Strategie militari italiane nel '900

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da Felipe, 27 Ottobre 2011.

  1. Felipe

    Felipe

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    Mi è stato detto che i generali italiani durante la guerra italo turca e successivamente durante la I guerra mondiale, applicavano strategie inadeguate. "Combattevano la guerra allo stesso modo in cui combattevano le guerre risorgimentali" ma in che senso?
    Sono abbastanza ignorante in materia, vorrei vederci un po' più chiaro. C'era forse qualche codice morale che i generali italiani seguivano?
     
  2. Enok

    Enok

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    Mah, direi proprio di no. Se non erro è stata la prima guerra nella storia dove venne utilizzata l'aviazione per bombardare il nemico e compiere missioni di ricognizione, quindi almeno da questo punto di vista era addirittura pionieristica l'arte militare degli italiani.
     
  3. GyJeX

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    mah... c'erano gli aerei già dalla guerra coi turchi, digli niente...
     
  4. kaiser85

    kaiser85

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    Credo si riferisca alle tattiche usate specialmente nella fanteria più che ai mezzi impiegati.
    Durante la prima guerra mondiale, gli ufficiali italiani mandavano i soldati contro le mitragliatrici austriache ad ondate, in assalti alla baionetta senza nessuna strategia apparente o coordinazione, contava solo il numero.
    Oppure al fatto che sempre gli ufficiali si esponevano volontariamente al tiro dei cecchini nelle trincee, in modo da dimostrare coraggio e spavalderia, mentre i sottoufficiali avevano poca o nessuna autonomia d'azione in campo dovendo sempre aspettare gli ordini dall'alto e ciò rendeva la guerra macchinosa e lenta.
    Stesso discorso dicasi per la marina. Gli ufficiali britannici per esempio, potevano contare su strategie che consentivano loro di intraprendere azioni in autonomia, mentre la marina italiana operava sempre come un unico blocco e le decisioni dovevano sempre essere avallate dagli alti comandi.
     
  5. cecco

    cecco

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    c è un bellissimo testo (Grande Guerra, piccoli generali) che espone chiaramente le dottrine che tu hai citato. Dottrine che Cadorna abbracciava in toto e che comprendevano i concetti che tu hai citato: assalti frontali, importanza della massa umana lanciata con impeto contro la linea nemica in gran velocità....con totale sprezzo per le perdite umane.
    Su teorie antecedenti alla Grande Guerra non saprei dirti, cmq se ti capita leggilo questo libro
     
  6. Felipe

    Felipe

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    Chiarissimo, grazie. Per caso c'erano anche delle strategie che in linea di massima venivano sempre applicate dagli italiani? Mi pare di aver sentito qualcosa riguardo gli inseguimenti, ma non ne sono sicuro...
     
  7. Panzer

    Panzer

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    Letto, molto bello ed interessante... Però non è scritto da uno "specialista" (si tratta di un giornalista), e a tratti è forse un po' troppo negativo.
    Comunque consigliatissimo per farsi un'idea..;)
     
  8. generalkleber

    generalkleber

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    Credo convenga non confondere la Prima Guerra (e Cadorna) con la Guerra di Libia (e Pollio). Nel 1912 (questioni morali a parte) la guida militare iraliana non fu particolarmente carente o assurda. Pollio (che però ebbe soprattutto un ruolo sul piano logistico) era un intellettuale, favorevole agli accerchiamenti. La direzione politica della guerra, appena sorse la necessità, fu tutt'altro che disprezzabile, con Giolitti che decise i rischio dell'escalation e occupò varie isole minacciando la stessa Costantinopoli. Che le truppe, e gli ufficiali, non avessero addestramento per la guerriglia non mi pare sorprendente, data l'epoca. Tutte le opèerazioni militari tradizionali si svolsero brillantemente e la collaborazione esercito-marina, negli sbarchi, fu ottima. In realtà furono le azioni contro guerriglia e quelle di repressione ad essere carenti ma a quell'epoca anche la Francia in Algeria e Marocco ebbe problemi analoghi, per tacere della Spagna. Ho idea che persino l'Inghilterra abbia avuto vari problemi, celati dalla sua abile diplomazia, nello svolgere azioni anti-insurrezione. Sotto vari aspetti sul piano militare contro i Turchi la campagna di Libia fu esemplare, nel suo insieme. Fu il controlo del territorio ad esser, poi, manchevole.
     
