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Italia, alla ricerca di un posto al sole.

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da UlpioTraiano, 9 Giugno 2011.

  1. coluicheregna

    coluicheregna

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    io purtroppo non sono riuscito a prendere gibilterra causa bug.
    comunque vai così,la vittoria finale è vicina!!!!
     
  2. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    15 febbraio 1946
    Roma, palazzo Venezia
    Ciano presenta i rapporti dell'ammiraglio Thaon di Revel.
    L'offensiva tedesca sferrata sul Mar Nero stava per diventare una catastrofe. Una prima enorme sacca ha visto la distruzione di una ventina di divisioni germaniche. Una seconda stava per chiudersi tagliando fuori le divisioni prese in contropiede a Rostov sul Don.
    Nel frattempo, gli alleati mettevano sotto pressione le coste olandesi effettuando uno sbarco in Olanda e minacciando di effettuare ulteriori sbarchi in Normandia.
    Nel momento più buio dall'inizio della guerra, la crisi più acuta sul fronte parallelo, Mussolini ha convocato perentoriamente Hitler per discutere un piano comune. Il fuhrer, in pieno contrasto con i suoi generali, accetta un incontro nei pressi di Bolzano.
    Mussolini mette sul piatto la sua offerta:
    - la flotta imperiale italiana nei mari del nord a proteggere le coste tedesche da nuovi sbarchi
    - la seconda squadra, ai diretti comandi del CSM della marina, nel mare D'Azov per supportare i tedeschi e permettere la presa definitiva della Crimea interrompendo i collegamenti sovietici
    - una nuova pressione negli 'stan e soprattutto nel Caucaso, nel tentativo di assorbire quante più forze sovietiche fosse possibile.
    In cambio, Thaon di Revel parteciperà alle riunioni operative tedesche con diritto di veto sulle offensive. L'offerta è pesante, i generali tedeschi pervenuti alla riunione oppongono fiera resistena, ma Hitler, pienamente contrariato dagli ultimi sviluppi, dà il suo assenso, ben conscio di quello che significherà avere le flotte italiane in supporto, mentre minaccia di far fucilare i generali che non si atterranno agli ordini. L'accordo è stipulato.

    E' passato circa mezzo anno da quell'accordo e ora il Duce legge i rapporti pervenuti dal fronte sovietico.
    La seconda squadra incrocia indisturbata nel mare di Azov. In diversi attacchi terrestri, i suoi cannoni sono stati utili nei bombardamenti costieri. La flotta imperiale è schierata nella Manica dove protegge le spiagge tedesche in attesa che si completino le opere di fortificazione, aiutando i tedeschi a chiudere gli inglesi sbarcati in Olanda. Aeri pattugliano in continuazione il golfo di Biscaglia per intercettare eventuali tentativi di sbarco. Gli americani hanno cercato di forzare il blocco ma la flotta imperiale è intervenuta, mancando di un niente l'affondamento della portaerei Saratoga.
    Nel rapporto è presente una curiosità: stanno fiorendo dei miti sulla distruzione del corpo d'armata tedesco. Uno di questi descrive la ricomparsa di queste divisioni entro la fine della guerra, non si sa per quale schieramento. Alcuni sussurrano che saranno accompagnati dalle Valchirie.

    L'operazione in africa è conseguentemente rinviata, le divisioni costituende dirottate nel Caucaso per venire in aiuto ai tedeschi. Sono stati effettuati combattimenti violentissimi per attirare le attenzioni sovietiche, e alla fine si è riusciti a creare un inaspettato varco lungo il mar caspio, da dove si è operato nel tentativo di chiudere in una sacca i russi. Il primo tentativo è fallito nei pressi di Volgodonsk, ma i russi, vistisi in difficoltà, hanno cominciato le operazioni di ritirata dai territori più a sud, aprendo ulteriori varchi per le italiche divisioni, permettendo così agli italiani di allargare la breccia e di manovrare per chiudere la sacca. In prossimità delle coste del mar Nero altre divisioni, comandate dal neo promosso feldmaresciallo bitossi (fatto venire appositamente dagli 'stan dove aveva contibuito attivamente alla difesa ad oltranza del fronte), operavano per mantenere sotto attacco le divisioni nemiche disturbandone le operazioni di sganciamento. E' entrata in azione la divisione di parà folgore.
    L'azione coordinata delle aviazioni italiana e bulgare è stata utile per seminare la distruzione e sfoltire le divisioni nemiche in ritirata. Hanno partecipato all'azione dieci squadriglie bulgare e sei italiane.
    Alla fine, si è riusciti a chiudere la sacca nei pressi di Salsk, intrappolando più a sud 6 divisioni nemiche, alle quali vanno aggiunte quelle falcidiate durante le operazioni precedenti. Si stima siano state annientate almeno 20 divisioni sovietiche negli ultimi due mesi, dando un colpo pesante alla difesa nemica. Anche se la preda prelibata, un corpo d'armata su tre divisioni corazzate, è riuscita a sfuggire all'accerchiamento appena in tempo, passando non si sa proprio dove. Le operazioni si sono protratte fino a febbraio inoltrato per concludere la corsa al mar d'Azov e chiudere la trappola. Si dovrà decidere come operare da ora. E' probabile che si vedrà una stasi nelle operazioni fino alla primavera inoltrata per riorganizzare le linee, tranne una puntata in direzione di Astrakhan per occuparne l'importante centro industriale e l'aeroporto. Mussolini è molto soddisfatto di come si è riusciti a gestire la profonda crisi. Queste operazioni inoltre hanno aperto un enorme credito presso il quasi alleato nordico.

    Il CSM della marina prima di salpare per il mar d'Azov aveva raccomandato la costituzione di una nuova flotta in grado di dare il cambio alla flotta imperiale, ed essere così in grado di schierare in alto mare almeno una flotta con portaerei in ogni momento. Per l'occasione, vengono ripresi i lavori sulla Giulio Cesare che dovrebbe essere pronta per settembre, mentre è impostata una nuova portaerei. Un incrociatore moderno è già pronto e costituisce il primo tassello della nuova flotta. Ma, considerando i tempi di costruzione, si dovrà aspettare almeno il 1947 per vedere la nuova flotta alla prima uscita.
    Il Re ha insistito per dare al bulbo della portaerei in costruzione una forma a rostro per poter meglio richiamare le antiche triremi romane nel suo parallelismo numismatico, ma il Duce è riuscito a farlo desistere promettendo in cambio di chiamare la nuova task force Regia Marina, così da poter celebrare l'evento con una nuova emissione di conio appositamente dedicata. Il re, soddisfatto, ha dato il suo assenso ed è corso a studiare forme e propozioni della nuova moneta.

    Altri rapporti giacciono sulla scrivania. In Giordania ci sono stati nuovamente problemi con la popolazione locale. Una nuova unità di miliziani è stata segnalata nel deserto. Una vicina divisione saudita non è stata sufficiente per contenere la minaccia, per cui si è sbarcato presso Eilat il costituendo corpo d'armata Rex. Con l'ausilio delle divisioni Superba e Regale, si è alla fine riusciti a venire a capo del problema dopo un mese di attacchi incessanti. Stanco di questi problemi, Mussolini dà incarico di formare una nuova unità di milizia a reazione rapida equipaggiata con autoblindo cariche di olio di ricino. La milizia appositamente equipaggiata è chiamata MRR 28 Ottobre.

    Nel frattempo per i giapponesi la situazione è sempre più dura. Gli inglesi sono presenti in forze sull'isola di Honshù, si teme che non si riuscirà a ricacciarli. Mussolini vorrebbe inviare un convoglio di aiuti, ma finirebbe facile preda degli alleati.
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  3. Pandrea

    Pandrea Guest

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    Che bug?
     
  4. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    14 luglio 1946
    Stalingrado, fabbrica di trattori.

    Il tricolore sventola sui tetti dell'industria semidiroccata. L'operazione Barbarotta, lanciata sul finire di marzo, ha portato rapidamente a chiudere la tenaglia sulla città.

