Piano italo-tedesco per l'invasione della Francia

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da huirttps, 7 Febbraio 2012.

  1. huirttps

    huirttps

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    Ho letto di un piano italo-tedesco risalente ai tempi della Triplice Alleanza per l'invasione della Francia che venne rispolverato nel giugno 1940.

    Tale piano si dovrebbe chiamare "via dei Vosgi" o "via dei Burgundi" , prevedeva che due CdA italiani, con ovvio supporto tedesco, attaccassero dal nord della Svizzera scendendo nella valle del Rodano con direttrice Friburgo-Lione-Marsiglia ma sembra che fu rifiutato dagli italiani per questioni di prestigio, preferendo invece un bell'attacco frontale sulle Alpi o_O

    Qualcuno ha dati/documenti/immagini per approfondire?
     
  2. GyJeX

    GyJeX

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    La prima che sento, ma non era un po' tardi il 10 giugno mettere in moto un piano del genere ?? In quei giorni i tedeschi erano già praticamente nella valle del Rodano
     
  3. huirttps

    huirttps

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    Della serie : ti piace vincere facile :eek:

    Un piccolo riferimento l'ho trovato su wiki
    Tutti i piani dell'esercito italiano, dall'Ottocento al 1940, prevedevano quindi una difensiva sulle Alpi e cercavano eventuali sbocchi offensivi in altre direzioni, sul Reno in appoggio ai tedeschi o nel Mediterraneo. Ciò nonostante vennero concentrate alla frontiera 22 divisioni italiane (circa 300.000 uomini e 3.000 cannoni), con grosse forze di riserva nella pianura padana.

    Infatti il rifiuto per motivi di prestigio era proprio dovuto al fatto che il ruolo italiano sarebbe stato "in appoggio" e non da protagonista.
     
  4. huirttps

    huirttps

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    <<Ho trovato questo articolo nel numero 207 di S&T

    "Schlieffen's Italian Connection" di Alfred A.Novi, l'ho tradotto dall'inglese

    La prima guerra mondiale è stata l'era del piano perfetto, di quei minuziosi piani militari progettati per assicurare una vittoria totale nel minor tempo possibile e al minor costo.

    Il più famoso di questi ultradettagliati piani per la vittoria, è stato quello creato dal capo dello stato maggiore generale tedesco Alfred von Schlieffen nel 1905.

    Eppure l'idea di Schlieffen per ottenere una vittoria veloce contro la Franca, con una manovra dell'esercito tedesco attraverso il Belgio, fallì e invece quel che si ebbe fu il lungo orrore della Grande Guerra.

    Da allora il piano Schlieffen è sempre stato oggetto di ammirazione e controversie sia tra gli storici che tra i dilettanti. Oggetto della controversia è il fatto se il piano Schlieffen fosse praticabile o meno.

    Nonostante la continua ammirazione per il piano, esso conteneva un soprendente numero di problemi. Il fatto è che Schlieffen ignorò molte cose:
    realtà geopolitiche, problemi logistici, i limiti fisici degli uomini e dei cavalli e anche la semplice geografica.

    Non lasciò nemmeno spazio a quello che Karl von Clausewitz chiamava attrito, la miriade di piccole cose che possono andare male durante una campagna.

    Dal punto di vista politico la volontà di Schlieffen di violare la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, garantiva l'entrata in guerra del Regno Unito.

    Allo stesso tempo non esaminò attentamente le implicazioni logistiche del suo grande piano, ritenendo che uomini e cavalli potessero continuare a muovere e combattare per sei settimane, ignorando il fatto che le forze tedesche avrebbero operato su linee esterne contro un nemico capace di spostare le sue truppe per ferrovia lungo linee interne.

    E oltre a tutto questo c'è un punto debole nel piano che è stato ignorato da quasi tutte le analisi dei fatti del 1914: il ruolo italiano.

    Schlieffen progettò il suo piano col presupposto che ci sarebbe stato un considerevole contingente italiano a combattere con l'esercito tedesco sul fronte occidentale.

    Relazioni militari italo-tedesche, 1882-1905

    La conclusione della Triplice Alleanza tra Italia, Germania e Austria-Ungheria il 20 maggio 1882 è stata generalmente attribuita al desiderio di Bismarck di tenere l'Italia fuori da qualunque conflitto tra Austria e Russia. Questa prospettiva ritiene che l'idea di Bismarck non era tanto avere aiuto militare italiano ma piuttosto evitare che l'Italia
    attaccasse l'Austria nel caso scoppiasse una guerra tra quest'ultima e la Russia. Tale idea, però, non è per niente una visione reale della situazione. L' Italia sicuramente beneficiava dell'alleanza, se non altro perché avrebbe avuto l'appoggio della marina tedesca e austroungarica in caso di conflitto italo-francese.

    Anche un superficiale esame dell'equlibrio militare dimostra che la Germania poteva affrontare la Francia senza aiuto o la Russia con l'assistenza austriaca ma non avrebbe potuto reggere una coalizione franco-russa. Con l'Italia nell'alleanza i rapporti di forza erano considerevolmente migliorati.

    Il trattato che fondava la Triplice Alleanza non aveva clausole militari. Il punto che vi andava più vicino era l'articolo V, in cui era scritto che "le Potenze contraenti si concerteranno in tempo utile sulle misure militari da prendersi in vista di una cooperazione eventuale.".

    Non ci furono contatti militati nel primo periodo dell'alleanza, 1882-1887.Solo dopo che la Triplice Alleanza fu rinnovata per la prima volta, nel 1887, incominciò una seria cooperazione militare.

    All'inizio del 1888 il generale Enrico Cosenz, capo di stato maggiore dell'esercito italiano, si incontrò con la sua controparte tedesca, Helmut von Moltke, capo di stato maggiore e artefice della vittoria prussiana sull'Austria nel 1866 e sulla Francia nel 1870-71.