  9. balena

    balena

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    Non sono del tutto d'accordo. le mancanze italiane della prima guerra mondiale hanno radici profonde.

    A conferma di quanto sostieni bisogna ricordare che anche gli altri eserciti si trovarono impreparati alle tattiche di trincea che dalla battaglia della Marna in poi vennero adottati . Per L'italia la guerra iniziò con circa 10 mesi ritardo e questi dieci mesi sugli altri fronti avevano significato esperienze e sperimentazioni che noi non conoscevamo.

    Bisogna però dire che le cose citate (le famigerate ondate delle prime battaglie dell'isonzo) rappresentano soltanto la punta dell'iceberg di una inadeguatezza generale dell'esercito italiano.

    Prova ne siano, ad esempio i forti ancora oggi visitabili sui confini ante 1915. (gran parte dei forti vennero costruiti ad iniziare dalla fine del 1800: quindi quella italiana era una inferiorita tecnologica/strategica/tattica sancita negli anni)

    Quelli austrungarici portavano gia i germi di concetti moderni poi rivisitati dalla maginot.
    piccole torrette d'acciaio a forma sgusciante er piccoli pezzi di artiglieria nascosti nel terreno.
    Alcuni forti italiani di concezione arcaica con grandi e alte mura. piu simili a fort apache che non alla maginot.

    Nei forti tedeschi presenza di acciaio in quello italiani di pietra...
    Il sistema di fortificazioni austungarico usci dalla guerra pressoche illeso e fu mussolini che ne decreto lo smantellamento per recuperare l'acciaio di cui avevamo disperato bisogno.

    Forti tedeschi attrezzati con pezzi di artiglieria di medio piccolo calibro, ma con un sistema di artiglieria pesanti campali di retrogrardia totalmente alieno agli italiani. "Col forte ti fermo (la tua fanteria), con la campale di retrovia ti sbudello(fanti e cannoni)": Già nei primi giorni di guerra, le schermaglie di artiglieria spesso si risolsero in una sconfitta per gli italiani che pur avevano avuto il modo e il tempo di sceglierle e prepararle.

    Col passare delle battaglie, sconfitta dopo sconfitta, il gap tese a ridursi ma non anientarsi: Quando nel 1916 sul san Michele gli austriaci usarono il gas in modo decisamente primordiale, ci trovararono del tutto impreparati all'evento.
    Quando nel 1917 inizio' a prendere vita il corpo degli arditi, le Stosstruppen, "truppe d'assalto" furono modelli ispiratori di cui avevamo gia assaggiato la buona efficenza ed efficacia.

    "mancò (spesso) la prepazione, non il coraggio"
     
  10. kaiser85

    kaiser85

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    Quoto Generalkleber. Ho studiato approfonditamente l'occupazione della Libia per motivi accademici e ovviamnete si tratta di 2 aspetti differenti con il fronte Europeo.
    In Libia riuscivamo ad essere più mobili visto il territorio desertico e spesso si verificavano sacche vere e proprie ai danni della resistenza libica che pure combatterono strenuamente e ci sconfissero nella prima fase della guerra molte volte fino a farci desistere. Infatti, l'occupazione delle città cstiere fu facile, diversa cosa fu stroncare la resistenza interna.
    Addirittura Graziani, nella seconda fase della guerra, nel 1930 fece costruire un muro di filo spinato di 300km al confine con l'Egitto, perchè i Turchi passavano armi e rifornimento ad Al Mukhtar e compagni.
    Altra tattica incredibile, Graziani fece evaquare tutta la popolazione civile dalla Cirenaica in modo tale da privare Al Mukhtar della forza lavoro necessaria alla resistenza (i famosi campi di concentramento italiani in Libia), mentre dall'altra parte soprattutto nel Fezzan, le mandrie di animali venivano abbattute per scopi simili.D
    Dal punto di vista strettamente militare, le operazioni si basavano sul conquistare le oasi e farne dei punti d appoggio per l'avanzata.
    Vi era poi la tattica politica del "dividi et imperia" non applicabile con gli Austriaci che prevedeva di dividere le diverse fazioni nel territorio libico (beduini, arabi, Tuareg etc..), ma questa pare che riuscì in parte.
    Come sottolineava Generalkleber, francesi e spagnoli non furono da meno, chi conosce la guerra Algerina, l'occupazione, fino all'indipendenza nel '64 sà di cosa parlo... un massacro colossale senza fine che ha comunque portato all'occupazione.
    Gli inglesi invece, per il diverso approccio che avevano con colonie e protettorati, soffrivano meno l'occupazione ed erano più abili a nasconderla con una finta autonomia/indipendenza (vedi Sudan, Egitto).
     