    Vinta una sanguinosa battaglia al primo disgelo subito a sud dell'importante nodo sovietico, il feldmaresciallo Del Bono ha atteso di osservare le mosse e le posizioni nemiche prima di lanciarsi sulla città fortificata. I voli di ricognizione hanno segnalato importanti assembramenti a nord est della città, subito oltre il Volga, con altre riserve presso la base degli urali, e di un altro nucleo molto
    consistente ed agguerrito a nord di Rostov sul Don. In città erano presenti circa sei divisioni. Una frazione minima delle forze in gioco. Era altresì presente una zona sguarnita tra i due fiumi, subito a occidente della città di Stalingrado.
    Il generale Messe, temendo che i russi pensassero di aspettare l'attacco per poi cercare di cogliere alle spalle gli eserciti italiani piombando sulle retrovie da est e da ovest, ha organizzato un'operazione ardita, ma d'effetto, l'operazione Barbarotta.
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    I primi attacchi vengono lanciati nella zona dell'ansa del Don, con l'intenzione di tenere impegnate le forze sovietiche ad occidente del fiume ed evitare che irrompessero più a est in momenti delicati.
    L'attacco, con alterne fortune, riesce a portare diverse divisioni sull'altra sponda del fiume. Il primo tentativo di allargare la testa di ponte fallisce nei pressi di Surovikino, ma i rinforzi che affluiscono riescono a tagliare fuori dalle operazioni le truppe nemiche schierate ad ovest.
    Volzhsky è la tappa seguente. Invece di risalire il Don, come forse si aspettavano i russi, la seconda parte del piano prevede un attacco violento contro la seconda concentrazione di forze nemiche dell'area. Nel complesso superiori, considerando le truppe nell'arco che andava dall'ansa del Don agli urali, i sovietici non riescono a ricongiungere i due corpi d'armata e vengono costretti a combattere in condizione di inferiorità locale. Le truppe sovietiche oltre il Volga, di fatto riserve in gran parte dotate di vecchi equipaggiamenti ma numerose, vengono colte di sorpresa e messe in fuga. Le truppe di stanza a Stalingrado, senza ordini precisi, rimangono in gran parte in città, indecisi sul da fare. L'ordine che hanno ricevuto è "non un passo indietro!", ma non sanno come comportarsi in questo caso.
    Nel frattempo, la battaglia infuria sull'altra sponda del Volga. L'intervento dell'aviazione italo-bulgara mette fine alle ostilità.
    A questo punto è tutto pronto per chiudere le tenaglie. Mentre buona parte dell'esercito passa il Volga, un'altra parte risale la sponda sinistra del Don completamente sguarnita giungendo rapidamente a chiudere ogni varco della città. Non resta che lanciare l'attacco definitivo, attacco che vede il sacrificio inutile di 4 divisioni sovietiche, non si sa se lasciate a difesa estrema o dimenticate da chi stava già facendo le valigie.
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    Mussolini non perde l'occasione e fa visita al fronte lo stesso giorno in cui Stalingrado viene dichiarata bonificata. E' il 14 luglio 1946, cade un simbolo sovietico. Nella città sfilano italiani, bulgari e spagnoli esausti ma orgliosi, mentre i sovietici prigionieri marciano sbandati. Il generale Messe, venuto appositamente per la presenza del Duce, descrive i piani d'azioni per i mesi seguenti.
    Afferma che è il momento di attaccare. I rapporti delle spie descrivono la penuria di carburante causata dalle ultime offensive italiane che hanno portato alla conquista di zone ricche di idrocarburi. E' in particolare da rinforzare la posizione nell'ansa del Don, dove è segnalata la fiera resistenza dei sovietici, di fatto ancora ben organizzati e tagliati fuori ma non battuti, e di un nutrito gruppo di
    divisioni alla base degli urali, anche se i rapporti segnalano un certo sbandamento di queste truppe, che sarebbero facili prede di un attacco terrestre seguito da incursioni aeree. Si potrebbe inoltre proseguire la salita del Volga approfittando della ritirata delle truppe sovietiche. Ma il Duce non presta molta attenzione, ci penserà la sera, ora è il momento di festeggiare. Anche se i suoi occhi hanno
    un guizzo di soddisfazione quando si prefigura la caduta della città Togliatti.

    Pochi mesi prima, sul finire dell'inverno, una nutrita flotta americana aveva attaccato la flotta imperiale che incrociava all'imboccatura del canale della manica, arrivando a danneggiare gravemente il Gorizia e a semi affondare il Zara. In compenso, la nave da battaglia americana Colorado è stata colata a picco, ma solo l'intervento dell'aviazione di stanza nel golfo di Biscaglia ha permesso alla flotta
    italiana di sganciarsi e rientrare nel mediterraneo senza subire affondmenti. Le navi sono ora nell'arsenale di Taranto per le necessarie riparazioni. Verranno dotate di nuove armi antiaeree. Si stava pensando di operare anche sugli scafi, ma i lavori richiederebbero troppo tempo e risorse.
    Ma i lunghi mesi di attività della flotta imperiale hanno dato il tempo ai tedeschi di organizzare la difesa delle spiagge, per cui si spera che in questi mesi necessari per le riparazioni gli alleati non siano in grado di sfruttare l'assenza dell'italica flotta.

    Ci sono stati anche problemi legati a dei partigiani nelle montagne del Caucaso. Non essendo ancora pronte le autoblinde per la MRR, si è preferito inviare alcune divisioni di regolari. Dopo aver distrutto i resti sbandati di una divisione turca, i partigiani sono stati accerchiati da ben sei divisioni italiane, che solo dopo lunghi ed estenuanti combattimenti sono venute a capo della faccenda. I
    partigiani si sono tutti immolati alla causa. Hanno preferito morire fino all'ultimo. Curiosamente, è durata di più la loro fiera resistenza che quella della città simbolo sovietica.
     

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  5. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    10 ottobre 1947
    Taranto, stazione del mar grande.
    La flotta imperiale saluta la nuova ammiraglia, l'Aquila della notte. L'ultima creazione dei cantieri liguri entra a far parte della squadra navale. L'ammiraglio Iachino osserva soddisfatto il nuovo strumento a sua disposizione.
    E' stato un anno movimentato per la sua squadra. Alcune puntate nel golfo di biscaglia per scoraggiare eventuali sbarchi, e due spedizioni in prossimità delle spiagge del Kenya per venire in aiuto alle truppe di fanteria.
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    Gli inglesi, coadiuvati da canadesi, americani ed australiani, stanno cercando di rompere il saliente che ormai da anni tiene a bada le truppe alleate. Decine di divisioni motorizzate, accompagnate da un paio di divisioni corazzate e alcune di fanteria, stanno cercando di mettere piede stabilmente nella regione di Nakuru. Finché non prenderanno questo saliente, l'avanzata sarà loro preclusa. Ne sono scaturite diverse battaglie sempre più cruente, con gli italiani che cercano di mantenere la fascia di sicurezza sgombra e gli alleati che cercano di occuparla per poter lanciare un attacco in profondità.
    Tra aprile e maggio sono avvenuti i primi scontri pesanti. La risolutezza inglese è stata tale che sei divisioni motorizzate sono state distrutte sul posto solo nei primi scontri. Sono seguite diverse battaglie, sempre con gli alleati che cercavano di prender posizione, ricacciati dagli italiani che però non insistevano nell'inseguimento.
    Ai primi di giugno la situazione è diventata ancora più pesante con l'ingresso sul campo di battaglia di una divisione corazzata americana. Si è quindi concordata una puntata offensiva da parte della flotta imperiale, che ha incrociato di fronte alle coste kenyote ostacolando ulteriori rinforzi. Dopo alcuni scontri navali, e dopo che la calma si era ristabilità sul fronte terrestre, la flotta italiana è tornata nel mediterraneo per prendere in carico la scorta di un convoglio che trasportava un nuovo corpo di spedizione appena costituito. L'arrivo di questo corpo di spedizione, realizzato in teoria per il fronte sovietico, ha permesso di sostenere diversi altri scontri, mettendo in linea un'utilissima brigata di cacciacarri, usata subito contro le divisioni corazzate canadesi e americane, che costituivano vere e proprie fortezze mobili per gli alleati, e contro le quali c'erano in precedenza poche armi specifiche.
    Tuttora sono in corso pesanti combattimenti. Si sta cercando di incrementare la portata utile dei bombardieri per piazzarne un gruppo nell'oltre Giuba e battere la terra di nessuno alla ricerca di divisioni sbandate da finire.

    Durante la scorta del convoglio, la flotta imperiale ha individuato una squadra inglese basata su una portaerei e due incrociatori. L'azione combinata degli aerei della Sparviero e dell'Aquila ha successo. La portaerei, a quanto pare la Victorius, è affondata. Nella battaglia è entrato in azione per la prima volta un radar italiano, il Ra.Ri sviluppato a Pisa.

    Con l'ingresso in linea della nuova portaerei, proceduta di un mese dalla Conte di Cavour, viene riorganizzata la componente di prima linea della flotta:
    Classis Imperium: 2 portaerei (Aquila della notte-CV6, Sparviero-CV4), 3 incrociatori pesanti (Zara, Gorizia, Pola), 5 incrociatori di scorta;
    Classis Consolaris: 1 portaerei (Aquila-CV3), 3 incrociatori pesanti (Trento, Bolzano, Trieste), 4 incrociatori di scorta;
    Classis Mare Nostrum: 2 navi da battaglia (Giulio Cesare, Conte di Cavour), 5 incrociatori di scorta.

    Le prime due squadre avranno come compiti principali caccia a convogli e disturbo alle linee nemiche, oltre a missioni di scorta per spedizioni dell'alleanza mediterranea. L'ultima squadra avrà invece per primo compito quello di finire di pulire il mar nero dai sub sovietici che ancora vagano nell'area, e successivamente avranno compiti simili ove ce ne sarà la necessità. Sono in fase di produzione nuovi
    sistemi d'arma per migliorare l'efficacia di queste navi.