    Spinto dal suo ex compagno garibaldino, il primo ministro Francesco Crispi, Cosenz propose a Moltke che in caso di guerra franco-tedesca l'Italia mandasse sei corpi d'armata e tre divisioni di cavalleria per supportare la Germania in Alsazia, entro 20 giorni dalla mobilitazione.

    Questa offerta ebbe una buona accoglienza da parte tedesca. Il kaiser Guiglielmo I, per esempio, la vide come un rinnovarsi dell'alleanza del 1866.

    Moltke ammise che la presenza di un contingente italiano sul Reno rendeva molto più sicura l'Alsazia e assicurava le forze per un attacco al forte di Belfort in caso di guerra.

    I tedeschi erano tanto contenti dell'offerta italiana che entro un mese fu firmato un accordo sulla questione, con i dettagli tenici da definire nei mesi seguenti da parte dei rispettivi comandi.

    La ragione dietro l'offerta italiana di mandare truppe in Alsazia non sono difficili da determinare. La frontiera franco-italiana è praticamente impenetrabile dal lato italiano ma piuttosto accessibile dalla direzione opposta.

    Più importante ancora fu il riconoscimento da parte italiana della centralità del conflitto franco-tedesco negli affari europei. Se l'Italia avesse aiutato la Germania a vincere in un teatro sicuramente decisivo in un conflitto europeo, questo avrebbe aumentato molto l'influenza italiana nel dopoguerra.

    Così una presenza italiana in Alsazia era strategicamente più importante per l'Italia che per la Germania, almeno nel 1888. Infatti nei primi anni dell'accordo militare italo-tedesco, nessuno dei successori di Moltke come capo di stato maggiore, Alfred von Waldersee (1888-1891) e Alfred von Schlieffen (1892-1905), considerarono importante il contributo italiano. Questo cambiò nel 1892.

    Infatti nella seconda metà del 1888, già stipulata la convenzione militare, Guglielmo II diventò imperatore di Germania.

    Guglielmo lasciò scadere con noncuranza la "Dreik....rbund" di Bismarck, la "Lega dei tre imperatori" di Germania, Austro-Ungheria e Russia. Questo lasciò la Russia senza alleati in Europa.

    Di conseguenza, nonostante le enormi differenze politiche, la Russia zarista e la Francia repubblicana stipularono una alleanza difensiva nel 1892. E fu questa alleanza a portare l'ispirazione per il piano Schlieffen. Con l'alleanza franco-russa la Germania si trovò davanti alla possibilità di una guerra su due fronti.
    Quando era ancora capo di stato maggiore, Moltke aveva preso in considerazione questa possibilità e aveva concluso che miglior condotta tedesca sarebbe stata tenere la difensiva contro la Francia e condurre una seria di offensive contro la Russia in collaborazione con l'Austria-Ungheria.
    Ma date le circostanze Moltke non credeva che fosse possibile sferrare un colpo decisivo e quindi la guerra sarebbe stata lunga.
    Di conseguenza consigliava azioni politiche e diplomatiche per evitare una guerra su due fronti.

    Il piano Schlieffen, 1905-1912

    Il piano d'emergenza di Moltke per una guerra su due fronti con Francia e Russia era così predisposto nel 1891 quando Schlieffen diventò capo di stato maggiore. Ed entro un anno quella che era una remota possibilità diventò una certezza per il futuro.

    Schlieffen trovò che il piano di Moltke non era soddisfacente. Egli ammirava la manovra di Canne in cui il cartaginese Annibale aveva annientato un esercito romano di dimensione doppia per mezzo di una brillante manovra aggirante.
    Per questo motivo Schlieffen cominciò a considerare la possibilità di sconfiggere la Francia in una campagna breve e decisiva. Da allora fino al suo ritiro nel 1905, Schlieffen si dedicò alla progettazione del piano che avrebbe permesso alla Germania una vittoria totale e veloce.

    La avrebbe ottenuta per mezzo di un grande aggiramento strategico sulla sinistra francese e una ......... di annientamento vicino a Parigi. Dopo la sconfitta della Francia gli eserciti tedeschi sarebbero stati diretti a est a rinforzare le deboli forze rimaste a difesa contro il "compressore" russo.

    Le realtà della nuova situazione militare spinse Schlieffen a rivalutare l' importanza del contributo italiano, egli infatti aveva una considerevole
    conoscenza dell'esercito italiano perché era stato addetto militare a Roma nei tardi anni 80'.

    Dato il rapporto franco-russo l'aiuto italiano sarebbe stato utile. Non solo le truppe italiane in Alsazia avrebbero rinforzato quelle tedesche ma una offensiva italiana sulle Alpi, riuscita o no, avrebbe tenute occupate circa otto divisioni francesi.

    Una offensiva navale italo-austriaca nel Mediterraneo poteva anche evitare che mezza dozzina di divisioni francesi in Africa del nord raggiungessero il continente.

    Stranamente sembra che nessuno nella triplice Alleanza abbia suggerito una offensiva italiana dalla Libia verso la Tunisia che avrebbe bloccato là considerevoli forze francesi.
    [per forza, negli anni di Schlieffen la Libia non era ancora italiana. NdT]

    Tutti questi fattori giocarono una parte nell'evoluzione del piano Schlieffen per una grande offensiva contro la Francia e Schlieffen spese tutto il suo mandato come capo di stato maggiore nello sviluppo e ritocco del piano, terminandolo poco prima del suo ritiro nel 1906.

    Il suo successore come capo di stato maggiore, Helmut von Moltke il giovane, pare che concordasse col suo predecessore sull'importanza del fattore italiano. In un promemoria del 1912 scrisse che la presenza degli italiani in Alsazia avrebbe assicurato la riuscita dello sforzo tedesco contro la Francia. Nel frattempo i dettagli tecnici della convenzione del 1888 venivano aggiornati regolarmente senza significativi cambiamenti dei suoi caratteri essenziali.