  11. Lister

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    Le critiche al corpo ufficiali italiano, soprattutto di rango elevato, mi trovano assolutamente d'accorda, MA, eravamo esattamente identici a inglesi e francesi, per non parlare dei russi... combattevamo, grossomodo, allo stesso modo: carne e cannoni in quantità per pochi metri di terreno, disprezzo assoluto della vita dei sottoposti, zero autonomia ai subordinati...
    cosa che, con le debite cautele, avveniva un po' meno sotto l'imperial-regio esercito austriaco e molto meno nell'esercito tedesco...
     
  12. cecco

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    Da quanto ho potuto capire leggendo due libri in particolare (Wehrmacht di Guido Knopp e La seconda guerra mondiale di Raymond Cartier) mi pare che quello che dice Lister trova riscontro anche nel corso della II guerra mondiale. Può sembrare paradossale pensando agli ordini di Hitler che ordinava in più occasioni di resistere ad oltranza, ma nell'esercito tedesco il valore della vita del fante era tenuto in considerazione maggiore rispetto ad altri eserciti contemporanei, mi sembra infatti di aver letto che la Germania, potendo contare su risorse umane vaste ma pur sempre esigue rispetto alla Russia, ha sempre fatto molta attenzione a limitare il numero di perdite e a non sacrificare inutilmente la vita dei propri soldati.
    Rispetto all'esercito russo o francese per dirla in breve, i generali pesavano la vita di un combattente molto di più.
     
  13. Lister

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    aveva uno SM, l'esercito tedesco, dove anche un colonnello, con le giuste competenze, poteva imporsi su di un feldmaresciallo... però non tutto è oro colato, se tatticamente gli alleati erano, durante la prima guerra mondiale, palesemente inferiori alle potenze centrali (germania soprattutto) il discorso si inverte se si vanno a guardare le scelte strategiche... questo almeno secondo me (poi giustamente si può rilevare come comunque lo SM tedesco della IWW avesse una strategia globale sicuramente più delineata del muoversi alla cieca di hitler & co durante la seconda guerra)
     
  14. Lister

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    tornando in topic

    in Italia, durante la prima guerra mondiale, si combatteva come nel resto dell'Europa alleata. Le direttive di Cadorna prima, Diaz poi, non erano assolutamente diverse da quelle di Haig, Foch, ecc.
    la tattica utilizzata era obsoleta, ma non mancavano uomini, mezzi e risorse... le scelte strategiche hanno annichilito le innovazioni tattiche (che comunque non sono mancate, carri, arditi, mas, ecc.)
    mancava, secondo me, la capacità di far arrivare le istanze del fronte all'interno degli stati maggiori. Leggetevi che tipo di turnazione avevano i nostri reggimenti in prima linea rispetto agli omologhi austriaci e si capiscono i casi di insubordinazione e di basso rendimento in battaglia. Però, a onor della verità, bisogna considerare che l'Italia è riuscita a reggere quasi 4 anno di guerra e, soprattutto l'esercito, alla prima, vera, grande prova ha risposto in modo tutto sommato positivo...

    un'ultima considerazione: austriaci (e soprattutto tedeschi, sul fronte occidentale) sapevano difendersi bene, ne erano maestri... avevano grandi capacità di assorbire possenti colpi senza cedere, e il terreno dove si combattè non era propriamente adatto a permettere grandi manovre...
     
  15. cecco

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    Però nel corso dei 4 anni di guerra i comandi italiani seppero far tesoro dell'esperienza, magari attraverso inutili massacri e metodi discutibili, e forse se siamo arrivati al '18 nelle condizioni di poter ancora vincere scontri importanti come la battaglia del solsitzio e Vittorio Veneto probabilmente si è capito come indirizzare meglio le forze. Una volta lessi una frase su un libro che non ricordo e diceva che la guerra stava finendo proprio quando l'Italia aveva imparato a farla. Forse qualcosa di vero c è
     