    Sul fronte sovietico, si registra un parziale successo a sud, dove si è riusciti all'inizio dell'estate a espandere il controllo nell'ansa del Don, conquistando importanti giacimenti di carbone. Allo stesso tempo, si è registrata una notevole avanzata tedesca, questa volta solo parzialmente frenata dall'CSM della marina Thaon di Revel. In particolare, i successi maggiori si sono registrati sul fronte sud,
    potendo giovare della presenza delle truppe italiane, e al nord, dove una manovra ardita ha portato ad isolare i paesi baltici, però non ancora conquistati. I tedeschi hanno subito molte perdite, ma per una volta ne hanno inflitte anche di più. Registrano però una notevole carenza di nuove leve per rimpolpare i ranghi.

    Sul fronte orientale invece le truppe italiane non sono riuscite ad avanzare. Dopo che gli attacchi iniziali avevano portato a una sostanziale distruzione dei reparti sovietici nelle vicinanze, l'avanzata su Togliatti è andata ad impattare su sopraggiungenti truppe dalle retrovie. Ne è risultato che il fronte orientale non si è mosso, nonostante il trasferimento su questo lato di nove divisioni provenienti dalle zone del Don. Ricognizioni aeree hanno mostrato la presenza di almeno una cinquantina di divisioni. E' probabile che nemmeno nella prossima primavera si sarà in grado di avanzare. In compenso, il tentativo estremo sovietico di difendere le ricche zone minerali degli urali li ha costretti a non usare le divisioni appena realizzate sul fronte tedesco, agevolando l'avanzata delle truppe del fuhrer. Togliatti è stata quindi abbandonata dalle truppe italiane, non prima di averla rasa al suolo e sparso il sale sulle macerie.
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    E' invece finalmente entrato in funzione il primo reattore italiano ad acqua pesante. Si sono già cominciati i lavori di espansione. Appositamente per l'occasione, si sono scavate delle faraoiniche gallerie nelle viscere della Majella. Questo massiccio montuoso, delle dimensioni di una provincia, sarà in grado di proteggere le preziose attività svolte al suo interno. Il sito è stato scelto in modo tale da
    poter resistere ad eventuali attacchi atomici americani.
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  6. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    4 dicembre 1948
    Ul'janovsk, Sviyaga.

    La neve scende senza requie. Leggera nell'aria, costante. Una nuvoletta di fumo seguita da uno sbuffo distoglie l'attenzione della grigia compagnia dalla vista della campagna sterminata. Allo sbuffo il feldmaresciallo De Bono non fa seguire parola. Non ne ha bisogno per esprimere quello che pensa. Ha un'espressione stanca. E' normale, le sue truppe hanno dovuto resistere a cinque mesi di attacchi furiosi. Ha il comando del fronte orientale. Persa Togliatti, l'unica cosa che si è potuto fare era tenere duro. E non è stato semplice. Dopo mesi di attacchi, parte delle truppe erano state già dirottate oltre il Volga per farle riorganizare e iniziare i preparativi per una nuova difesa oltre il fiume, ma alla fine la pressione è calata.
    L'altro feldmaresciallo della compagnia, Bitossi, studia la mappa alla ricerca di un punto dove far convergere gli sforzi. Anche lui ha dovuto resistere alla massa sovietica sempre più soverchiante. Le linee cominciavano a sbandarsi, due divisioni bulgare sono state tagliate fuori e annichilite. Ma l'offensiva tedesca, piuttosto tarda quest'anno e non bloccata dal CSM della marina, ha permesso di allentare la pressione. Effettuata una rotazione delle truppe per averne di fresche da lanciare all'attacco, è cominciata l'offensiva parallela a quella tedesca.
    Sono ora quattro mesi che si avanza senza requie. L'offensiva tedesca è arrivata all'Oka, il fiume che scorre a sud di Mosca, circa 100 chilometri di distanza dai sobborghi della capitale nemica. L'importante centro di Ryazan è caduto. Solo in due sacche nelle vicinanze l'offensiva congiunta italo-tedesca ha portato all'eliminazione di circa 12 divisioni. Ora Bitossi vorrebbe prendere Saransk, penetrare nella Mordovia e raggiungere le rive dell'Oka anche qui, più a oriente.
    Il generale Messe guarda in lontananza. Nonostante la neve, la visibilità è accettabile e ci si può perdere nell'orizonte piatto. Scuote la testa. Lui e i suoi uomini hanno dovuto lottare duramente affinché l'importante centro di Syzran non restasse tagliato fuori. Ha avuto parole di lode per la Folgore. Accerchiati da uno sbarco improvviso di sovietici presso Mezhdurechensk, non si sono arresi e hanno continuato a combattere finché gli uomini ai diretti comandi del generale Messe sono riusciti a rompere la formazione nemica ripristinando le linee di comunicazione. Ora, la penisola tra Togliatti e Syzran è diventata terra di nessuno, con il Volga che scoraggia operazioni di forze corazzate nell'area.
    Successivamente, a causa della rottura del fronte a occidente, le truppe sovietiche hanno allentato la pressione per poter inviare rinforzi verso la capitale, terminando di conseguenza gli attacchi al vertice difeso dagli uomini di Messe e alla testa di ponte oltre il Volga difesa da De Bono.
    Il generale Messe, constatato l'assenza di nuovi attacchi, ha lanciato l'offensiva verso Ul'janovsk, prendendola dopo due settimane di intensi combattimenti, con la neve che cominciava già a cadere. L'intervento dell'aviazione turco-bulgara è stato alla fine decisivo. Truppe provenienti dal fronte occidentale, ormai sigillato dall'offensiva tedesca, hanno preso il posto delle truppe di Messe.
    Mussolini guarda ora la mappa. Bitossi è chino su di essa. Chiede l'attenzione di tutti, ordina la fine dell'avanzata.
    L'inverno è arrivato. Non si è riusciti ad avanzare verso gli Urali, troppo assottigliate erano le linee dopo l'ultima offensiva, e troppe truppe sovietiche erano state inviate nel settore. Ma i rinforzi sovietici non sono stati fatti affluire sul fronte tedesco, e i tedeschi non si sono fatti pregare per lanciare un'offensiva pericolosamente diretta verso la capitale sovietica.
    A nord invece i sovietici sono riusciti a rompere il blocco dei paesi baltici. Resta isolata Riga, che non si è lasciata piegare da otto mesi di continui assalti. I tedeschi hanno provato a offrire l'onore delle armi a questi reparti, che orgogliosamente hanno rifiutato.

    In africa la situazione è ritornata affrontabile. L'arrivo del secondo gruppo d'attacco bombardieri tattici ha permesso di lanciare attacchi devastanti sulle truppe che venivano messe in fuga dalla terra di nessuno, con il risultato che si è finalmente riusciti a distruggere i corpi corazzati nemici, tra tutti il terribile IV corpo corazzato canadese. Inoltre, nell'oceano indiano staziona praticamente indisturbata la flotta imperiale, mentre quella consolare incrocia saltuariamente nelle acque di fronte a finisterre, vertice sud del golfo di Biscaglia. Con l'ausilio dell'aviazione basata a terra, la flotta consolare si è resa protagonosta dell'affondamento di una portaerei inglese.

    Le perdite sono state ingenti su tutti i fronti. Da parte italiana si è proceduto ad una campagna a favore dell'arruolamento. In Germania e in unione sovietica si è dovuto ricorrere invece all'incremento della mobilitazione, con effetti negativi sulle capacità industriali specialmente da parte sovietica. Ma non avevano altre scelte, considerando che si erano finiti i margini di manovra per ripianare le perdite che si stavano avendo.

    Nel frattempo, giungono notizie non rassicuranti dagli 'stan. I sovietici stanno lanciando una nuova serie di attacchi su Merv. Viene dato ordine di far convergere rinforzi dai dintorni e di predisporre per l'invio in questa regione della nuova divisione costituenda. Si spera che queste misure siano sufficienti, altrimenti si dovrà arretrare il fronte, con la possibilità di dover far arretrare anche le divisioni schierate nel Mangghsystau. Il fiume Amu Darja dovrebbe costituire comunque un ostacolo considerevole, per cui si pensa anche alla possibilità di creare un saliente nel punto ove i sovietici dovessero riuscire a sfondare. Questa è però l'opzione meno preferibile, in quanto se non si riuscisse a creare il saliente, le truppe nella regione a nord ovest correrebbero il serio rischio di rimanere tagliate fuori.

    Proseguono senza sosta i lavori nelle viscere della Majella. Le sale predisposte per i reattori sono salite a tre, mentre in un'altra sala si effettuano esperimenti per un nuovo tipo di arma, razzi a lunga gittata. Arturo Crocco sostiene che i due progetti finiranno per fondersi dando un'alternativa al lancio di ordigni nucleari per mezzo di aerei. Sarà così possibile superare i pesanti vincoli di carico utile e distanza raggiungibile che affliggono i nostri aerei.