    Nel 1912 il contingente da mandare in Alsazia era ridotto a cinque corpi d'armata e due divisioni di cavalleria che dovevano arrivare il giorno M+20.
    Inoltre gli italiani avrebbero dovuto lanciare una offensiva sulle Alpi con lo scopo di tenere impegnate il maggior numero possibile forze francesi e anche lanciare una offensiva navale nel Mediterranero per impedire la partenza delle truppe francesi dall'Africa del nord.

    Come tutte le alleanze, la Triplice Alleanza ebbe i suoi momenti alti e bassi. Il suo valore reale fu particolarmente debole durante il primo decennio del ventesimo secolo, a causa di un certo numero di fattori.

    In parte per lo scomparire delle tensioni anglo-francesi che portarno alla Entente Cordial anche le relazioni franco-italiane migliorarono. Allo stesso tempo le relazioni italo-austriache cominciarono a raffredarsi. L'alleanza con l'Austria era per molti italiani lo spiacevole effetto collaterale di una ben gradita alleanza con la Germania.
    L'Austria controllava ancora molti territori abitati da italiani e l'irredentismo non era morto ma solo in letargo sotto la coperta dell'alleanza.
    Cominciò a rialzare la testa all' inizio del secolo.
    Alcuni elementi in Austria-Ungheria, tra cui lo stesso capo di stato maggiore Franz Conrad von Hotzendorff, contribuirono alla crescente tensione con proposte di rifortificare la frontieraitalo-austriaca e anche di una guerra preventiva contro l'Italia.

    L'avventura tedesca in Marocco 1900-1906 e l'annessione della Bosnia-Herzegovina da parte dell'Austria nel 1908, furono elementi di apprensione per gli italiani, soprattutto perché i loro alleati sembravano fare apposta a cercare una guerra col Regno Unito.

    Così dal 1908 la Triplice Alleanza sembrava nient'altro che una formalità. Ma nel 1911 l'Italia dichiarò guerra alla Turchia per la Libia, questo rovinò le relazioni franco-italiane e i politici italiani cominciarono a rinsaldare i rapporti con la Germania.

    L'Italia entrò in guerra con la Turchia nella convinzione che sarebbe stato un modo facile,veloce ed economico per conquistare una colonia ma la lotta si rivelò molto più dura del previsto.

    Alla fine del 1911 quasi un quarto della forza attiva dell'esercito italiano, circa 110000 uomini, era impiegata in operazioni in Libia. La conclusione del conflitto verso la fine del 1912 portò ben poco respiro perché cominciò la lotta della guerriglia locale. Il costo umano e finanziario della guerra esaurì le magre risorse italiane. Nonostante il
    desiderio di stringere i legami, alla fine del 1912 l'Italia fu costretta a cancellare gli accordi militari con la Germania.


    L' alleanza in crisi, 1912-1913

    Nel novembre 1912 il generale Alberto Pollio, capo di stato maggiore italiano, mandò un suo addetto a informare Moltke che l'Italia non sarebbe stata in grado di adempiere ai suoi obblighi in base alla convenzione militare del 1888.
    Il 12 dicembre Pollio emise anche un comunicato ufficiale in cui si rieseminavano le basi dell'alleanza militare italo-tedesca, si spiegavano le attuali difficoltà dell'esercito italiano e ne veniva ufficialmente cancellato il contributo.
    Nonostante questo si assicurava a Moltke che la Triplice Alleanza restava intatta e che si trattava di una situazione temporanea, e anche in queste circostanze l'Italia si sarebbe mobilizzata in caso di guerra.

    Poco tempo dopo anche von Hotzendorff fu correttamente, ma brevemente, informato che l'Italia non avrebbe avuto bisogno delle ferrovie austriache nell'immediato futuro.

    Il mancato invio di un contingente italiano in Alsazia non pare che fosse considerato un tradimento da parte tedesca, infatti Pollio era conosciuto come un acceso sostenitore della Triplice Alleanza ed erano ben note le condizioni dell'esercito italiano dopo la guerra con la Turchia.

    Comunque questa decisione causò serie difficoltà a Moltke, il 12 dicembre disse al colonnello Erich Ludendorff dello stato maggiore: "Non avremo un aiuto diretto contro la Francia e l'Inghilterra!".

    Poco convinto della massiccia concentrazione di forze sul fianco destro, Moltke aveva già apportato alcune modifiche al piano Schlieffen per riequilibrarlo. La perdita della terza armata italiana diminuiva di più del 50% le sue forze sul fianco sinistro e Moltke dovette di nuovo ricombinare i pezzi del piano.

    Un attento studio del piano di Moltke ha dimostrato che assegnò ad ogni ala la stessa proporzione di forze che aveva previsto Schlieffen. Questi aveva assegnato il 21,2% delle forze disponibili all'ala sinistra e lo stesso fece Moltke, sostituendo gli italiani con nuove forze tedesche che non erano disponibili nel 1905.

    In maniera più audace, Moltke rinforzò il lato destro apportando due ragionevoli cambiamenti al piano originale.
    Schlieffen aveva pianificato due corpi d'armata sul fianco destro per operare contro l'Olanda e ne aveva assegnati altri cinque per conquistare Antwerp. Moltke cancellò l'invasione dell'Olanda e tolse tre corpi d'armata dalle forze per assediare Antwerp sostituendole con unità di Landwehr.

    Sia nella versione di Schlieffen che in quella di Moltke, l'ala destra aveva un totale di 54 divisioni di prima linea o di riserva. Ma la versione di Moltke aumentava le forze veramente disponibili contro la Francia da 47 a 52 divisioni, un aumento di quasi l' 11%. E allo stesso tempo riduceva le forze nemiche di due corpi d'armata evitando di combattere l'Olanda. Così il piano di Moltke era ancora più "schliefferiano" di quello di Schlieffer.