  16. Lister

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    sicuro che con l'esperienza si impara, ma nel '18 eravamo in una situazione di maggior debolezza che, per esempio, il '16, e non bisogna dimenticare che pochi mesi prima c'era stata caporetto... pian piano imparavamo a combattere sempre meglio, ma la vittoria nel '18, senza togliere alcun merito a nessuno, è dovuta anche alla disgregazione dell'austria-ungheria, della sua crisi politica e dell'usura causata dalla guerra
     
  17. cecco

    cecco

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    sicuramente quello che dici è sacrosanto Lister, però dico che in ogni caso siamo stati bravi a tener botta fino al '18 e a così breve distanza cronoligica da Caporetto (un anno non è poi molto)
     
  18. Lister

    Lister

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    su Caporetto se ne è scritto... più che abili nel fermare gli austrotedeschi, siamo stati abili nel non cedere moralmente e politicamente: l'offensiva si era consumata sola, più avanti di così era dura andassero. Merito dello SM è stato quello di riorganizzare in tempi brevi quanto si era salvato del regio esercito e di renderlo pronto quantomeno a difendersi. Poi si è anche riusciti a riforgiare la fede nella vittoria e a mobilitare tutto il paese.
    con i se e con i ma difficilmente si combina qualcosa. Però è vero che nel 18 siamo passati all'offensiva, vittoriosamente, però contro un nemico invitto sul campo ma distrutto politicamente e economicamente. Sarebbe interessante capire come ci saremmo comportati se avessimo dovuto proseguire l'avanzata nel cuore dell'austria e della germania meridionale, contro un esercito stanco ma ancora in grado di opporre resistenza
     
  19. MrBrightside

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    La mia modesta e personalissima opinione è che, nel 1918, l'esercito italiano non era mai stato così potente e ben equipaggiato (forse insieme al periodo intorno al 1850, quando Giovanni Cavalli introdusse le artiglierie rigate e a retrocarica nell'Esercito Sardo, ma non era ancora Italia, appunto) e non lo sarà mai più in seguito. La smobilitazione dell'esercito in seguito al biennio rosso fu qualcosa di abominevole, mentre la RM riuscì a salvarsi grazie al pugno duro di Paolo Thaon di Revel.
    A proposito di marina e di tattiche nella Grande Guerra: tutte le maggiori marine dell'Intesa (lasciamo perdere Giappone e USA che parteciparono in modo parziale) ebbero un bilancio affondamenti/perdite assolutamente negativo nel Mar Mediterraneo, ma grazie alla dottrina della "battaglia in porto" portata avanti dopo la perdita dei due incrociatori corazzati il migliore era il nostro...
     
  20. Lister

    Lister

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    condivido, soprattutto sull'esercito italiano nelle ultime battute del conflitto. Però è cruciale scindere il momento immediatamente successivo a Caporetto e il secondo semestre del 1918. Nella prima parte dell'anno l'esercito prese una bella botta, barcollò molto ma resistette, e risorse. Nella seconda metà dell'anno ci eravamo riorganizzati e ri-equipaggiati, ma l'avversario che avevamo davanti, per tutta una somma di cose, non era più combattivo come sul finire del '17. Nostro grande merito è l'essere riusciti a mantenere operativo l'esercito dopo Caporetto, non tanto fermare un'offensiva, che come ho già detto, era, da sola, destinata a esaurirsi. Poi, sarebbe da capire come ci saremmo comportati se l'avanzata avesse incontrato la resistenza solita (quella dal '15 all'XI battaglia dell'Isonzo). Sicuramente abbiamo iniziato a utilizzare tattiche più efficaci, soprattutto reparti specializzati nell'offesa, gli arditi. Ma creare tali unità fiaccava sicuramente lo spirito combattivo degli altri reparti; purtroppo però non sono un profondo conoscitore del momento, e le mie sono solo supposizioni.

    Parli della smobilitazione durante/post biennio rosso: io credo fosse imperativo ridurre ai minimi termini un'organizzazione mastodontica come il R.E. sul finire della guerra, però questa smobilitazione è "stata fatta male".

    Sulla marina: volevo aprire una discussione sull'imperial regia marina asburgica. La nostra strategia, e quella dell'intesa in generale, è stata vincente. Mi sono sempre chiesto del perchè austriaci e tedeschi sprecarono montagne di denaro per una flotta d'alto mare per poi non utilizzarla praticamente mai. Aveano le loro ragioni all'inizio della guerra, ma poi? perchè farla marcire nei porti o ammutinare? perchè non cercare uno scontro decisivo?
     

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