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  7. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    1 settembre 1949
    Periferia sud di Mosca, Pakhra River

    Hitler in persona mostra al duce lo schieramento di forze attorno alla capitale nemica assediata e sotto attacco. A quanto pare, Stalin è riuscito a fuggire per un soffio prima della chiusura delle tenaglie. Truppe italiane e tedesche ancora operano per allargare la zona occupata attorno a Mosca e scongiurare eventuali falle. Sempre più improbabili.
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    L'operazione Taifun per prendere Mosca prima dell'arrivo dell'inverno sta per arrivare a compimento. Partita a maggio, ha visto protagoniste le forze tedesche nei paesi baltici e quelle italiane in direzione Kazan ed Ufa. Raggiunti gli obiettivi e allargate le maglie difensive sovietiche, a luglio è partita la nuova fase delle operazioni, questa volta nel settore centrale, puntando direttamente a
    costituire una cintura d'assedio per la capitale sovietica. In poco più di tre mesi, l'esercito sovietico è stato quasi dimezato e le capacità industriali prossime al tracollo.

    Si cominciano i preparativi per la sfilata nelle vie della capitale rossa. Il duce avrebbe voluto con se gli irriducibili della Folgore e premiarne la bandiera con una medaglia d'oro, ma questi hanno chiesto di continuare a restare al fronte finché ci saranno combattimenti. Nel frattempo, i bombardieri del primo gruppo d'attacco continuano a lanciare volantini su Mosca invitando le persone, tradite dai bolscevichi e abbandonate a fare da scudi uamni, a non opporre resistenza, esortando invece i commissari rossi a
    mostrare la loro dedizione alla grande guerra patriottica nel paese dei senza patria.
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    Hitler ora scherza, ma sa che deve questa posizione all'Italia. Si informa degli sviluppi nella Majella, ma trova Mussolini abbottonato sull'argomento. Inizia allora a promettere di fornire all'Italia delle divisioni corazzate per poter finalmente sfondare in Africa, ma Mussolini taglia corto sull'argomento affermando che non è ancora il momento. Ora devono pensare alle medaglie da distribuire nella piazza rossa.
     
  8. Pinky

    Pinky

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  9. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    20 settembre 1949
    Mosca, piazza rossa.

    Reparti della Wehrmacht e del regio esercito marciano impettiti nella piazza rossa. Il Duce e il Fuhrer rassicurano la popolzione che non ci saranno ripercussioni sul popolo russo.
    parata.JPG Parata_mosca_02.jpg
    I combattimenti in città sono durati poco più di due settimane, gli ultimi giorni spesi nel contenere una disperata azione di sfondamento verso nord delle oltre dieci divisioni sovietiche rimaste bloccate in città. Ma alla fine si son dovute arrendere.
    16 settembre 1949, giorno della capitolazione della capitale sovietica, l'operazione Taifun è conclusa con successo. Una luna rossa opaco ha salutato la caduta del regime bolscevico. I tedeschi, senza perder tempo, cominciano a scavare alla ricerca delle fosse comuni dove sono state seppellite migliaia e migliaia di persone. Parte della popolazione accorre dagli ufficiali tedeschi ed italiani dando indicazioni su dove scavare e chiedendo che le truppe si dirigano rapidamente verso i gulag disseminati ovunque, liberando i loro congiunti. Alcuni si offrono di creare governi di transizione. In pochi sembrano rattristarsi del cambio di governo.
    Ha pesato parecchio la richiesta esplicita di Mussolini al cobelligerante di metter da parte attacchi e discriminazioni razziali. Un piano per la creazioni di lager ove racchiudere gli ebrei è costato l'ergastolo all'ideatore.

    Nel frattempo, le offensive sugli altri fronti non si arrestano. I tedeschi progettano di prendere Leningrado accerchiandola da nord, dopo aver fatto irruzione in Finlandia. A est, gli italiani puntano dritti su Ufa e i suoi complessi minerari, liberando un gulag dopo l'altro. Più a sud, si cominciano i preparativi per passare il fiume Amu Darja e puntare su Samarcanda. Non si sa fino a che punto ci si potrà spingere, ma è probabile che l'offensiva non si concluderà del tutto in inverno e si cercherà di approfittare dello sbandamento totale dell'esercito sovietico.

    Giungono inoltre voci inaspettate dalle zone non ancora occupate. Sembrerebbe che Stalin abbia già avuto il benservito, ma per ora sono solo voci che si rincorrono, forse frutto della disorganizzazione seguita alla capitolazione della capitale. Ma in ogni caso sono un buon indice rivelatore dello stato d'animo dei russi.

    Per contro, la spedizione in Giappone guidata da Ciano ritorna con cattive notizie. L'offensiva giapponese, lanciata per riprendere il controllo del territorio metropolitano, è miseramente fallita e Tokio rischia di capitolare da un giorno all'altro. Il governo giapponese chiede aiuti, anche militari, ma il rapporto redatto è chiaro, se non impietoso. Risorse sprecate. Con o senza aiuti, il giappone è condannato e non reggerà all'inverno. E l'inverno sta arrivando.

    Sul fronte della produzione, si stanno realizzando delle guarnigioni per limitare l'attività di sabotaggio nei territori occupati. Anche se si sta pensando se non sia meglio ricorrere alle milizie. La produzione di centrifughe per i nuovi laboratori della Majella procede senza sosta. Arturo Crocco si dice finalmente sicuro di poter promettere qualcosa di concreto in tempi brevi.
     
  10. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    1 Gennaio 1951
    Massiccio della Majella, sala panoramica.

    Tamburi, tamburi rullano nelle gallerie scavate nel cuore del massiccio scuotendone le fondamente. Là fuori, lampi di luci policrome festeggiano l'anno nuovo. Nelle viscere della montagna, battiti incalzanti avanzano pretendendo l'attenzione dovuta.
    Il fumo permea l'ambiente sottostante, ma man mano che il rullo aumenta d'intensità, una corrente d'aria viene liberata facendo emergere dalla foschia della galleria un oggetto slanciato, un'enorme punta di lancia si svela poco a poco.
    E' Zarathustra, il primo missile balistico della storia.
    1_gen_51.JPG
    Non è finita qui, i tamburi continuano ad incalzano e frastornare, il fumo continua a diradarsi seguendo le forme sinuose del missile, scendendo fin alla base d'appoggio, dove in un lampo di luce compare la sagoma dell'arma tanto attesa, l'arma del giudizio universale.

    Silenzio nella sala rialzata da dove Mussolini, il re e un pugno di fedelissimi assistono alla cerimonia di iniziazione delle nuove terribili armi. Arturo Crocco ce l'ha fatta. E' riuscito ad arrivare all'atomica, e al mezzo per portarla ovunque vorrà la volontà del Duce.

    Non ancora ovunque, ma ancora per poco. Sono allo studio nuove soluzioni per allargare la gittata di questi micidiali strumenti di morte. Ma il regno unito è già alla portata. Mentre i tamburi rullano Mussolini ripensa a Colonia, già devastata dal micidiale fungo atomico. Da una bomba sganciata da un aereo decollato dal regno unito. Zarathustra sarà l'arma del contrappasso.

    Non è l'unica novità. Stalin è veramente morto, ucciso dalla raffica di mitra di un soldato che aveva avuto il padre ucciso nelle grandi purghe. Al suo posto si sono insediati Kalinin e Beria. Quest'ultimi hanno potuto solo assistere impotenti alla resa di Leningrado, finalmente liberata e ritornata ad essere la citàà che era, San Pietroburgo. Le notti bianche hanno riacquisito la luce che deliziava e tormentava Dostoevskij.

    I nuovi capi dell'unione sovietica hanno cercato di porre fine alla guerra offendo la capitolazione in cambio del mantenimento di tutti i territori a est del Volga. Hitler è stato a un passo dall'accogliere la promessa, ma Mussolini è deciso a portare a fondo la guerra ai bolscevichi. E con questo obbiettivo, le truppe italiane avanzano senza sosta dalla Siberia alla Mongolia. Diversi nuovi stati sono in fase di creazione, ma si procede con calma, nessuno vuole che il caos segua ai gulag. E le responsabilità vanno accertate.

    Nel frattempo, il tracollo dell'unione sovietica è parzialmente riequilibrato dalla resa del Giappone. Gli americani hanno instaurato il loro governo direttamente su Tokio e già le prime truppe giapponesi sono sbarcate in Kenya per dar man forte agli alleati. Ma hanno già pagato caro l'invio di questi uomini. Due terzi della flottiglia non ha fatto ritorno. Individuati e tallonati dai sub di Borghese, per poi essere finiti dagli aerei della flotta imperiale.

