Pianificazione e azzardo: Moltke e le origini della Grande Guerra

Il principale compito era, naturalmente, il piano di mobilitazione annuale, che, elaborato ad aprile, veniva trascritto in un libro segretissimo, e testato nelle manovre primaverili/estive e nei kriegsspiele invernali.

La successione a Schlieffen

Nato il 25 maggio 1848 nella Prussia orientale, H. J. Moltke svolse una carriera distinta, partecipando alla campagna del 1866, ma sostanzialmente regolare sino al 1882, quando divenne aiutante personale di suo zio Helmuth K. Moltke senior. Questo accelerò la sua carriera facendolo entrare in contatto con i centri del potere berlinese. Dopo la morte dello zio nel 1893, Guglielmo II lo nominò suo aiutante di campo, carica che gli ottenne una prestigiosa posizione a corte, permettendogli di raggiungere rapide promozioni e potere. Per questo motivo molti dei suoi critici hanno sovente messo in dubbio che Moltke possedesse la competenza e l’esperienza necessaria per assumere il ruolo di comandante dello Stato Maggiore Tedesco. Va però rammentato che anche Moltke senior a suo tempo aveva espresso dubbi sulla nomina di Schlieffen, ritenendo questo comandante un teorico astratto e un “generale da mappa” (cioè da tavolino) privo di reale esperienza. D’altra parte di Moltke si apprezzava la correttezza, l’onestà e l’intelligenza. In generale al momento della nomina le critiche furono superiori agli apprezzamenti: lo si riteneva troppo “pessimista” e troppo “filosofo”.

Per quanto riguarda il suo orientamento politico, le lettere testimoniano un forte nazionalismo, una posizione antisemita, un’assoluta lealtà alla monarchia e una prospettiva politico-militare bellicosa. Singolare la sua inclinazione per lo spiritualismo (favorita dalla moglie; lo stesso Moltke era amico di R. Steiner fondatore dell’antroposofia), che gli venne rimproverata sia all’epoca dell’incarico, sia, soprattutto, in seguito: si riteneva che lo spiritualismo fosse inconciliabile con lo spirito marziale necessario per assumere l’incarico.

Uno dei pilastri del “mito Schlieffen” è costituito dal supposto errore prodotto dalla sostituzione di questo generale con Moltke al comando dello Stato Maggiore Tedesco. Conviene pertanto esaminare i motivi che condussero alla sostituzione di Schlieffen. La prima volta che si iniziò a parlare di sostituire l’anziano generale fu nel 1903: sia Guglielmo II sia il cancelliere Bulow avevano pensato che in caso di guerra Schlieffen, che all’epoca aveva 72 anni, sarebbe stato troppo vecchio per condurre con efficienza le truppe. La prima Crisi Marocchina, nel 1905, portò ancora alla ribalta il problema, e lo stesso anziano generale ammise, sia pure con molta riluttanza, che era tempo per lui di ritirarsi. L’età, pertanto, sembra essere stato un elemento di valutazione importante. In seguito si parlò anche di complotti per sostituire Schlieffen con un altro candidato, complotti cui, si disse, avrebbe preso parte anche Moltke. Ora, è noto non solo che Schlieffen aveva un proprio candidato alla sua successione, ma anche che, al momento in cui Moltke raggiunse il grado necessario per poter eventualmente ottenere l’incarico, Schlieffen aveva manifestato una serie di pareri sfavorevoli verso di lui. Tuttavia, se non possono escludersi lotte di potere intestine, non esistono prove di un complotto di Moltke per estromettere il rivale e ottenere la carica. Vedremo anzi come Moltke avesse un atteggiamento ambivalente, all’inizio, verso la propria promozione. Più probabile che uno degli elementi decisivi fosse il fatto che Guglielmo aveva perso la fiducia in Schlieffen: questi aveva insistentemente chiesto, nel 1905, al momento della Crisi Marocchina, di condurre una guerra preventiva contro la Francia, sostenendo la posizione aggressiva del ministro degli Esteri Holstein. Prevalse però la posizione pacifista di Bulow, che coincideva con quella di Guglielmo, ed è facile che il Kaiser(il quale era più che  soddisfatto dalle dimissioni del ministro degli esteri francese Delcassé) valutando i primi esiti della crisi come una vittoria sentisse eccessiva la pressione del suo comandante di Stato Maggiore.

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