    L'impegno rinnovato, 1913-1914

    La cancellazione dell'invio della Terza Armata Italiana in Alsazia non segnalò la fine della cooperazione militare italo-tedesca. Infatti nel gennaio 1913 una nuova convenzione navale fu raggiunta tra Italia, Germania e Austria-Ungheria. Le loro tre marine decisero di operare sotto un comando unificato nel Mediterraneo con lo scopo di tagliare le comunicazioni francesi col nord Africa e di compiere uno sbarco anfibio in Provenza (qualche idea della leggerezza con cui venivano viste le operazioni anfibie
    si evince dal fatto che la marina britannica propose lo sbarco di 50000 spagnoli in Sardegna o Sicilia sotto la copertura della Royal Navy e della flotta francese.)

    Poco tempo dopo in una conversazione con Alfred von Waldersee, Pollio espose i suoi piani di operazione in caso di guerra.
    Alla mobilitazione l'Italia avrebbe avuto 15 corpi d'armata, per un totale di 25 divisioni attive e 10 di riserva, più quattro divisioni di cavalleria di cui una di riserva.

    Pollio spiegò che in caso di guerra l'Italia avrebbe iniziato subito una offensiva sulle Alpi con quattro corpi d'armata e allo stesso tempo ne avrebbe usati 5 per l'operazione anfibia in Provenza.

    Un corpo d'armata sarebbe rimasto in riserva generale e i restanti due corpi attivi sarebbero stati pronti per un possibile invio in Germania. Tre corpi avevano il compito di difendere le coste.

    Questa notizia fu ben accolta a Berlino. Moltke infatti sembra che abbia avuto un ottima impressione di Pollio, una opinione condivisa da Conrad anche se quest'ultimo, più realista, fece notare che "il generale Pollio non è l'Italia".

    I nuovi piani italiani erano probabilmente i più realistici date le circostanze. Nonostante questo gli ostacoli a una offensiva sulle Alpi restavano gli stessi di 30 anni prima.

    Nel maggio 1913 il tenente generale Luigi Cadorna, comandante della Terza Armata, scrisse un memorandum sull'argomento. Elencò le difficoltà di operare sulle Alpi e consiglio l'invio della maggior parte delle forze in Alsazia in caso di guerra.
    La valutazione di Cadorna della situazione era ben ragionata. Anzi sembra che riflettesse gli stessi pensieri di Pollio sulla materia.

    La sospensione di legami militari diretti con la Germania era considerata solo una misura temporanea.
    Nella seconda metà di Agosto del 1913, Pollio si recò in Silesia come ospite di Moltke per osservare le manovre annuali dell'esercito tedesco, insieme con Conrad von Hotzendorff.
    Era una occasione troppo bella da perdere e il 13 settembre Pollio propose il rinnovo della convenzione militare del 1888.

    Fece presente che con il miglioramento della situazione militare in Libia, avrebbe potuto spedire in Alsazia due divisioni di cavalleria e forse da tre a cinque di fanteria, entro venti giorni dalla mobilitazione.

    Pollio disse che l'offerta di cavalleria era piuttosto sicura, dal momento che l'Italia aveva più risorse in quell'arma di quanto fosse necessario. Ma per lo spostamento della fanteria avrebbe avuto bisogno dell'approvazione del re e del governo.

    Moltke ringraziò molto l'offerta di Pollio. Anche se la cavalleria non mancava sul fronte occidentale, l'offerta significava che l'Italia diventava ancora un forte alleato della Germania e implicava che c'era da aspettarsi un aiuto ancora più sostanzioso in futuro.

    Anche Conrad fu soddisfatto e suggerì a Pollio di pensare alla possibilità di inviare truppe sui fronti della Galizia o della Serbia. I tre generali furono d'accordo nel far cominciare subito i lavori tra i rispettivi staff, mentre Pollio cercava di ottenere le neccessarie autorizzazioni.

    Nell'autunno del 1913 ufficiali di stato maggiore italiani, tedeschi e austriaci cominciarono gli incontri per scrivere i dettagli preliminari di una nuova convenzione militare. Allo stesso tempo Pollio ottenne il permesso del Re e all'inizio del 1914 ebbe anche quello del governo.

    Incontri di alto livello iniziarono nel febbraio 1914. L'Italia era rappresentata dal Generale Luigi Zuccari, proposto come comandante della Terza Armata e precedente delegato italiano alla conferenza di Hague.
    Waldersee partecipava per la Germania. Mentre i due generali conferivano a Roma, gli ufficiali di stato maggiore dei tre eserciti si incontravano in Vienna per stabilire i dettagli tecnici del movimento delle truppe italiane attraverso l'Austria-Ungheria e la Germania fino in Alsazia.

    Entro il 18 febbraio gli accordi preliminari erano stati raggiunti riguardo allo spiegamento dei tre corpi d'armata in Germania. I negoziatori stabilirono che i dettagli completi sarebbero stati completati in marzo e nel frattempo Zuccari avrebbe visitato l'Alsazia per conoscere il terreno.La nuova convenzione militare fu firmata l'11 Marzo 1914.

    La convenzione militare del 1914

    Anche se i dettagli della nuova convenzione militare tra Italia, Germania e Austria-Ungheria, erano complessi, i termini generali erano abbastanza semplici.

    L'Italia si prestava a trasferire la sua terza armata, consistente in due divisioni di cavalleria e tre corpi d'armata - circa 150000 uomini - in Alsazia tra l'ottavo e il ventesimo giorno di mobilitazione, usando ben precise linee ferroviarie italiane, tedesche e autriache.

    Entro tre giorni dall'arrivo in Alsazia, la Terza Armata avrebbe cominciato le operazioni in collaborazione con l'esercito tedesco.

    La Germania sarebbe stata responsabile per le linee di comunicazione e la sicurezza sui fianchi mentre gli italiani avanzavano in Francia. Dal momento
    che il settore italiano includeva le fortezze di Epinal e Belfort, i tedeschi avrebbero prestato otto batterie di obici da 210mm.

    Ulteriori clausole obbligavano l'Italia a ridurre di 5 giorni, entro il 1 aprile 1915, i tempi di preparazione per le operazioni in Alsazia e anche di studiare il possibile aumento della forza della Terza Armata.