    In seguito alla carenza di obbiettivi da colpire, il primo gruppo d'attacco è stato trasferito dall'asia in africa, giusto in tempo per riorganizzarsi e partecipare alla distruzione di un corpo corazzato appena arrivato nella terra di nessuno. Ormai, gli alleati chiamano quella zona lo Bomb Valley, anche se la risolutezza è inglese è tale che si ostinano ad inviare al macello divisioni su divisioni. Non ultima la sesta corazzata canadese. Che non ha potuto minimamente eguagliare le gesta ormai famose della IV divisione corazzata canadese, distrutta ma solo dopo aver scosso profondamente le linee italiane, minacciandone lo sfondamento.

    La quarta portaerei è entrata in servizio, è stata chiamata Falco dell'Amur in onore delle vittorie sul fronte est. E' entrata in linea nella flotta imperiale rilevando la Sparviero che è stata spostata nella flotta consolare.
    Sul fronte della ricerca, si stanno cominciando le attività necessarie alla costituzione dei primi corpi corazzati italiani. Il generale Messe sta spingendo parecchio per veder finalmente le prime grandi unità di manovra italiane, invece dei pochi carri dati in appoggio alle divisioni di fanteria.
     
  11. UlpioTraiano

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    10 settembre 1951
    Birmingham, ore 5:30 AM

    L'apocalisse si erge dalle nebbie mattutitine della città industriale inglese. Così parlò Zarathustra.
    10_set_51_nukes.JPG
    Stessa ora, stessa scena a Liverpool. Alcuni pescatori tornano verso il porto, insoddisfatti della pesca. Mancano pochi chilometri all'ansa del fiume Mersey. La pesca è stata negativa, visto che qualcuno ha avuto la malaugurata idea di augarargli buona pesca all'uscita dal porto. Mentre maledicono mentalmente l'uccello del malaugurio, di sicuro responsabile della cattiva battuta, si dirigono lentamente al Coburg Dock. Il sole ha fatto capolino da dietro le basse colline. Un'ombra cala improvvisamente al suolo, un muscolo facciale si contrae, un lampo e dal lampo l'apocalisse scuote la città, annichilendola in un olocausto nuclerare. Un fungo si innalza a sublimare nell'eternità l'idiozia umana.
    Due ore più tardi i pescatori sono ancora lì, immobili con la loro barca e lo sguardo perso nella banchina scomparsa. Uno dei principali porti mondiali ha cessato le sue attività.
    Si diceva che le Valchirie sarebbero ritornate con i soldati dell'armata scomparsa. Così è stato.

    Chengdu, Cina.
    Città diversa, collocazione diversa, effetto identico. Chengdu scompare nel fungo atomico che tutto distrugge. Il primo polo industriale cinese scompare per sempre. Banzai ha colpito. E' tempo che i cinesi rincomincino a temere gli attacchi Banzai.

    Massiccio della Majella, sala panoramica, poche ore dopo.
    Un ufficiale dell'aeronautica porge al Duce il rapporto atteso. Birmingham, Liverpool e Chengdu sono diventate storia. Nessuno esulta. C'è solo risolutezza negli occhi dei presenti. E la decisione di arrivare fino in fondo.
    Il pensiero di Mussolini va alle città nuclearizzate dagli attacchi alleati. Adesso sapranno anche loro cosa significa subire questi attacchi. E conosceranno la paura di poter essere raggiunti senza bisogno di affidare il carico di morte a un fragile aereo.
    Le prime reazioni sono di incredulità da parte degli alleati. Un telegramma da parte di Hitler trabocca invece complimenti e ringraziamenti per aver contribuito alla vendetta per Colonia. Silenzio assoluto da parte cinese. E' probabile che cercheranno di mettere al silenzio quanto successo.
    La Cina è entrata in guerra con il suo impressionante numero di divisioni, circa 300, pronta a prendere il posto dell'orso sovietico agonizzante. L'ambasciatore ha presentato l'offerta di guerra con una cortesia gelida. Ma i governanti cinesi non avevano la minima idea che l'Italia era così prossima all'arma definitiva. Fortunatamente, per ora la zona di confine è un dedalo di montagne. Qui è stato allestito in tutta fretta un aeroporto con annessa base di lancio per missili continentali. Mussolini non va per il sottile, a costo di nuclearizzare ogni singola industria, la Cina pagherà caro questo attacco. Molti nemici molto onore, ma qui uno dei due comincia a diventare troppo, scherza il re.

    In piena Siberia, presso Surgut, in un gulag devastato dai ControRivoluzionari, si sono concentrate le ultime forze bolsceviche. Ironia della sorte, si sono rifugiate proprio nel luogo ove imprigionavano le loro vittime. Vengono investiti in pieno dalle forze del generale Marinetti. E' rimasta la guardia rossa, tutto quello che rimane del regime sovietico. 3 divisioni di fanteria e una corazzata, tutte divisioni ad organici più che decimati. Diserzioni e scontri con i CR. Queste truppe infatti finora non hanno mai imbracciato armi contro nemici esterni. I combattimenti non durano più di cinque giorni, alla fine dei quali viene consegnato Kalinin. Hitler ha proposto un processo pubblico per crimini di guerra. Mussolini propende invece per far giudicare il prigioniero direttamente agli articolo 58, che avranno molto da recriminare. Sembra invece che Beria sia morto in combattimento durante l'irruzione delle autoblindo italiane nel campo di concentramento. Il corpo è stato trovato, ma il Duce vuole che non ci siano dubbi sull'identificazione.
    24_ago_51_ultsaccaSurgut.JPG
    Altrove, in africa, gli alleati hanno provato a porre fine alla strage di uomini e mezzi nella Bomb Valley. I rapporti dei ricognitori hanno segnalato una concentrazione insolita nella base aerea di Mombasa di intercettori. In contemporanea, viene lanciata una delle più grandi offensive degli ultimi due anni verso la terra di nessuno. Questa volta Graziani dà ordine alle squadre d'attacco di non decollare. Richiede invece una divisione per poter lanciare un'attacco a sorpresa nelle retrovie inglesi.
    Viene inviata la flotta di supporto con la MRR. Questa effettua uno sbarco a sorpresa alle spalle delle formazioni alleate, dirigendosi direttamente nella base aerea. La distruzione disseminata assume proporzioni inaspettate. 11 squadre aeree di intercettori vengono fatte a pezzi al suolo. 4 squadroni canadesi, 4 sudafricani e tre inglesi, vengono tolti di mezzo senza il minimo sforzo. Fortunatamente nelle autoblinde dei miliziani c'era scorta sufficiente di materiale esplosivo. E, nonostante le ampie scorte, per distruggere gli ultimi apparecchi si deve ricorrere alle mitragliere delle blindo. Troppo tardi gli alleati si accorgono della situazione e fanno convergere sul posto le truppe di terra, giusto in tempo per ingaggiare in combattimenti di retroguardia la MRR che subito si sgancia e si imbarca per ritornare nella sua base nelle puglie. Molto cara è stata l'ingenuità alleata. Senza la preoccupazione dell'intervento degli intercettori nemici, le squadre d'attacco italiane possono mettere fine all'azione alleata disseminando la valle di nuove carcasse fumanti. Dopo l'azione la base è stata ribattezzata dai soldati alleati Airshop Mombasa.
    [​IMG] mombasa_air_shop_2.JPG
    E con questa azione è stata abbondantemente ripagata l'azione di sabotaggio che gli inglesi hanno condotto in un cantiere ligure ai danni di un incrociatore leggero in costruzione.
     
  12. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    30 febbraio 1952
    Catena dell'Himalaya, base aeromissilistica di Qumul.

    Mussolini guarda i bombardieri tattici bulgari fermi al suolo. A nemmeno un centinaia di chilometri ad est ci sono i cinesi. Ma strana guerra è questa. Gli unici combattimenti ci sono stati a nord est, tra pattuglie che si sono calpestate i piedi per errore, quando greci e bulgari sono entrati in Bayankhongor. Scambi di colpi limitati e di nessuna importanza.
    Qualche scontro di una certa rilevanza c'è stato, ma a sud ovest, ai confini con l'impero delle indie. Gli indiani, dopo pressanti e ripetute richieste da parte inglese, hanno cercato di attaccare, ma le condizioni sono disumane. Poche perdite da parte dell'alleanza del mediterraneo sono state sufficienti per bloccare gli attacchi, incosistenti, di oltre venti divisioni indiane. E, dopo i tre funghi nucleari, gli attacchi indiani sono cessati del tutto. E' probabile che sperino di arrivare alla fine della tempesta indenni e trattare con chi sarà rimasto.

    Ma neanche le truppe cinesi brillano per volontà di combattere. Tra i vertici cinesi, sono in molti a pensare che si sia fatta una sciocchezza ad entrare in guerra. Cacciati i giapponesi, liberata la Manciuria, occupato il Vietnam, perché andare a dar fastidio all'Italia? C'era si la rivendicazione della Mongolia, lo Xinjiang e il Tannu Tuva (quest'ultimo resosi indipendente dall'occupazione comunista), ma la risolutezza per conseguire gli obbiettivi manca del tutto. E così mancano del tutto gli scontri alla frontiera. I bombardieri rimangono inutilizzati sulle piste a coprirsi di sabbia.

