. Grazie infatti alla rotta detta " dei ghiacci galleggianti ", che passava dirimpetto alle coste dell' Islanda e poi a quelle di un' enorme blocco di roccia ghiacciata ( che oggi noi chiamiamo Groenlandia ), le navi inglesi riuscivano ad evitare quasi tutte le furiose tempeste oceaniche e quindi a guastare meno i legni dei vascelli. Si era anche scoperto che in un certo periodo dell' anno le acque erano sgombre dagli iceberg e dunque i rischi di qualche naufragio erano notevolmente minori. Su 120 viaggi, solo 3 andarono completamente falliti mentre 50 riuscirono a giungere a destinazione con danni e perdite.


    Dalla rottura con la Bretagna alla nascita della prima colonia, 1539 - 1544

    Mentre gli inglesi espandevano rapidamente le loro basi nelle nuove terre, Carlo fu costretto ad occuparsi nuovamente di politica europea. Il re di Francia si era fatto, negli ultimi tempi, nuovamente minaccioso, approfittando sicuramente delle distrazioni coloniali inglesi. Aveva puntato gli occhi sulla Bretagna, alleata dell' Inghilterra, che occupava da molti anni Angers e l' Angiò.
    Nella primavera del 1539 il sovrano dichiarò guerra alla Bretagna, nella speranza di poter sconfiggere gli inglesi e strappare loro la Normandia oltre a mutilare la Bretagna. Ma Carlo, che non aveva nessuna intenzione di fornire al re di Francia vittorie e allori, decise di sacrificare l' alleanza con la Bretagna, rifiutandosi di scendere in guerra al suo fianco. Il re di Francia, se da un lato rimase molto deluso da quella decisione, si consolò pensando che avrebbe avuto più facile gioco dei bretoni senza doversi preoccupare anche degli inglesi. Il 20 giugno 1539 l' ambasciatore di Bretagna a Londra se ne andò, sancendo de facto la fine dei rapporti diplomatici tra i due paesi.


    Il 31 dicembre 1539 il Conclave elesse papa il cardinale Francesco Albani, che prese il nome di Pio II. Pochi mesi dopo Carlo gli inviò un ambasciatore per ottenere dal sommo pontefice l' autorizzazione a proseguire con la colonizzazione delle nuove terre scoperte. Pio II non solo accordò il suo permesso ma decretò che tutte le terre scoperte da navigatori inglesi sarebbero appartenute, in futuro e per sempre, alla corona d' Inghilterra, ovunque esse si trovassero.
    Confortato dal successo, Carlo fece partire numerose altre spedizioni verso le nuove basi che, rapidamente, stavano popolandosi e via via si rendevano autosufficienti.
    Il 1 giugno 1540 il ducato di Hainaut, rimasto privo di titolare, fu incorporato nel regno, e il titolo ducale assegnato al fratello della regina, sir Edward Portrigde, come compenso per gli ottimi servigi da lui resi alla corona.
    Pochi mesi dopo, il 25 novembre, Carlo I promulgò una legge con la quale stabiliva che gli enormi banchi di pesce che popolavano le acque attorno alla grande isola di Newfoundland erano esclusivamente riservati al mercato inglese, per sempre.


    Il 13 febbraio 1544, dopo soli undici anni, l' Inghilterra aveva la sua prima colonia oltre oceano. Carlo la ribattezzò Nuova Inghilterra e ne nominò governatore Samuel Salisbury, che l' aveva scoperta e contribuito a popolarla.
    La Castiglia, la Francia, il Portogallo, i tre principali rivali del regno, erano ancora molto indietro, disponendo soltanto di qualche base commerciale isolata e poco popolata, minacciate dai locali ed esposte ad attacchi stranieri, mentre la Nuova Inghilterra disponeva già di un piccolo esercito regolare, rinforzato dai 2.000 uomini che Salisbury si era fatto inviare dal re, e poteva contare sull' appoggio più o meno spontaneo di numerose tribù nei dintorni.

    L' avventura coloniale dell' Inghilterra era iniziata, con un grande successo. E non si sarebbe più arrestata.
     
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  18. Sir Matthew

    Sir Matthew

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    ottimo! io starei attento a quel blocco de valois però. un'unione personale tra francia e spagna sarebbe un rivale molto pericoloso
     
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  19. ITAK_Linus

    ITAK_Linus

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    Pericoloso non troppo in termini generali. Però a quel punto qualunque cosa sia sul continente europeo è persa: province, eserciti ed alleati.

    Poi probabilmente un'eventuale guerra la vince uguale perché la IA non sa gestire flotte e territori oltremare mentre nel continente fa il blobbone e tanti saluti

    In teoria credo però che una Calais con il massimo di fortificazioni ed un esercito gigante possa reggere l'urto francese.
     
  20. alberto90

    alberto90

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    Per fortuna la unione personale tra Francia e Castiglia-Aragona è durata poco e non mi ha dato grossi problemi. La mia rete di alleanze antifrancesi è stata molto utile perchè ha costretto il mangiarane a dividere le sue forze ( che più avanti arriveranno ad essere superiori alle mie ) e quindi a renderle più vulnerabili. Ci saranno altre guerre con la Francia, ma nessuna di queste, per quanto difficili e a tratti quasi mortali per me, riusciranno a ributtarmi in mare.
     

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