    La riduzione del contingente italiano dai cinque corpi d'armata previsti nel 1888 a tre corpi d'armata, era il risultato del continuo impegno in Libia.
    Comunque la riduzione non era grande come sembra, tra il 1888 e il 1914 la forza di un battaglione italiano era passata da 800 a 1040 uomini con un proporzionale aumento delle altre armi.

    Di conseguenza i tre corpi d'armata del 1914 erano quasi equivalenti a quattro corpi del 1888.

    L'accordo del 11 marzo 1914 ristabiliva la partecipazione italiana sul fronte occidentale e dava inizio a una frenetica attività tra Roma, Vienna e Berlino. Nel corso dei mesi seguenti ci furono altri incontri e gli stati maggiore italiano, tedesco e austriaco svilupparono un gran numero di piani e proposte. Pollio offrì diverse volte truppe italiane per i fronti della Galizia e della Serbia, e gli austriaci presero molto sul serio questa proposta tanto da farne oggetto di studio sui dettagli tecnici.

    Pollio propose anche che le due restanti divisioni di cavalleria italiane, fosse mandate nella prussia orientale ma uno studio tedesco mise in evidenza sei problemi tecnici per questa mossa.

    Si parlò anche della possibilità di una guerra preventiva. Tutte queste proposte fanno capire come gli italiani avessere presente la difficoltà di una offensiva sulle Alpi e della poco meno pericolosa operazione anfibia in Provenza.

    Intanto gli staff studiavano il modo di trasportare le truppe italiane in Alsazia.

    La conclusione del nuovo patto militare italo-tedesco nel 1914 ristabiliva la fiducia tedesca nella vitalità della Triplice Alleanza ma non portava altri cambiamenti alle modifiche fatte da Moltke al piano Schlieffen. Come scriveva Moltke a Conrad pochi giorni dopo la conclusione del nuovo accordo:

    sotto i termini del piano Schlieffen le operazioni offensive sarebbero iniziate dal giorno M+16, mentre gli italiani non sarebbero stati pronti in Alsazia prima di M+22.

    Nonostante l'accordo la campagna sarebbe iniziata col presupposto che gli italiani non sarebbero arrivati in tempo per avere un ruolo decisivo, ma Moltke scriveva "non è importante per me se l'Italia manda un forte contingente in Germania. Quel che importa è che l'Italia entri in guerra a fianco dei suoi alleati".

    La crisi del luglio-agosto 1914

    L'uccisione di Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 mise in moto la ben documentata sequenza di eventi che portò in modo quasi automatico allo scoppio della Grande Guerra. Assegnare la responsabilità della guerra è stato da allora una delle principali occupazioni degli storici.

    Al di là di tutto non ci sono dubbi che l'alto comando tedesco, nelle persone di Moltke il giovane e del ministro della guerra von Falkenhayn, ebbe un ruolo determinante.

    L'occasione di uno scontro decisivo con la Francia in quel momento era benvenuta in Germania. Tra i fattori che spingevano a desiderare la guerra vi erano i continui miglioramenti nell'esercito russo, il previsto aumento di quello francese, il deteriorarsi delle relazioni tedesche con le potenze minori e il timore per il futuro dell'Austria-Ungheria. A questo va aggiunta la convinzione che l'Italia sarebbe stata al fianco dei tedesco in base agli accordi del 1914.

    Ma questa convinzione fu un errore fatale perché l'alto comando tedesco non comprese che in Italia il potere militare era fermamente sottoposto all'autorità civile, a differenza di quanto accadeva in Germania.

    Lo sviluppo della crisi dell'estate del 1914 aumentò da parte tedesca la valutazione sbagliata dell'impegno italiano. Il 23 luglio, l'Austria-Ungheria spedì il suo ultimatum alla Serbia ed entro cinque giorni i due paesi erano in guerra.

    Entro un'altra settimana anche le principali potenze europee erano in guerra. Tutte a parte l'Italia.

    Dopo i fatti di Sarajevo era sembrato tanto improbabile lo scoppio di una guerra, che l'Italia era rimasta senza capo di stato maggiore per quasi un mese. Il 1 luglio 1914 il generale Pollio, principale sostenitore della cooperazione con la Germania, era morto per un attacco di cuore.

    Non si avvertì particolare urgenza nel rimpiazzarlo. Il 10 luglio il generale Luigi Cadorna fu nominato per il posto vacante e la conferma arrivò solo due settimane dopo. Fu formalmente approvata il 27 luglio, quattro giorno dopo l'ultimatum austriaco e un giorno prima dell'inizio della guerra.

    Al pari di Pollio, Cadorna supportava le strette relazioni militari con la Germania. Appena fu confermato come capo di stato maggiore, cominciò a lavorare all'attuazione dei termini della convenzione militare.
    Il 29 luglio chiese al ministero della guerra di approvare il "preallarme", un comando che annunciava "imminente pericolo di guerra", simile al Kriegesgefahr tedesco.

    Il 'preallarme' permetteva alle truppe di presidiare posti avanzati e fortificazione sulle Alpi e autorizzava il trasferimento di artiglieria pesante alla frontiera francese. Permetteva anche a Cadorna di fare spese straordinarie per accumulare importante materiale militare, di avviare le misure di mobilitazione e di spedire ordini preliminari per l'invio della terza armata in Alsazia.

    Tutte queste misure erano necessarie se l'Italia voleva adempiere ai suoi obblighi secondo la convenzione militare, perché doveva mobilizzarsi allo stesso tempo della Germania.

    Ogni giorno perso avrebbe guastato la tabella di marcia prevista dai tedeschi per il fronte occidentale. Con l'Austria e la Serbia già in guerra, con l'ingresso della Russia imminente e con la mobilitazione tedesca in corso, Cadorna non poteva fare altrimenti.

    La risposta del ministero della guerra fu veloce: Cadorna ebbe l'approvazione.