    Una parte significativa dei vertici cinesi è però semplicemente critica riguardo alla tempistica scelta per l'ingresso in guerra. Il rapporto redatto per Ciano dalla bella Raushan Baglanova è molto chiaro. Secondo questa fazione, a quanto pare maggioritaria tra i vertici delle forze armate di Chiang Kai-Chek, l'errore è stato solo nella tempistica. Ossia nel dichiarare guerra con le truppe italiane ancora ad
    ovest, presso i contrafforti dell'Himalaya. Per loro, l'ideale sarebbe stato lanciare l'attacco dopo l'invio delle truppe italiane su altri fronti, o per lo meno in occasione dell'arrivo presso Vladivostok, con le truppe italiane disperse su una zona vasta e con il fianco pericolosamente scoperto verso sud, quando la massa cinese avrebbe potuto fare veramente la differenza.

    In seguito al rapporto, la Baglanova, reclutata due anni prima in occasione della liberazione dell'ennesimo gulag, viene promossa a capo dell'intelligence del neo nato stato del Kazakistan. Mussolini si è convinto ancor di più che non deve limitarsi a vincere questa guerra, dovrà vincere i cinesi. E il Duce possiede l'arma che deciderà le sorti del conflitto. Ora si innalzano alle sue spalle altri due missili Banzai. Due nuovi missili dotati di testata all'idrogeno. Il primo missile ha già devastato il morale cinese. Ora ne sono pronti altri due. Quanto durerà ancora la Cina?
    Mussolini spera poco. Ma vuole una Cina in ginocchio prima di lanciare l'attacco terrestre. E' d'accordo con lui Franco, che ha chiesto di assistere con il duce al lancio dei nuovi missili balistici. Hitler invece è contrariato. Vorrebbe che si utilizzassero tutte le testate contro l'Inghilterra, a partire da Londra. ma il Duce ha altri piani e lascia al cobelligerante l'arduo compito di affrontare i preparativi
    per lo sbarco sul suolo inglese. Ben sapendo che alla fine dovrà comunque metterci mano per combinare qualcosa di concreto. Diversi esperti di incursioni dal mare sono alle prese con degli studi per realizzare reparti di Marò.

    Intanto, il Kazakistan è la prima repubblica liberata nell'unione sovietica. Dopo un pò di confusione, cominciano a riprendere i viaggi di convogli carichi di materiali rari, acciaio e carbone diretti alle industrie mediterranee. Forse seguirà un nuovo stato in Siberia, ma c'è ancora tempo.

    Una nuova divisione è stata approntata, l'Elettra, per costituire un nuovo nucleo di intervento rapido con lo scopo di poter lanciare in ogni momento attacchi come quello condotto dalla MRR nell'aeroporto di Mombasa. L'intenzione è di sostituire col tempo questa divisione con una di marò appositamente realizzata.
    Si è inoltre cominciata la realizzazione della prima divisione corazzata italiana, che verrà affidata al tenente colonnello De Stefanis, finora ben distintosi nel saliente creato in Africa. Seguirà alla realizzazione di questa divisione la costituzione di un paio di divisioni meccanizzate.
    Le risorse per la realizzazione di queste importanti unità vengono dll'aver finalmente terminato i lavori nelle viscere della Majella, dove sono state completate le sale destinate ad ospitare le centrifughe, e quelle attigue di ricerca e realizzazione di missili e testate nucleari.
     
  13. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    1 aprile 1954
    Vladivostok, base navale.

    Mussolini guarda verso il mare. Come Traiano a suo tempo arrivò a rimirar le sponde del golfo persico, così lui è arrivato a quelle dell'oceano pacifico. Ma non ha intenzione di arrestare l'offensiva. L'unione sovietica è a un passo dall'essere annessa. Rimangono da occupare alcune zone di confine, lasciate volutamente a far da cuscinetto con i cinesi. E proprio dallo sfondamento da una di queste zone si vuole cominciare l'avventura nel celeste impero.
    Chiang Kai-Chek dispone ancora di oltre trecento divisioni. Uno scontro frontale significherebbe l'annientamento certo per le truppe dell'alleanza mediterranea e vanificherebbe i sacrifici fatti finora. Ma l'industria cinese è al limite del collasso e la popolazione sul'orlo della rivolta.
    Gli alti ufficiali Messe, De Bono e Bitossi hanno elaborato il Piano MDBB per cominciare l'invasione della Cina. Il piano è diviso in due operazioni principali. L'operazione Ghibli punterà a tagliar fuori dal resto della Cina la Manciuria. Si partirà con l'occupazione di una parte della Mongolia, quindi le divisioni punteranno sul mar giallo alla massima velocità possibile. La zona occupata dovrà fare quindi da incudine per l'altra operazione, la M54, che punterà dritta all'occupazione della Manciuria entro la fine dell'anno. Le truppe sono già in movimento per guadagnare le rispettive posizioni di partenza.
    29_mar_54_PianoMDBB.JPG
    Il piano è sicuramente rischioso e c'è la possibilità che le divisioni dell'operazione Ghibli restino tagliate fuori e annientate.
    Però, le ricognizioni aeree mostrano che la zona interessata dall'operazione Ghibli sono sguarnite per centinaia di chilometri. Inoltre, la situazione disastrosa dei trasporti non permetterà ai cinesi di far accorrere truppe in quantità significative in tempi rilevanti. O per lo meno a questa conclusione è arrivato il generale Messe.

    La situazione interna al limite della rivolta impone inoltre un controllo capillare sul territorio, limitando il numero di divisioni effettivamente disponibili. E la situazione industriale al limite del collasso (crollata di oltre i due terzi in seguito ai massicci attacchi Banzai da parte dei nostri missili continentali) dovrebbe rendere impraticabile la ricostruzione dei vuoti che verranno creati.
    Infine, se l'operazione Ghibli avrà successo, si stima che si riuscianno ad accerchiare circa cinquanta divisioni, un sesto delle forze complessive cinesi. Non sarebbe male come inizio.

    Per l'occasione, sono stati trasferiti in prossimità della manciuria tre gruppi d'aerei d'attacco, Il primo gruppo d'attacco italiano, uno bulgaro e uno turco. Inoltre, con l'operazione Astrea, dea greca della fortuna, si sono trasferiti via mare quattro divisioni. La Elettra, la corazzata Ariete, le motorizzate Trento e Trieste, di recente costituzione. La Elettra in particolare sarà sostituita nei suoi compiti dalla costituenda Forza di Proiezione dal Mare, basata inizialmente sui marò del San Marco, divisione che verrà finita di addestrare per novembre.
    L'operazione, probabilmente protetta dalla divinità ai quali ci si è affidati, si è conclusa felicemente. Il tragitto scelto ha portato in successione all'occupazione momentanea del porto di Male, di Singapore, del Yap e di Saipan. Tutto questo per ovviare alla portata limitata dei nostri trasporti, e soprattutto per evitare di passare in prossimità di Taiwan, essendo una zona fortemente pattugliata dalle portaerei nipponiche. L'unico scontro con tali portaerei si è concluso con la ritirata della sqadra navale giapponese, investita in pieno dagli aerei delle tre portaerei italiane della flotta imperiale, inviata a scortare il prezioso convoglio. Troppo tardi hanno compreso gli alleati i progetti italiani. E quando hanno cominciato a rioccupare le isole usate come basi dagli italiani, le nostre forze si stavano già allontanando dalla zona delle Curili. Durante l'operazione, sono state affondate 4 cacciatorpediniere e un sommergibile nipponici, oltre a diversi danni su due portaerei.
    Le truppe fortunosamente inviate costituiranno il nocciolo duro delle forze d'attacco in Manciuria. Infine, per ogni evenienza, delle atomiche in corso di realizzazione ne verrà messa da parte qualcuna per eventuali usi tattici.

    Mentre il Duce ripassa mentalmente i piani dell'attacco, un movimento ne distoglie l'attenzione. E' una bandiera a righe orizzontali, bianca azzurra e rossa. Vladivostok attualmente è retta da un governo di crisi. Sono state avviate trattative da parte italiana per un'occupazione incruenta, qualora si decidesse di annettere formalmente l'unione sovietica. E' probabile che un'ottima coordinazione e risultati estremamente favorevoli nell'occupazione della Manciuria contribuiranno ai negoziati per un'occupazione pacifica.
     
  14. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    15 luglio 1954
    Roma, palazzo Venezia.

    Successo completo.
    Il telegramma di De Bono è stringato, ma esprime perfettamente la situazione. L'operazione Ghibli è conclusa con un successo completo e la Manciuria è tagliata fuori dal resto della Cina. La resistenza incontrata è trascurabile per cui si sono potuti lanciare gli attacchi sugli obiettivi secondari. Pechino è già caduta e la fascia costiera occupata è in fase di espansione. Nel frattempo, l'operazione M54 è riuscita a forzare i passi montani poco a nord di Vladivostok. Le truppe stanno ora allargandosi a ventaglio verso la Manciuria. Le truppe Cinesi, isolate e spiazzate, dopo la caduta dei valichi stanno ritirandosi senza opporre resistenza significativa. La velocità d'avanzata è tale che molto probabilmente entro la fine dell'anno cadrà anche la Corea.
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  15. UlpioTraiano

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    8 dicembre 1954
    Roma, palazzo Venezia.

    Il Duce apprende della capitolazione della Corea. Gli obiettivi raggiunti sono anche superiori alle aspettative. Il governo di Vladivostok si decide per la firma della capitolazione. Resta tuttora libero, in un angolo di deserto mongolo, un barlume di regime comunista, lasciato per ora a se stesso affinché continui a fare da cuscinetto con la Cina. E' stato istituito a Singapore un governo locale, totalmente autonomo dall'Italia. Mantenere l'occupazione di quel lembo di terra era un peso sul piano logistico. Totalmente esposti agli attacchi alleati erano i convogli che raggiungevano la Gibilterra dell'est.
    Tornando al piano MDBB, la Manciuria è totalmente occupata. Sono tutt'ora in corso scontri in direzione sud ovest. Con l'arrivo dell'inverno, è probabile si arrivi ad una stasi, ma per ora le nostre truppe guadagnano ogni chilometro possibile. In un'occasione, si è reso necessario l'impiego di un'atomica per scopi tattici. C'era il rischio di perdere l'iniziativa verso il sud.
    Ma, a parte questa occasione, non si sono registrati grossi problemi. La Cina ha persino provato ai primi d'agosto a intavolare proposte di pace, offrendo in cambio la Manciuria. La risposta dell'inviata di Ciano, la Baglanova, è stata sprezzante: "Se non ve ne siete accorti, la Manciuria è già caduta".
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    Adesso sarà da stabilire un nuovo piano d'operazioni per il prossimo anno. L'effetto sorpresa è ormai concluso, per cui si dovrà ricorrere maggiormente alla forza d'urto, pur tenendo presente che non si potrà fare affidamento su di essa per avanzare, considerando il numero di dimensioni ancora impressionante che i cinesi possono schierare. Una bozza di piano per sbloccare il fronte stà già venendo buttata giù dall'energico generale Messe. Prevederà una massiccia concentrazione di truppe meccanizzate per sfondare e isolare la penisola di Yantai.

    Sul fronte interno, si comincia a pensare a come ovviare alla carenza di manodopera. Non è ancora un problema tangibile, ma presto lo sarà. Il ministro della difesa Jung ha perciò richiesto ai carabinieri di fornire alcuni contingenti da inviare al fronte. I carabinieri hanno così cominciato ad addestrare i primi reparti scelti. Ma è probabile che nemmeno questo basterà.
     
  16. Mac Brian

    Mac Brian

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    Partita molto bella, complimenti!
     
  17. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    settembre 1958
    Nanchino, Palazzo imperiale.

    Mussolini mastica amaro.
    Messe è arrivato al mar cinese del sud tagliando i resti delle armate nemiche in due tronconi. Le operazioni del generale Frattini per prendere Hanoi e Kunming con azioni dei parà della Folgore, del Tuscania e del Col Moschin hanno avuto pieno successo, mentre in contemporanea la Forza di Proiezione dal Mare sbarcava in massa a Saigon occupandola senza incontrare resistenza.
    La Cina è di fatto in ginocchio. Ma Mussolini continua a guardare a quelle circa cinquanta divisioni pressoché intatte che sarebbero utilissime per controllare il gigante ormai conquistato. In cambio di quelle divisioni, il Duce lascerebbe volentieri alla Cina largo spazio nelle questioni interne.
    Ma la risposta di Chiang Kai-Chek non lascia spazio alle trattative. Il celeste impero si spezzerà ma non si piegherà. E' disponibile a intavolare trattative di pace, ma a condizione della piena smobilitazione delle truppe cinesi.
    Pur se non molto sensata come opzione, Mussolini probabilmente non avrà scelta. Consultato Ciano, l'idea è quella di annettere per intero la Cina per poi organizzare uno stato fantoccio tagliando fuori i fedeli di Chiang Kai-Chek.
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    Ma è diventata una questione secondaria. Il problema principale è la manodopera, ormai agli sgoccioli. I carabinieri hanno messo a disposizione la seconda brigata mobile, il tuscania e un reparto di carabinieri a cavallo, ma è ancora poco. Probabilmente, tra poco si cominceranno a prelevare i soldati dalle guarnigioni. Ma si tratta di un paliativo. Tralasciando i reparti di parà, la produzione di unità di fanteria è sospesa a tempo indeterminato. Restano in produzione le navi, una portaerei e un incrociatore, ma è già un lusso che forse non si potrà mantenere a lungo.
    La possibilità di una nuova mobilitazione è stata scartata. Esploderebbe il fenomeno dei partigiani e si avrebbero una ventina di rivolte al mese, vedendo scendere a un terzo del necessario la capacità dei trasporti. Insomma, il parere di Jung è che un'ulteriore mobilitazione provocherebbe molti più problemi di quanti ne risolverebbe, a fronte di un incremento della manodopera disponibile tutto sommato modesto. Alla faccia dei sei milioni di baionette.

    Questo problema è legato a doppio filo con l'India. Dietro la Cina, oltre le paludi dell'indocina, c'è l'India. Il suo esercito non è inarrestabile, ma sottoporrebbe i nostri uomini a un attrito che oggi non ci possiamo permettere. Per questo ora è sulla scrivania un piano d'operazioni stilato da Frattini. Il generale suggerisce una serie di assalti combinato di parà e marò, nella zona del Bangladesh, poco dopo l'annessione della Cina, quando l'India cercherà di passare le ex frontiere con la Cina. E, dai rapporti pervenuti, non aspetta altro. Le forze indiane sono già presenti in forze e puntano con ogni probabilità ad occupare le zone strategiche nei valichi e zone obbligatorie di passaggio tra le paludi. Per poi ingaggiare una deleteria guerra d'attrito.
    Frattini conta di sfruttare queste intenzioni. Creare una zona cuscinetto alle loro spalle e chiuderli come si erano chiuse le truppe cinesi in Manciuria. Al duce il piano piace. Se le azioni alle spalle del fronte avranno successo, le perdite italiane per rimuovere le divisioni indiane intrappolate nella sacca saranno insignificanti, il che è proprio quello che serve.

    Ma questo non è l'unico fronte. Per ovviare all'assenza di offensive sugli altri fronti, Balbo ha proposto un piano di attacchi strategici sulle città inglesi con le V2. I primi attacchi sono già partiti.
    Negli stati uniti è andata peggio. Apocalisse, Armageddon, Avvolgente e Cerbero sono i nomi dei missili a testata nucleare che hanno distrutto le prime 4 città industriali americane. Sono seguiti altri lanci, finora 7. Come risultato, il governo americano è caduto, ma quello che è seguito continua la lotta. Il Duce si chiede quanto durerà questo.
    Nel frattempo, Dedalo, il primo missile intercontinentale della storia, resta sulla rampa di lancio, pronto a colpire se dovesse servire.

    Poco prima del lancio dei missili, gli Stati Uniti avevano lanciato due tentativi di sbarco su Medina. Sarebbero riusciti, se la flotta mediterranea con in testa Cesare e Cavour non fosse uscita dallo stretto di Suez caricandoli. In seguito a questi tentativi di sbarco, la flotta è stabilmente ormeggiata ad Alessandria.
    E' invece riuscito uno sbarco Giapponese presso Port Khasob, nel mar persico. Per rimuovere le truppe nemiche è stato necessario l'invio della FPM, al primo impiego, e della MRR. In contemporanea, è stato lanciato un nuovo massiccio attacco inglese nella Bomb Valley, mentre gli aerei da caccia impedivano nuovamente l'intervento nell'area dei nostri aerei d'attacco. Questa volta sono stati i carabinieri del Tuscania a distruggere le strutture aeroportuali, cogliendo gli alleati alla sprovvista con un attacco aeroportato, per poi essere esfiltrati da una task force navale creata appositamente.
    Successivamente si è potuta ripulire la Bomb Valley. Dopo quell'azione, non si sono registrati altri attacchi degni di nota.

    Borghese segnala l'affondamento di una portaerei inglese, sembrerebbe l'ultima che gli era rimasta. Considerando la necessità inglese di rimpiazzare i trasporti costantemente affondati, è improbabile che riusciranno ancora a mettere in mano una flotta degna di tale nome. E' divwntata invece più aggressiva la flotta americana, arrivata a colpire duramente la flotta consolare, facendola tornare a Genova per lavori. Ma l'azione gli è costata la corazzata New York. Oltre a subire l'olocausto nucleare, anche la nave che ne portava il nome è stata affondata.
     
  18. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    19 luglio 1959
    Delhi, Taj Mahal, stanza ottagonale.