    Mentre venivano prese le misure preliminari in base al 'pre-allarme', Cadorna studiava anche altri modi di assistere il suo alleato tedesco. Decise subito che il previsto sbarco in Provenza non era una impresa realistica. Nel migliore dei casi l'Italia avrebbe impiegato almeno 60 giorni per trovare il naviglio necessario. Data l'idea prevalente che la guerra sarebbe stata breve - i precisi calcoli di Schlieffen specificavano che la vittoria sul fronte occidentale sarebbe arrivata tra il 37simo e il 42esimo giorno dalla mobilitazione - due mesi erano troppi per tenere da parte un terzo dei corpi d'armata italiani.

    Cadorna suggerì a Moltke che tra due e sei corpi d'armata potevano essere mandati di rinforzo alla Terza Armata. Questo significava spedire sul Reno più della metà dell'esercito italiano.

    Al capo della sezione trasporti dello stato maggiore italiano fu assegnato lo studio della possibilità di fare questo spostamento. La sua conclusione fu che altri corpi d'armata potevano essere spediti in Alsazie da cinque a dieci giorni dopo il completo invio del contingente originale, cioè tra M+24 e M+29. Il trasferimento di ogni corpo richiedeva circa cinque giorni, con la cooperazione delle autorità tedesche e austriache.

    Anche mentre Cadorna proponeva di rafforzare l'aiuto italiano sul fronte occidentale, gli eserciti europei si stavano mobilizzando e le controparti tedesche e austriache di Cadorna stavano diventando sempre più interessate alla volontà italiana di adempiere ai propri obblighi.

    Mentre gli eserciti marciavano, Moltke scrisse le sue congratulazioni a Cadorna per la sua nomina a capo di stato maggiore e gli ricordò gentilmente gli obblighi italiani secondo i termini della convenzione militare.

    Anche Conrad gli scrisse, aggiungendo alle congratulazione la richiesta che l'Italia mandasse al più presto truppe in aiuto dell'Austria-Ungheria.

    Non sembra ci siano dubbi che Cadorna fosse d'accordo con i suoi colleghi tedeschi e austriaci, il 31 luglio chiese al Re di dichiarare la mobilitazione completa, di autorizzare il movimento della Terza Armata in Alsazia e il permesso di farla seguire da ulteriori sei corpi d'armata. Ma quello stesso giorno il consiglio dei ministri italiano decise che l'Italia sarebbe rimasta neutrale dal momento che "non c'è niente nel testo e nello spirito della Triplice Alleanza che ci obblighi a seguire la Germania e l'Austria-Ungheria su tale questione".

    Diversi fattori stavano dietro alla scelta della neutralità italiana. La Triplice Alleanza aveva una natura strettamente difensiva, mentre le guerra era il risultato dell'attacco austriaco alla Serbia. E la tensione italo-austriaca era aumentata, a parte il solito problema dell Italia irredenta, l'annessione di Rodi e delle altre isole del dodecaneso da parte italiana dopo la guerra con la Turchia, aveva spinto l'Austria a chiedere una 'compensazione' in base all'articolo VII dell'alleanza.

    Questo articolo stabiliva che se una delle parti contraenti avesse acquisito territori nei Balcani si sarebbero accordati per compensare gli altri in qualche modo.

    La richiesta austriaca fece arrabbiare parecchio l'Italia perché l'Austria non aveva offerto nessuna compensazione quando avveva annesso la Bosnia-Herzegovina nel 1908. (Moltke aveva chiesto all'Austria di fare concessioni territoriali all'Italia, con anche l'approvazione del Kaiser, che aveva aggiunto "in caso di vittoria la si può sempre riprendere indietro").

    Anche la situazione militare italiana era un fattore importante. Nonostante la posizione di Pollio e di Cadorna l'esercito italiano non si era ancora ripreso dallo sforzo della campagna in Libia, ed era ben poco pronto per una guerra. La Libia richiedeva ancora 50000 uomini di guarnigione. Munizioni e artiglierie erano scarse, c'erano solo 600 mitragliatrici disponibili e appena 60 aeroplani.
    Anche Cadorna riteneva che l'esercito non fosse sul serio pronto a iniziare operazioni.

    Forse nella decisione del consiglio dei ministri pesava in modo ancora più importante la minaccia di una guerra con la Gran Bretagna. Un problema che l'Italia prendeva molto sul serio, tanto che il trattato della Triplice Alleanza permetteva esplicitamente all'Italia di invalidare i suoi obblighi in caso di una possibile guerra con la Gran Bretagna.

    Con lo sviluppo della crisi nell'estate del 1914 stava diventando chiaro che le intenzioni tedesche avrebbero facilmente trascinato in guerra l'impero britannico.

    E' probabile che né Pollio né Cadorna sapessero che il piano Schlieffen prevedeva la violazione della neutralità del Belgio - in pratica l'assicurazione dell'entrata in guerra inglese.
    Ma con l'aggravarsi della crisi, le intenzioni tedesche non potevano restare nascoste a lungo.

    La reazione di Cadorna alla decisione ministeriale del 31 luglio fu professionale, ubbidì agli ordini.
    Nonostonte ciò non poteva nemmeno ipotizzare la possibilità di una grande guerra europea senza l'intervento italiano. Così il 3 agosto, mentre i tedeschi iniziavano l'invasione del Belgio e scambiavano le dichiarazioni di guerra con la Francia, Cadorna chiese la mobilitazione.

    L'Italia, come tutte le potenze, non aveva pianificato la neutralità ma fu lo stesso portata a termine una mobilitazione parziale e improvvisata, portando a piena forza le 25 divisioni dell'esercito attivo e dispiegandole nella bassa valle del Po.

    Da quella posizione l'esercito poteva muovere sia contro la Francia o contro l'Austria ma fu subito chiaro che l'Austria sarebbe stata il più probabile obiettivo di future azioni militari italiane.

    Infatti le intenzioni italiane erano così chiare che entro la fine di agosto quasi tutto l'esercito francese sulle Alpi era stato trasferito al fronte.
    La Triplice Alleanza era finita.

    Nonostante questi sviluppi, sembra che Moltke sperasse ancora che l'Italia sarebbe entrata in guerra a fianco della Triplice. Il 6 agosto il capo di stato maggiore tedesco informò Cadorna che tutti i preparativi per il trasferimento della Terza Armata in Alsazia era stati fatti. Le linee ferroviarie tra Austria e Germania rimasero aperto fino a metà agosto, aspettando una armata che non sarebbe mai partita.

    La decisione italiana di restare neutrale fu una grave aggiunta alle preoccupazioni di Motlke durante i giorni iniziali della guerra. Già sotto una enorme pressione, adesso doveva confrontarsi col fatto che la sua fiducia nell'Italia era stata malriposta e ora doveva pagare le conseguenze di quell'errore.
    Fu certamente uno dei fattori che contribuirono al suo collasso nervoso.

    La partecipazione italiana al fronte occidentale equivaleva a una dozzina di divisioni e la loro mancanza faceva della guerra contro la Francia un affare molto più di dubbio di quanto fosse stato previsto.

    Così in conclusione il piano Schlieffen era molto lontano dall'essere un capolavoro di strategia, anzi era pericolosamente sbagliato fin dall'inizio.
    I presupposti politici alla sua base erano seriamente discutibili e invece di criticare Moltke per aver alterato il piano, bisognerebbe farlo per non averlo scartato completamente.>>
    Proveniente da http://it.narkive.com/2005/11/17/3661244-il-ruolo-italiano-nel-piano-schlieffen-parte-i.html e parti seguenti

    Dunque "via dei Vosgi" o "via dei Burgundi" - ammesso che questi nomi siano corretti - dovrebbero riguardare il ruolo italiano all'interno del famoso Piano Schlieffen.

    A questo punto domanda da un milione di $ : qualcuno ha il Piano Schlieffen sotto mano?
     
  5. rob.bragg

    rob.bragg

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    Piano Schlieffen ?

    Ti rimando a quanto scritto nell'ottimo articolo di Menicocci pubblicato sulla sezione Storia Militare di questo sito (e visibile anche dalla Homepage)

    <<Gran parte delle ricostruzioni storiografiche, compresa la presente, poggiano sul fatto che sia esistito, definito in tutti i particolari e, in ogni caso, con una redazione definitiva, un Piano Schlieffen. Occorre però chiarire che questo presupposto, in senso stretto, è arbitrario. Non esiste, infatti, nessun documento completo a suffragio di tale ipotesi e la distruzione degli archivi storici tedeschi durante la II Guerra Mondiale ha cancellato la possibilità di verificarne l’esistenza. Occorre tener presente, inoltre, che per motivi di sicurezza e segretezza, ad ogni aggiornamento del piano di mobilitazione annuale, quello dell’anno precedente era distrutto, e quindi disponiamo soltanto del piano di mobilitazione usato nel 1914.

    Ciò che abbiamo, relativamente al Piano Schlieffen, sono due memorandum (denkschrift), uno del 1905 e uno del 1912, verosimilmente entrambi destinati a Moltke, ed entrambi non pubblicati in modo completo
    ...
    E’ possibile, a questo punto, considerare quello che risulta dai documenti come un vero piano? O non si tratta piuttosto di un esercizio, di un kriegspiel? Se l’indicazione era realmente quella che emerge dal memorandum del 1905, quali erano gli aggiustamenti e le modifiche apportate nella realtà?>>


    che quoto interamente.

    L'articolo di Menicocci può essere una importante fonte di cross-matching con quanto da te riportato.

    ciao.
     
  6. Amadeus

    Amadeus

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    Se con "Piano Schileffen" si intende quanto contenuto nel famoso (o famigerato) Denkschrift del 1905, di sicuro i tedeschi non hanno implementato alcun piano Schileffen nel 1914, come già accennato da rob.bragg nel messaggio precedente.
    Tra l'altro sarebbe stato impossibile in quanto tale "proposta" richiedeva l'impiego di un numero di unità superiore a quelle effettivamente disponibili ed era stata scritta (probabilmente) per altri fini (di pressione politica sul Kaiser e sul governo al fine di aumentare gli stanziamenti per l'esercito ed incrementare la coscrizione obbligatoria). Certo, il piano con cui i tedeschi sono scesi in guerra nell'agosto del '14 conteneva alcune idee di fondo dovute a Schileffen ma si trattava della traduzione in pratica delle istruzioni per il dispiegamento (Aufmarsch) stilate nell'aprile del 1914. Tali istruzioni venivano compilate ed aggiornate dallo Stato Maggiore ogni anni. En passant, nell'Aufmarsch del 1913/14 era scritto che il supporto da parte degli altri membri della Triplice sarebbe stato condizionato dalle circostanze ma, ad ogni modo, l'Italia si sarebbe limitata ad ingaggiare i Francesi sulla frontiera alpina, nessuna armata italiana sarebbe stata dispiegata in Alsazia (come ventilato qualche anno prima).

    Addendum: Sono andato a ricontrollare (fidarsi della memoria è bene, non fidarsene sempre è meglio) sul volume di Zuber "The real German war plan 1904-14" la questione della partecipazione italiana ad una eventuale offensiva tedesca contro la Francia e ho un'importante aggiunta da fare. Anche se nelle istruzioni per il dispiegamento del 1913/14, come avevo detto prima, si negava la possibilità di trasferire truppe italiane in Germania, nel documento RH 61/v.96 (che sembra contenga le uniche rimanenze disponibili dell'Aufmarschanweisung del 1914/15 di cui parlavo sopra) si dice che l'Italia avrebbe probabilmente partecipato ad una guerra contro la Francia inviando tre corpi d'armata nella Germania del sud. Questo in contrasto con i documenti degli anni immediatamente precedenti che, non solo ritenevano un aiuto militare da parte italiana irrealizzabile ma sostenevano esplicitamente che sarebbe già stato molto se l'Italia si fosse limitata a non attaccare l'Austria.
     