    L'india capitola. La campagna indiana è durata sette mesi.
    L'offensiva organizzata dal generale Frattini, centrata su sbarchi e aviolanci, ha avuto pieno successo. Con le prime due operazioni sono state isolate le prime due sacche. La prima sacca è stata seguita dall'eliminazione delle truppe indiane al suo interno. Per la seconda è stato invece sufficiente isolare le truppe. Il caos che ne è seguito ha permesso alla FPM di organizzare uno sbarco presso Ahmadabad, dove è stato organizzato in tutta fretta un'aeroporto donde sono partiti attacchi paracadutati alla volta degli snodi strategici indiani. L'unica resistenza è stata organizzata presso Karaki, dove era presente un nutrito contingente inglese in supporto ai pakistani, ma lo sgancio preventivo di un'atomica per scopi tattici ha devastato il morale nemico permettendo alla FPM di effettuare con successo l'occupazione del centro. Caduti i centri principali, l'India è caduta senza opporre ulteriore resistenza.
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    Gandhi sembra essersi rifugiato nello Sri Lanka, resosi indipendente dall'occupazione inglese. Ciano aveva cercato di intavolare delle trattative con questo influente personaggio politico indiano, ma i negoziati si erano arenati durante l'avanzata italiana in Cina, senza aver raggiunto un accordo. A quanto pare le preoccupazioni di Orwell in proposito si sono rivelate vane.

    Restano ora da decidere le future linee d'azione. Balbo preme per un attacco sul Giappone. Frattini propende invece per un attacco sull'arcipelago indonesiano seguito solo successivamente da un attacco contemporaneo su Australia e Giappone. L'intenzione è quella di attirare a sud le flotte giapponesi per colpirle con attacchi degli aerosiluranti. Durante il primo attacco anfibio contro le coste indiane, i Giapponesi hanno cercato di ostacolare l'azione inviando la flotta principale. Per essere individuata e attaccata dagli aerosilaranti italiani che hanno affondato la prima portaerei. La task force è stata quindi intercettata dalla flotta imperiale italiana, che ha bloccato il passaggio degli stretti verso l'oceano indiano. Ne è seguito un cruento scontro aeronavale che ha visto semiaffondare la da poco varata portaerei Vittorio Veneto (prima della classe Glorie). Ma ai giapponesi è andata peggio. Due portaerei affondate, oltre a un vecchio incrociatore, e danni diffusi su una mezza dozzina di navi. La flotta italiana è dovuta rientrare in porto a Saigon per le riparazioni di urgenza prima di tornare nel mediterraneo, ma la flotta Giapponese è dovuta tornare indietro lasciando libere le nostre flotte da sbarco di terminare le operazioni anfibie.

    In ogni caso, la conquista dell'India ha permesso di liberare dai compiti di presidio dei confini un bel numero di divisioni che potranno essere usate altrove. Ma la carenza di uomini resta comunque un grave problema. In Cina si è organizzata una nuovo stato vassallo, verrà fatto lo stesso in India e si organizzeranno campagne di arruolamento per sopperire alla mancanza di manodopera italiana. Nel frattempo, le offensive d'attrito sono il più possibile evitate.
     
  19. Ciresola

    Ciresola

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    E' bellissimo vedere il verde Italiano su mezza Asia, molto bello :)
     
  20. UlpioTraiano

    UlpioTraiano

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    30 Novembre 1961
    Sydney, cantiere dell'Opera House

    Mussolini passeggia per il cantiera della grande opera Australiana. Ha visto il progetto e ne è rimasto impressionato. Ha già dato ordine di fornire i fondi per finire la costruzione.
    Il generale della Brigata folgore, Frattini, gli sta esponendo i dettagli della presa di Wellington.
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    L'indonesia olandese, l'indonesia americana, l'Australia nel 24 Maggio 1961, la Nuova Zelanda nell'odierno 30 Novembre 1961.
    Sono le zone occupate dalle truppe dell'alleanza mediterranea. Gli Italiani avanzano senza sosta. Archiviata l'ipotesi di un'avanzata contemporanea sull'Oceania e sul Giappone, per carenza di truppe per presidiare le coste ed evitare perdite eccessive d'attrito, ci si è concentrati sull'Oceania.

    Frattini ormai la chiama la tecnica del salto della tigre. Il feldmaresciallo Bitossi invece l'ha ridenominata la tecnica legionaria. Spesso si possono trovare i due alti ufficiali a discutere sul nome più appropriato e più italiano, ma in ogni caso la collaborazione tra i due energici generali sta permettendo di affinare la tecnica degli assalti.
    In Australia, i primi aerolanci dall'aeroporto della vicina isola di Timor hanno permesso di scompaginare i piani australiani di difesa delle coste. Ne è seguito un caos generalizzato che ha visto scoprire obiettivi strategici, come Perth e Gladstone, occupati prontamente dagli sbarchi dei marò. Successivamente è stato possibile sbarcare anche presso la stessa Camberra, per poi occuparla.
    E' stata successivamente ricreata la nazione australiana, ma con capitale Sydney.
    L'attacco sulla Nuova Zelanda è risultato complicato da un primo sbarco fallito su Dunedin, ai primi di luglio. Per poter lanciare un nuovo attacco avendo tutte le pedine schierate, si è dovuto attendere i primi di novembre. Nel frattempo, gli americani hanno cercato di ostacolare i movimenti navali. Ne è nata la battaglia del mar dei coralli, che ha visto gli americani perdere le tre portaerei della task force (Essex, Shangi-La e Lake Champlain), affondate dagli aerei della flotta imperiale. Il successivo attacco alla Nuova Zelanda è stato condotto con l'ormai collaudata tattica del primo colpo atomico per ripulire luogi di sbarco ben protetti. Preso terra ad Auckland, è seguito un aviolancio del Col Moschin e del Tuscania su Christchurch, mentre gli aerei del primo gruppo d'attacco liberavano i dintorni di Wellington, permettendo un agevole lancio ai parà della Folgore. La Nuova Zelanda non ha avuto altra scelta che la resa.

    E' tempo di pensare all'invasione del Giappone.

    La rapidità con cui è caduta l'India aveva in precedenza spiazzato gli alleati, rimasti per molti mesi inattivi, incerti sul da fare. Quando si sono ripresi e riorganizzati, non sono riusciti però a portare attacchi significativi. Ci sono scaramucce in corso in Norvegia, ma niente di importante. Un attacco impegnativo è stato invece portato nuovamente su Bordeux, ma l'uscita nel golfo di Biscaglia della flotta consolare ha permesso di respingere l'offensiva e distruggere i convogli nemici, anche se la flotta, con in testa la nuova ammiraglia Axum, ha riportato seri danni in seguito all'ingaggio successivo con una flotta americana.
    Sono seguiti due tentativi di incursioni da parte dei bombardieri strategici americani, ma sono stati respinti dal primo gruppo intercettori. Nel secondo tentativo, seguito dalla distruzione completa della squadriglia nemica, tra i rottami sono stati rinvenuti resti radioattivi. E' fallito dunque il tentativo americano di sganciare delle atomiche sul nostro suolo. Sono seguiti diversi attacchi nucleari in america. Inoltre, la costruzione della base di Petropavlovsk sta permettendo di tenere sotto tiro i reattori americani di Albequerque. La capacità americana di costruire nuove atomiche è così azzerata.
    Agli attacchi strategici sovrintende il feldmaresciallo Balbo. Nel frattempo ha affinato la tecnica di attacco strategico sul Regno Unito. L'attacco strategico alle industrie è preceduto da quello alle infrastrutture logistiche, per cui le possibilità per gli inglesi di riparare gli impianti in tempi rapidi vengono a mancare. In questo modo, la produzione industriale inglese è scesa sotto le 70 unità, e continua a scendere.

    Il generale Battisti ha organizzato un reparto di alpinisti paracadutisti, il Monte Cervino. Insieme ai fanti dell'aria, messi a disposizione da Balbo (costituivano la guarnigione aerolanciata libica), e al reggimento Fanti de Mar, uomini provenienti dallo smantellamento di vecchie navi e guarnigioni ormai inutili, saranno seguiti solo da un reggimento di carabinieri che si sono offerti volontari. Il livello della manodopera è tale da non poter permettere altro. E' per questo importante il contributo che possono dare gli stati alleati e vassalli. In proposito, la mobilitazione Cinese sta dando risultati inaspettatamente negativi. Stanno fornendo diverse cacciatorpediniere, che puntualmente vengono affondate dai Giapponesi in porto. E' vero che costituiscono una buona trappola per attirare le navi giapponesi nell'orbita delle nostre aerosiluranti, ma non era questo quanto si attendeva dai cinesi. Il numero di truppe terrestri che stanno fornendo è decisamente modesto, cinque divisioni finora.
    Procede invece più che bene la mobilitazione in India, che inaspettatamente ha già fornito 34 divisioni, usate prontamente in parte per controllare le coste australiane. E' probabile che verranno usate per l'attacco al Giappone.
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