  7. huirttps

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    Ottimo!

    Quindi, probabilmente, i "piani" seguivano l'andamento ondivago della politica.

    Ho cercato qualche documento e sono venuti fuori alcuni pdf che potrebbero essere interessanti

    - The Schlieffen Plan: Critique of a Myth by Gerhard Ritter
    http://www.gwpda.org/memoir/Ritter/ritter1.pdf

    - Kritik des Weltkrieges; das Erbe Moltkes und Schlieffens im grossen Kriege (1921)
    http://www.archive.org/details/kritikdesweltkri00rittuoft

    - Alfred Graf von Schlieffen, Denkschrift "Krieg gegen Frankreich" [Schlieffen-Plan], Dezember 1905
    http://www.1000dokumente.de/pdf/dok_0097_spl_de.pdf
    Cercando bene si trova anche lo stesso documento, ma .jpg, che riporta le note autografe di Schlieffen scritte a matita

    Gli ultimi due sono in tedesco, quindi non ho capito una fava di quello che dicono :)

    Possiamo perciò concludere dicendo che esisteva davvero questa possibilità, ma rimase un piano sulla carta tanto durante la Grande Guerra che durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Sarebbe interessante avere qualche immagine / mappa / indicazione degli intendimenti offensivi, ma se venivano distrutti come tu dici ..:piango:
     
  8. archita

    archita

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    ma i 3 corpi d'armata nel progetto ( vago ) sarebbero stati agli ordini dei tedeschi ? nella IWW erano frequenti le crisi di comando interalleato ( specialmente fra americani e francesi ) e la coordinazione ne risentiva e questo problema rimase importante anche nella IIWW in altre circostanze.
     
  9. Amadeus

    Amadeus

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    Non è che venissero necessariamente distrutti. In generale, la sparizione di molti documenti militari tedeschi e prussiani è attribuibile alla distruzione degli archivi dell'esercito durante il bombardamento della notte del 14 aprile 1945. Sembra che il testo originale del memorandum di Schlieffen del 1905 (che poi sarebbe stato scritto, in realtà, nel 1906) si sia salvato perché era stato portato via dagli archivi di Potsdam. Era finito nelle mani degli americani e negli anni '50 si trovava nei National Archives, dove Gerhard Ritter, autore del libro che hai linkato sopra, l'ha scovato.
     
  10. generalkleber

    generalkleber

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    Caspita, GRAZIE!!! Non conoscevo nessuno dei tre!
     
  11. franz

    franz

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    In pratica l'idea di usare truppe italiane contro la Francia sul Reno venne proposta dai tedeschi il 10 aprile 1940 (così racconta Von Rintelen), quasi sicuramente con lo scopo di sondare le intenzioni italiane sul conflitto. L'alto comando tedesco chiedeva di trasferire una ventina o più divisioni italiane in Germania meridionale, veniva indicato che la 7a Armata tedesca avrebbe sfondato la Maginot, a quel punto e solo dopo lo sfondamento operato dai tedeschi, le truppe italiane sarebbero dovute entrare in azione e piombare sulle divisioni francesi di guardia sulle Alpi da nord. Ora sappiamo che nei piani tedeschi previsti per la campagna contro la Francia alla 7a erano dati solo compiti difensivi e la Maginot non venne sfondata ma aggirata, per questo sembra abbastanza sicuro che lo scopo della richiesta fosse solo di capire cosa volessero fare gli Italiani.
    Comunque sia, la proposta venne scartata subito dallo stato maggiore del Regio Esercito ma venne presa in considerazione da Mussolini che ne chiese degli approfondimenti sulla base dei progetti previsti ai tempi della Triplice alleanza, ma viste le opposizioni al progetto degli alti gradi dell'esercito (Badoglio in primis) in pratica alla richiesta Tedesca non venne data risposta.

    A memoria mi pare di ricordare di aver letto da qualche parte che quando i tedeschi stavano ormai dilagando in Francia venne anche proposto da parte italiana di aviotrasportare un reggimento oltre le Alpi per aggregarlo alle forze germaniche e fare in modo che fossero truppe italiane le prime ad arrivare al mare Mediterraneo nella zona racchiusa dal Rodano ma che stavolta furono i Tedeschi a non rispondere.
     
  12. Amadeus

    Amadeus

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    Be', a questo punto non rimane altro che organizzare una megapartita in multiplayer a France '14... l'ultimo che arriva prende i belgi! :lol::ww1:
     
  13. huirttps

    huirttps

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    In effetti, dando uno sguardo al libro di Ritter [l'unico dei tre che sono in grado di leggere], ci sono i commenti ai vari memorandum, riportando integralmente quello che viene definito "grande memorandum del dicembre 1905" che se non sbaglio è il terzo link che ho postato prima.
    Quindi qualcosa si è salvato. Ah, se interessati, sfogliate questa pagina http://www.1000dokumente.de/index.html?c=1000_dokumente_de&viewmode=0&l=de contenente dei documenti storici , c'è parecchia roba anche riguardante Barbarossa

    De nada! Fino a un paio di giorni fa non li conoscevo nemmeno io :D

    Su che libro trovo queste informazioni? Mi sono incuriosito

    :asd: ma se ci si organizzasse per farla su TOAW3?
    Voglio gli italiani per "attaccare dalle spalle i francesi (a loro piaque molto la cosa) sodomizzandoli con i fucili." cit. :asd:
     
  14. franz

    franz

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    Le operazioni del giugno 1940 sulle Alpi Occidentali che a sua volta riprende le memorie di Von Rintelen, addetto militare Tedesco a Roma.
     
  15. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Ricordo niente cazzeggio / off topic sul forum di storia militare.
    Rimanete in tema, grazie per la collaborazione.

    Ciao
     

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